Un apologo contro la tecnologia “tecnotronico-disumana”

giovedì 29 dicembre 2022


Avatar 2 - La via dell’acqua, firmato, come il primo film del 2009, da James Cameron (Terminator, Titanic), è pellicola notevole, pur nella solita impostazione alla “tecnologico-terminator”, oggi purtroppo inevitabile, se si vuole fare cassetta in grande. Ma è senz’altro un apologo non banale su più temi: c’è anzitutto, come nel primo film, la metafora della lunga, sfortunata, tragica epopea dei pellerossa contro lo zio Sam, col marine Jake Sully ormai schierato senza riserve con gli ex nemici contro i suoi ex amici, ed anche felicemente “accasato” (una sorta di Balla coi lupi spaziale). Ma anche l’essenzialità della difesa dell’ambiente, specie marino, dall’inquinamento “globalizzato”, il rapporto uomo-animali, l’importanza basilare della famiglia nella vita dell’uomo e della società, il rapporto genitori-figli. E c’è anche l’importanza di costruire una relazione, tra uomini dell’Occidente superindustrializzato e uomini degli altri mondi, più sincera e costruttiva di quella – in realtà, spesso ipocrita e opportunista – che ha dominato, il più delle volte, dal 1700 in qua: dall’innamoramento degli illuministi per il “Buon selvaggio” a quello dei contestatori novecenteschi per il “libretto rosso” di Mao o, addirittura, il “libro verde” del colonello Gheddafi o altre elucubrazioni di altri dittatori.  

 Più in generale, è un film centrato contro lo strapotere della tecnologia di oggi, tanto “tecnotronica” quanto disumana. Sta a tutti noi, uomini d’un Duemila ormai inoltrato, rendercene conto e cercare di ricondurre la tecnologia su binari umani, e recuperare alcuni dei valori tradizionali – i più validi e profondi – di un tempo (non tutti, ovviamente: la società compie un suo cammino, e bisogna sempre saper distinguere tra il grano e il loglio). Se non vogliamo ritrovarci, come nel film, in un 2060 o giù di lì più spaventoso delle già nere previsioni di George Orwell (1984), Ray Bradbury (Fahreneit 451), Aldous Huxley (Il mondo nuovo), Anthony Burgess-Stanley Kubrick (Arancia meccanica): con le superpotenze – non solo lo zio Sam, come segnala il 68nne Cameron, intellettuale americano liberal che nel film, però, ignora qualsiasi accenno agli altri “lewiathani” – che ripeteranno, nello spazio, ciò che già hanno fatto in Africa, Asia, Oceania, America Latina, da più di tre secoli in qua.

Della “saga” di Cameron, prodotta dai 20th Century Studios-Disney (ex 20th Century Fox, ora l’impero Disney è entrato pienamente nella vecchia 20th Century, che, però, sinora ha mantenuto il mitico logo iniziale di ogni suo film), è già in programma un terzo episodio, che dovrà uscire a Natale del 2024; e, se tutto andrà secondo le previsioni, altri due sino al 2028. Programmato in quasi 600 sale di tutta l’Italia, Avatar 2 – informa il sito, specializzato in cinema, Coming Soon – ha incassato un totale di 17.325.193 euro alla data del 25 dicembre, con 4.331.297 euro nel solo weekend di Natale, da poco trascorso. Si appresta quindi a superare i 20 milioni di euro: dato che lo piazzerebbe al primo posto degli incassi del 2022 in Italia. Bravi, come l’altra volta, gli interpreti, tra cui spiccano Sam Worthington (Jake Sully), Zoe Saldana (la moglie Neytiri, una Pocahontas del 2000), la “veterana” della fantascienza Sigourney Weaver (la scienziata Kiri), Kate Winslet (Ronal) e la “figlia d’arte Oona Chaplin (Varang).


di Fabrizio Federici