Immigrazione vincente?

mercoledì 14 dicembre 2022


Un bambino, 10 anni, nato in Italia, genitori del Marocco, gli dono libri e strumenti giacché ha passione per lo studio, la conoscenza, mi invia sue immagini in maglietta rossa della bandiera e della squadra calcistica, con scritta in arabo ed italiano: Marocco. Lo conosco dalla nascita, Ihab El-Kabir somiglia a un siciliano, un lucano, e si è completamente integrato, come si dice. Allora, perché considerarlo? Perché stiamo vivendo sotto copertura il disastro europeo. In questo senso specifico, se le vicende andranno come derivazione del presente le prospettive sono: un enorme calo demografico, disorientamento di collocazione, bene e male, stabilivamo con la Russia e con la Cina vantaggi economici, ripeto, nel bene e nel male, ma esistevano e non sarà facile sostituirli, gli Stati Uniti, che ritengono di costituire l’alternativa tutrice, non ci garantiscono positività negli scambi ma esclusivamente militare, mentre appare temibilissima una situazione inabissante, l’acquisizione demografica dell’Europa da parte dell’Africa.

Popolazione giovane, volitiva, in crescita, espansiva, potenzialmente ricca di natura, se afferra orgoglio di sé, fine, abbiamo chiuso. Che intendo? Un ragazzino del tipo Ihab oscilla tra il farsi italiano ed il farsi marocchino. Se il paese antico, egiziano, algerino, tunisino, marocchino, nomino i paesi nordafricani, pervengono a risultati vittoriosi nei confronti degli europei e degli Stati Uniti, la perplessità se rendersi europeo (dico degli acculturati, specialmente) o porsi nella identità nazionale genitoriale, marocchino, tunisino, algerino, egiziano, si volgerà all’origine, e per noi sarà difficilissimo sostenerci, data la catastrofe delle nascite. Preciso, vi è un nazionalismo risentito, frustrato, da complesso di inferiorità, uomo del sottosuolo, ma può insorgere un nazionalismo orgoglioso, tendenzialmente dominativo qualitativamente. Questo nazionalismo ha una caratteristica distante dal nazionalismo dei succubi, è un nazionalismo di ragazzi che studiano, e colgono ormai che Europa e Stati Uniti non sono necessariamente e non sempre vincenti. E loro possono vincere. Anzi: vogliono vincere. Vogliono vincere. Esagero? Da un minuscolo fenomeno, la gara sportiva traggo una tendenza? Ma questa è la fenomenologia sociale.

Questi indicatori. Folle, migliaia di giovani stracolmi di gioia. Se questi giovani, molti, studiano, come il piccolo Ihab, si riterranno nazionalisti non al modo di risentiti ma di vincenti, avremo il tentativo di una classe dirigente nei nostri paesi di stranieri. Africani, soprattutto. Non ci è rimasta che l’Africa se tronchiamo con Russia e Cina. Non so, talvolta sembra di sognare incubi. Ci avviamo all’Eurafrica, del resto il Nordafrica fu avvinto all’Europa, pagana e cristiana. Già, non era mussulmano. Vedremo. Su tutto questo bisognerebbe mantenere maggiore, migliore consapevolezza. A quanto pare ci spetterà decidere tra l’Europa transgenica e l’Eurafrica, forse avvinte. Di Europa umanistica svaniscono le impronte.


di Antonio Saccà