Gli 80 anni di Gabriele Lavia

martedì 11 ottobre 2022


Gabriele Lavia ieri ha compiuto 80 anni. L’attore e regista milanese è uno degli ultimi mattatori della scena italiana. Ha festeggiato lo speciale compleanno in compagnia della moglie, l’attrice Federica Di Martino (con cui è sposato dal 2015) e i tre figli, Lorenzo (nato dal primo matrimonio, con l’attrice Annarita Bartolomei), e Maria Fragolina e Lucia (nate dal secondo matrimonio, con l’attrice Monica Guerritore). È stata “una semplice festa in famiglia”, anche perché Lavia è instancabile. Attualmente è impegnato nelle prove del Berretto a sonagli di Luigi Pirandello, che debutterà al Teatro Quirino di Roma l’8 novembre, dove resterà in cartellone fino al 20. La data ufficiale è l’11 ottobre 1942, ma la vera nascita di Lavia avviene il giorno prima. “Mio padre – racconta l’attore – non era riuscito ad andare in tempo all’anagrafe”.

Dotato di uno straordinario talento vocale, Gabriele Lavia si impone come interprete di personaggi classici (Edgardo nel Re Lear, 1973, con la regia di Giorgio Strehler, e nell’Amleto, 1978; I masnadieri, 1982; Il principe di Homburg, 1982; Don Carlos, 1983). Dal 1975 si impegna anche in un’intensa attività di regista.

Sono numerosi gli spettacoli di Lavia, caratterizzati da un forte senso del grottesco e della deformazione. Tra i titoli più importanti vanno menzionati: Otello di William Shakespeare (1975), Il nipote di Rameau di Denis Diderot (1977), Il divorzio di Vittorio Alfieri (1980), Il padre (1980) e Il pellicano (1981) di August Strindberg, Riccardo III (1989) di Shakespeare, L’uomo, la bestia e la virtù (1992) e Il giuoco delle parti di Pirandello (1996), Dopo la prova di Ingmar Bergman (2000), La storia immortale dello stesso Lavia (2002), Chi ha paura di Virginia Woolf? di Edward Albee (2005), Misura per misura di Shakespeare (2007), I masnadieri di Friedrich Schiller (2011), Attila di Giuseppe Verdi (2012), Cavalleria rusticana di Pietro Mascagni (2018). Lo scorso anno firma Le favole di Oscar Wilde.

Lavia, attraverso un registro cupo, ha indagato con grande attenzione l’animo dell’uomo contemporaneo, cogliendone l’inquietudine di pensiero.

Ha lavorato anche nel cinema come attore (Il sospetto di Francesco Maselli, 1975; Profondo rosso di Dario Argento, 1975; La leggenda del pianista sull’oceano, nel 1998, e Baarìa, nel 2009, di Giuseppe Tornatore; Non ho sonno di Argento, 2001; Ricordati di me di Gabriele Muccino, 2003) e come regista (Il principe di Homburg, 1983; La lupa, 1996).

Scrive Lavia nelle note di regia del Berretto a sonagli, la sua ultima messa in scena: “Esistere. Ma esistere vuol dire “mettere in gioco” sé stesso. E allora la “corda civile” e la “corda seria” non servono più̀. È la “corda pazza” che scatta. E scatta per tutti. Non si può̀ difendere il proprio “io” dagli attacchi del mondo. Non è possibile uscire dal mondo, uscire da noi stessi. Se lo facciamo siamo morti viventi”.


di Guglielmo Eckert