Festa di Roma, apprezzato il dramma familiare di Rodrigo García

martedì 18 ottobre 2022


“Raymond & Ray” di Rodrigo García

Un funerale che assurge a thriller ad alta tensione, spari e tanta ironia. La firma è del regista e sceneggiatore colombiano Rodrigo García, autore di Raymond & Ray in concorso alla Festa del cinema di Roma e dal 21 ottobre su Apple tv. Il defunto era un fascinoso, odioso e ingombrante padre di due fratellastri: Ewan McGregor, che dà il volto a Raymond ed Ethan Hawke, che veste i panni di Ray. Nel nome praticamente identico dei due si legge chiaramente la perfidia paterna. Rodrigo García, figlio dello scrittore premio Nobel Gabriel García Márquez, ritrae Raymond come un tipo tranquillo e ordinario, vittima un tempo di molte violenze da parte del padre. Mentre Ray è un ex trombettista jazz, amato dalle donne, con un passato di droga ed alcool. Il padre dà precise disposizioni rispetto al proprio funerale: desidera essere seppellito nudo, in una fossa scavata dai figli.

Raymond & Ray, a metà strada tra il dramma familiare e la commedia, è un buon film prodotto dal regista Premio Oscar Alfonso Cuarón. García ha “immaginato due fratelli al funerale, anzi fratellastri perché nati da madri diverse, e che la loro esperienza fosse per certi versi la stessa, per altri differente. Ho pensato poi, e non so perché, di imporre a quei due lo stesso nome e un’ultima volontà del defunto: quella di farsi scavare la fossa proprio da loro. Raymond e Ray sono rimasti in qualche modo bloccati nel passato. Lo siamo un po’ tutti, in una certa misura. Quel funerale non cambia le cose, nessuno cambia in un giorno, di certo non gli adulti, ma apre loro una porta, un’opportunità per costruire un cambiamento”.

“Django” di Francesca Comencini, David Evans e Enrico Maria Artale

Alla Festa di Roma arriva Django. Sono stati mostrati, in anteprima, i primi due convincenti episodi della serie che andrà in onda su Sky nel 2023. La regia è opera di Francesca Comencini, David Evans e Enrico Maria Artale. Il racconto audiovisivo prodotto da Cattleya è stato girato in sei mesi di riprese in Romania, per la maggior parte all’interno del cratere di un vulcano inattivo, dove è stata costruita New Babylon. Django è ovviamente è ispirato al classico degli spaghetti western del 1966 di Sergio Corbucci, interpretato da Franco Nero. Nel 2012 Quentin Tarantino ne ha girato una splendida rilettura (forse il suo miglior film), interpretata da Jamie Foxx, Christoph Waltz, Leonardo DiCaprio, Kerry Washington e Samuel L. Jackson. Nel progetto Sky, Django ha il volto dell’attore belga Matthias Schoenaerts. Naturalmente, Franco Nero, così come nel film tarantiniano, farà un cammeo anche nella serie tivù. “Il nostro – dice Francesca Comencini – è un antieroe refrattario al potere, in lotta contro demoni che albergano sia dentro che fuori da sé”. Texas, fine 1800. Django (Schoenaerts) è un cowboy solitario alla ricerca della figlia Sarah (Lisa Vicari), sopravvissuta nel massacro della sua famiglia. A interpretare il personaggio dell’antagonista ecco il personaggio di Noomi Rapace, Elizabeth Thurman, un’eroina malvagia che ha fatto della distruzione di New Babylon il proprio obiettivo di vita.

“Abbiamo girato in inglese – sottolinea Comencini – con un cast di tante nazionalità, una vera Torre di Babele. Eravamo a 5 ore di macchina da Bucarest, lontani da tutto. Tosto ma molto divertente. A volte mi trovavo a chiedermi: davvero me lo stanno facendo fare? Il nostro tentativo è stato quello di raccontare i conflitti e le contraddizioni del nostro tempo attraverso un genere che io adoro, un sogno cinematografico smisurato. Nel western senti una sensazione costante di pericolo, di crisi imminente. Molto attuale. Film come Il mucchio selvaggio di Sam Peckinpah, I compari di Robert Altman e i vari spaghetti western hanno contribuito alla mia formazione, anche politica. Usiamo il western, ovvero il genere che più di ogni altro ha fissato i codici della mascolinità per raccontare la crisi di Django, un uomo che ha perso le certezze, cerca una seconda possibilità a partire dai suoi legami familiari”.


di Andrea Di Falco