I cento anni di Francesco Rosi

lunedì 14 novembre 2022


Il maestro del cinema verità nasce il 15 novembre 1922. Francesco Rosi avrebbe compiuto cento anni domani. Il regista nasce nel quartiere napoletano di Montecalvario il calabrese Sebastiano Rosi e la casalinga partenopea Amalia Carola. “Io sostengo, ed è il metodo che ho usato nei miei film – diceva – che bisogna creare una certa distanza dagli avvenimenti per poterli leggere meglio e anche per poter accogliere quante più nozioni possibili per avvicinarsi alla verità. E per questo il film richiede tempo”. Rosi cresce nel quartiere della borghesia colta, in riviera di Chiaia, sulla spiaggia di Posillipo conosce l’amico più caro, Raffaele La Capria, va a scuola al liceo Umberto Primo dove ha per compagni Giorgio Napolitano, Antonio Ghirelli, Francesco Compagna, Achille Millo, Giuseppe Patroni Griffi, Maurizio Barendson e Rosellina Balbi.

Iscritto alla Facoltà di giurisprudenza, Rosi mantiene forte il legame con tutti loro: frequentano il Circolo degli Illusi in via Crispi dove mettono in scena atti unici di Patroni Griffi, di Ghirelli e dello stesso Napolitano, vanno a teatro al Mercadante, pubblicano sui giornali locali. Dopo la chiamata alle armi e un periodo di latitanza allo scoccare dell’armistizio tra italiani e alleati, Rosi sale a Milano a guerra appena finita, chiamato da Ghirelli nella redazione di Milano sera, ma nel 1946 è a Roma per seguire Orazio Costa al Teatro Quirino. Subito dopo fa le sue prime prove in teatro e al cinema, chiamato da Ettore Giannini.

La sua gavetta a Cinecittà è esemplare: aiuto regista con il suo mentore Luchino Visconti che nel 1947 lo chiama sul set de La terra trema. In seguito, Rosi lavora con Michelangelo Antonioni, Mario Monicelli, Luciano Emmer, Goffredo Alessandrini, ma è ancora Visconti ad affiancarlo a Suso Cecchi d’Amico per la sceneggiatura di Bellissima (1951) per poi chiamarlo insieme a Franco Zeffirelli come aiuto-regista in Senso (1953). I tempi sono maturi per passare alla regia ed è proprio Visconti a incoraggiarlo per il fortunato esordio con La sfida che nel 1958 finisce in concorso alla Mostra di Venezia. Dopo una breve parentesi all’estero: I magliari con Alberto Sordi. Nel 1960 dà vita al film d’inchiesta.

È l’anno di Salvatore Giuliano, premiato con l’Orso d’oro a Berlino. “Cercare con un film la verità – dice Rosi, ed è già un manifesto del suo stile – non significa voler scoprire gli autori di un crimine, ciò spetta ai giudici e poliziotti, i quali lo fanno a volte a prezzo della vita e a loro va il nostro pensiero riconoscente. Cercare con un film la verità significa collegare origini e cause degli avvenimenti narrati con gli effetti che ne sono conseguenza”.

La lista dei successi che seguono si caratterizza per il sodalizio con Gian Maria Volonté. Sono quattro i film girati insieme, a partire dal censurato film sulla Prima guerra mondiale: Uomini contro, tratto dal romanzo Un anno sull’Altipiano di Emilio Lussu. Rosi mostra una particolare l’attenzione per i misteri italiani:

Le mani sulla città, Leone d’oro a Venezia, Il caso Mattei, Lucky Luciano, Cadaveri eccellenti. Naturalmente è sublime il suo cinema di derivazione letteraria. Porta sullo schermo i capolavori letterari firmati Leonardo Sciascia, Carlo e Primo Levi, Gabriel García Márquez. Rosi sposa Giancarla Mandelli nel 1964. La donna scompare tragicamente nel 2010, cinque anni prima del marito. La figlia Carolina, attrice e regista, firma un appassionato ritratto del padre: Citizen Rosi. Il regista riassume in sé alcuni dei tratti salienti della cultura del Novecento. È un modello di rigore morale e impegno civile.


di Eugenio De Bartolis