Visioni. “Vatican Girl”, il doloroso mistero di Emanuela Orlandi

venerdì 4 novembre 2022


Nelle vie di Roma sono riapparsi i manifesti con il volto sorridente di Emanuela Orlandi. Un regista inglese racconta il doloroso mistero della quindicenne scomparsa. Mark Lewis firma la docu-serie Vatican Girl, in programmazione su Netflix, dal 20 ottobre. Il progetto televisivo, in quattro puntate di quasi un’ora ciascuna, prodotto da Chiara Messineo per Raw, ripercorre le vicende della ragazza con la fascia tra i capelli e gli occhi luminosi. La storia della quindicenne sparita nella Capitale il 22 giugno 1983 è diventato un caso che appassiona, da quasi quarant’anni, gli italiani. Documenti, depistaggi, telefonate, colpi scena e personaggi inquietanti che non hanno luogo in un fatto nebuloso. Nell’appassionata ricostruzione costellata da testimonianze, immagini d’archivio e inchiesta giornalistica, la serie documentaria mette in scena l’angoscia di una famiglia semplice al cospetto di un intrigo internazionale. Un gioco di potere che ruota intorno al Vaticano, dove la famiglia Orlandi vive al servizio di sette pontefici. Davanti allo spettatore scorrono le sequenze che raccontano la storia di una ragazzina che ama le canzoni di Claudio Baglioni.

La stanza di Emanuela appare ancora intatta. Ferma all’estate del 1983. Le bambole sugli scaffali, il letto in ordine. Il fratello Pietro, la madre e le sorelle di Emanuela, insieme al giornalista Andrea Purgatori ripercorrono, minuto per minuto, giorno per giorno, anno per anno, i possibili snodi di un sorprendente racconto. Provano una restituzione logica a un’intollerabile vicenda drammatica. La storia viene raccontata a partire da quei dati. La giovane, cittadina vaticana, esce di casa per recarsi alla sua scuola di musica. Il televisore trasmette le immagini di Papa Giovanni Paolo II appena atterrato in Polonia. Dopodiché, Emanuela scompare. Non sarà mai più ritrovata.

Innumerevoli le piste da seguire: da quella che porta al Kgb, con il presunto coinvolgimento di Mehmet Ali Agca, l’attentatore di Papa Wojtyla, a quella della Banda della Magliana, fino al diretto coinvolgimento o indiretto di alti prelati che vivono tra le mura del Vaticano. I meriti di ragazza vaticana sono oggettivi. Anche se, nel corso delle quattro puntate, si avverte un senso di inevitabile e angosciosa impotenza. Mark Lewis, vincitore di un Emmy per la docu-serie Don’t f**k with cats: hunting an Internet killer, riesce a coinvolgere, riflettendo, in maniera appassionata, su un enigma irrisolto, senza l’ausilio del classico narratore esterno. I materiali d’archivio, trasmettendo una sensazione di suspense disperata, si integrano perfettamente con le testimonianze dirette. Le interviste che destano clamore sono senz’altro quelle rilasciate dalla sedicente migliore amica della stessa Emanuela, dal giornalista investigativo Emiliano Fittipaldi, dal mitomane Marco Accetti e da Sabrina Minardi, l’amante del boss Renatino De Pedis. Le loro inconfessabili verità lasciano sgomenti. 


di Andrea Di Falco