I cattolici agenti segreti di Dio

martedì 8 novembre 2022


La fine della Cristianità e il ritorno del paganesimo è un testo firmato da Chantal Delsol, Edizioni Cantagalli. Chantal Delsol filosofa, membro dell’Académie des sciences morales et politiques, è autrice di numerosi libri e articoli incentrati sull’identità europea nell’era del secolarismo e del relativismo e sull’origine della crisi politica e religiosa che l’Occidente sta attraversando. Nel suo ultimo libro: La fine della cristianità e il ritorno del paganesimo sostiene la tesi che il vuoto lasciato dalla cristianità sia stato riempito da altre religioni naturali che possiamo chiamare “paganesimi” o “cosmoteismi”. Si tratta in ogni caso di adorazioni della natura sotto tutte le loro forme, a partire dall’ecologia che lentamente si trasforma in religione. Tutto ciò, spiega, è stato possibile con il processo di modernizzazione – vale a dire la transizione dalla Città sacra alla Città secolare. È imperativo partire dalla constatazione che la civiltà europea si è retta per secoli e continua a reggersi su due tradizioni: quella greco-romana e quella giudaico-cristiana. Ed è questa ultima influenza, questo potere, ad essere scomparso oggi.

Al contrario, stiamo assistendo alla rivincita del paganesimo. La rivincita di Atene su Gerusalemme iniziò con il Rinascimento, il quale – come indica l’etimo della parola – altro non fu che la rinascita della cultura greco-romana. Questa – rimasta, per quasi mille anni, come ibernata – a partire dal XIV secolo riemerse, simile a un fiume carsico, e proclamò i diritti e i valori dell’homo naturalis e del saeculum. Sulla scena riapparve una figura di cui si era perso persino il ricordo: l’intellettuale laico, accompagnato da quella che Kant riteneva essere l’istituzione fondamentale della civiltà moderna: “l’uso pubblico della Ragione”, già sperimentato nell’Atene dei sofisti. Il Rinascimento fu una rivincita del paganesimo sul cristianesimo e ciò fu prontamente percepito da Lutero e Calvino. Ed esso fu, altrettanto prontamente, stigmatizzato come una cultura che, centrata come era sul recupero della tradizione greco-romana, corrodeva le basi spirituali della Cristianità e spalancava le porte all’empietà.

La Riforma fu una reazione contro il processo di secolarizzazione. Essa cercò di estirpare le due malefiche potenze – la Ragione e Mammona – che stavano allontanando l’Europa dalla Fede. Esattamente il contrario, quindi, di quanto sostenuto da Max Weber nel suo più famoso libro L’etica protestante e lo spirito del capitalismo. Tant’è che Kierkegaard non avrebbe avuto esitazione alcuna ad affermare che “la filosofia moderna non era né più né meno che paganesimo”. In effetti, pagana è l’idea della “pluralità delle lingue di Dio”; pagana è l’idea della piena sovranità della Ragione; e pagana è l’idea che non vi sia altro mondo che quello presente. E la diffusione, silenziosa quanto spontanea, di queste idee ha prodotto una rivoluzione culturale di tali dimensioni e di tale profondità da far emergere un novum molto appariscente: la sopravvenuta condizione di minoranza da parte dei cristiani, minoranza numerica di fronte a una gran massa di indifferenti e di agnostici rispetto alla Fede.

È accaduto così che, in buona parte dei Paesi dell’Europa occidentale, l’attività legislativa si è completamente emancipata dall’etica giudaico-cristiano: è diventata pienamente autonoma persino sui temi sui quali la Chiesa ha sempre rivendicato una privativa morale: la famiglia, il matrimonio, il testamento biologico, la fecondazione assistita, l’aborto. Allora l’autrice ci pone la domanda finale: può essere salvata la civiltà cristiana dalla sua lenta agonia? La conclusione è che una civiltà non si salva con la forza e con la violenza ma con una evangelizzazione basata sull’esempio e la testimonianza, come fecero i monaci di Tibhirine testimoniando con il sacrificio della vita, fino alla fine con spirito di fratellanza. Non ci resta che constatare che la fondazione e la durata del cristianesimo non può e non deve essere il nostro scopo. Cristo stesso non lo ha cercato, né Paolo in seguito. Possiamo solo spargere semi che sappiano convertire i cuori, consapevoli del fatto che è il nostro cuore che, per primo, deve essere convertito.

Chantal Delsol conclude il suo libro con una esortazione: “Probabilmente sarebbe meglio se rimanessimo solamente dei testimoni silenziosi e, in fondo, degli agenti segreti di Dio. Poiché, nonostante l’inversione normativa e quella filosofica, secondo i palinsesti di cui ho parlato sopra, il cristianesimo è ancora, a suo modo, lo spirito dei luoghi. Rinunciare alla cristianità non è un sacrificio doloroso. L’esperienza dei nostri padri ci offre una certezza: il nostro compito non è di produrre società dove il Vangelo governa gli Stati”, ma, per usare le parole di Saint-Exupéry, di “camminare adagio adagio verso una fontana”.

La fine della Cristianità e il ritorno del paganesimo di Chantal Delsol, Edizioni Cantagalli, 128 pagine, 17 euro

(*) Tratto dal Centro studi Rosario Livatino


di Daniele Onori (*)