martedì 24 gennaio 2023
Consiglierei la lettura, consiglio la lettura di questo libro librone (Supervagamondo. Viaggi e paesaggi, luoghi e incontri, miti e snobismi di Stenio Solinas, Edizioni Settecolori 2022), esteso come un giardino alberato e tantissime presenze umane e aree geografiche. Un viaggio, nel tempo e nello spazio, dunque, nella memoria ma anche nella prospettiva. Pubblicato nel 2008, dalle ripetute edizioni, ora ripubblicato con larga introduzione e aggiornamenti l’opera di Stenio Solinas esplora il mondo in ogni luogo alla conoscenza del recente passato, del passato, ormai storico, e, dicevo, di ipotesi prospettiche. Gibilterra: non presenta gli aspetti che presentava decenni andati tra Spagna e Inghilterra. In altre circostanze, Cipro, Afghanistan, le situazioni sono drammatiche ma diversamente dal passato, specie l’Afghanistan. La Turchia: mantiene la problematicità che Solinas definisce: europea, arabo mussulmana, una identità peculiare non collocabile? Questa problematica connotazione della Turchia la riscontreremo in altri Paesi. E Hong Kong? Per Solinas è cinese ma cinese a modo proprio, anticipa il capitalismo della Cina comunista ed è pervasa di “vizi”, prostituzione, per dire, e dominio su gruppi di immigrati, filippini, sopra tutti, come del resto farà, fa la Cina comunista.
Sull’Afghanistan Solinas nota come vi sia una reale cultura osservante l’Islam ad esempio sui vestimenti femminili ma anche da parte maschile qualche fuga trasgressiva per vedere donne spogliate in raffigurazioni cinematografiche indiane. Apprezzabili le descrizioni naturalistiche di quelle zone. Da rilevare quanto Solinas dice sull’India, la crescita del ceto medio che in questi anni è aumentato, come è avanzata in campo tecnologico, ha popolazione giovane tendente alla cultura, in parte occidentalizzata linguisticamente, anglosassone, democratica, sostanzialmente, potrebbe addirittura sopravanzare la Cina. A chi si volgerà l’India? Lasciamo il presente e il possibile futuro. Solinas ama il passato, Malta, i Cavalieri di Malta, Cipro di un tempo, Venezia, la guerra con gli “infedeli” musulmani, episodi eroici, crudelissimi, Non che la contesa con l’Islam sia estinta, anzi.
Ma non ha quella tensione ideale del tempo che fu, o che apparve ideale, è del tutto prosaica, economico-demografica, anche se motivi religiosi non vengono del tutto meno. Ma il libro estesissimo è soprattutto culturale, scrittori, pittori. Solinas viaggia tra persone, quadri, collezioni, musei, manoscritti, scarseggia la musica. E di molti Salinas fa descrizione identificativa nel loro ambito, i russi, ampiamente, a iniziare da Aleksandr Puškin, dall’avo nero, del quale Puškin recava impronta, e una cospicua sequenza di scrittori, dai “classici” dell’Ottocento ai novecentisti, ma anche la Francia, l’Irlanda, l’Inghilterra ricevono attenzione storico-artistica. Talvolta è il singolo preso in conto: eccolo, un portalettere che scorgendo un sasso attraente ne fa raccolta e compone, erge mura, statue, monumentalizza originalmente con una vasta edificazione che diventa patrimonio della civiltà francese; si chiamava Ferdinand Cheval. Altro singolo, in Inghilterra, John Soane, collezionista, siamo al vertice, reperti greci, quadri italiani, gli egiziani, immersione, immedesimazione nell’arte.
Ma i singoli sono affiancati da momenti collettivi, vari artisti in amicizia, in contesa, Francia, Anni Trenta, Pierre Drieu La Rochelle, Louis Aragon, amici, ma si svincolano, nemici, nemicissimi, vi è il conflitto riguardante il surrealismo, André Breton, e la politica, Drieu non crede al futuro comunista dal proletariato, Aragon è di tutt’altra convinzione. A fianco Paul Morand, che fa parte a sé nel libro, con citazioni distruttive, da europeo nichilista. Questo spazio dedicato agli anni trenta ha una sua attualità: esiste una classe sociale alternativa all’aristocrazia di pochi che salvano la qualità? Di passaggio, nel testo, James Joyce, Ernest Hemingway (le pagine sulla guerra in Irlanda sono drammatiche). E giungiamo al perno dell’opera, gli intellettuali russi nel periodo stalinista.
Realistico quando sostiene Emil Cioran riferito da Solinas: la Russia è un Paese ambivalente, occidentale nella modalità di convertire l’Occidente alla salvezza vale a dire alla Santa Russia ortodossa. Vero. I grandi russi furono missionari della salvezza e reputarono l’Europa corrotta, massimamente gli Stati Uniti. Intendiamoci, il periodo comunista spostò la salvezza in termini mondani, accettando la modernità, oltrepassando l’epica contadina, ma di salvezza si trattava, comunque. E la certezza che il capitalismo sarebbe fallito. Il comunismo dello Stato imprenditore contro la perdizione occidentalista individualista. Se questa mentalità rende ardua l’intesa con l’Europa che ritiene di essere salva con la democrazia liberale individualista, razionalista, scientista, opportunamente Solinas, quando vaglia il conflitto odierno ucraino-russo afferma che a sua volta l’Europa ha sempre tentato di impedire alla Russia di farsi grande potenza, attaccandola perennemente e la guerra odierna continua questa deliberazione, nel momento in cui la Russia scavalcava la crisi dell’Unione Sovietica e stava ampliandosi, l’Ucraina è l’espediente per darle colpi, distoglierla da collaborazioni con l’Europa, eliminarla dal commercio mondiale. Giacché di recente la Russia giovava all’Europa, in particolare alla Germania e all’Italia.
Vi era un cambiamento all’interno dell’Europa-Russia. Che ne sortirà lo vivremo, ciascuno decida se convenga o è necessario continuare la guerra, e a qual fine e a vantaggio di chi. Se il vantaggio è un Occidente che domina se stesso, un Occidente sopra un Occidente, i vantaggi non sussistono. Al dunque, non basta inficiare la Russia se si inficia l’Europa! Questa sezione del testo, che dilato, è breve, sensata, opportuna. Scorre la rappresentazione che Solinas espone degli scrittori russi in epoca staliniana e anche leninista. Li conosciamo, e come non conoscerli! Anna Achmatova, “santa e peccatrice”, a detta sovietica, Aleksandr Blok, Vladimir Majakovskij, Serve Seenni, Osip Mandel'štam, Marina Cvetaeva, Ivan Bunin, Isaak Babel’, Il'ja Ėrenburg, Michail Bulgàkov, e potremmo smisurare ulteriormente, presso che tutti devastati dal regime, in condizioni difficoltosissime, paura, miseria, morte, qualcuno con abile essere e non essere nel potere, altri alla perdizione. Il terrore ispirò versi e prosa e narrazioni e romanzi, ma la vita immediata fu orrenda, e come riuscirono a sopravvivere e a scrivere insegna anche a noi che la libertà è preziosissima se non si spreca a ripetere che siamo liberi nulla di degno compiendo. Che fai della libertà? Bene ridare quell’epoca, si apprezza, dicevo, non soltanto la libertà, ma il “che facciamo della libertà”. E noi la stiamo sprecando, ci godiamo il dirci che siamo liberi. A parte i rischi che gravano perfino sulla nostra innocua libertà. Tra condizionamenti transgenici, genetici, robotici, di comunicazione infiltrata o dichiarata ossessivamente e intenzionata, natura snaturata.
Il volumone di Solinas proprio voluminoso, talvolta in zone larghe, talvolta in singoli personaggi, ribadisco, è un testo umanistico, pone l’essere umano creativo, in ogni caso, specifico, individuato, il soggetto creativo per eccellenza, l’artista, e dunque la validità dell’espressione, il risultato dell’espressione, l’ammirazione per chi ha compiuto alcunché di pregevole. E spregio dello spregevole. E’ l’aspetto essenziale del testo e di Solinas: ammira ciò che ritiene ammirevole, la generosità dell’ammirazione. Il fondamentale ritrovato per sopportare l’esistenza. Finché riusciamo ad amare ossia appassionarci ossia ammirare, l’amore è una manifestazione dell’ammirazione, l’ammirazione una manifestazione dell’amore, non degradiamo la vita, essendo avvinti a qualcosa, appunto, a ciò che ammiriamo. Pensare un greco che entra nella bottega di Prassitele. E chi vuole uscire, anzi vorrebbe sostare eternamente. Apelle si inchiodò di fronte alla bellezza di una donna, dominato, Alessandro Magno, che padroneggiava la fanciulla, Campaspe, la donò ad Apelle! Solinas ama quel che conosce, vede e scrive tanto, tanto perché ammira la fanciulla ossia l’arte, la bellezza, e vuole anche offrirla. Ah, dimenticavo tra tante e tante inevitabili trascuratezze data l’enormità del testo, almeno un ulteriore nome, Karen Blixen! E Winston Churchill?
Supervagamondo. Viaggi e paesaggi, luoghi e incontri, miti e snobismi di Stenio Solinas, Edizioni Settecolori 2022, 789 pagine, 30 euro
di Antonio Saccà