Considerazioni inattualissime

giovedì 6 ottobre 2022


Assolutamente, scrivere di cultura, oggi, è inattualissimo, maggiormente se si considerano argomenti astratti, concettuali. Poniamo la faccenda. Nel 1997 pubblicai per Newton & Compton un Dizionario di Sociologia, edizione tascabile, cento pagine, molto, molto diffuso. Definire è distinguere. Per chiarire: ceto, classe, categoria, gruppo, associazione, in che si caratterizzano scindendosi? Se scrivo “medico”, appartiene a una classe, a un ceto, a una categoria o che altro? Ma questo è il polverio della questione. C’è ben di più. Se scrivo: “La borghesia fu ed è la classe più liberale, energica, potente che la storia ha suscitato!”; “Il Cattolicesimo è la religione più degna di essere condivisa”; faccio storia, filosofia o sociologia? Non solo. Ma se uso il termine “borghesia”, il termine “religione” impiego termini senza riferimento precisabile?

Esiste la borghesia o distintissime classi riferibili a una fantomatica tipologia generale, la borghesia? Esistono infinite religioni cattoliche pure se comodamente dico: religione cattolica? Anzi: che significa religione? È una antichissima indagine, a partire dai sofisti greci, ma gli indiani precorsero tali dilemmi. Limitandoci all’Occidente, i sofisti negarono le generalizzazioni. Esiste quell’albero in quel momento con quei rami quel colore quelle foglie e via. Il termine “albero” è una parola senza realtà. Si pervenne a estremizzazioni, a non poter associare l’aggettivo al sostantivo, a eliminare ogni relazione tra parola e cosa. A non poter concettualizzare. Tematiche ripresissime nel XIII e XX secolo.

Nel Dizionario non mi occupavo che secondariamente di queste faccende, eminentemente filosofiche. Però invasive. Possiamo o no concettualizzare e distinguere? Possiamo anche reputare incerta la corrispondenza alla realtà della parola e considerare la parola nella sfera esclusiva della parola. Ma, terra terra, se scrivo: la borghesia è la migliore classe della Storia e ne pongo le ragioni, sono filosofo, sociologo, storico? Sono filosofo! E perché? Perché ho manifestato un giudizio di valore. Ma lo baso sui fatti! Ma sei tu che dai valore a quei fatti, quindi valuti, e se valuti sei filosofo. E se invece volessi mantenermi sociologo? Limitati a esporre i fatti e descrivi, senza valutare, quel che ha fatto la borghesia. E se volessi rendermi storico? Scrivi i fatti di un preciso momento senza generalizzare, non la borghesia ma quella borghesia in un certo periodo, luogo eccetera.

Quindi io posso farmi filosofo valutando, sociologo generalizzando descrittivamente, storico precisando la descrizione in luogo e tempo. Esattamente. E per distinguere i termini, per esempio, che differenza esiste se dico classe e non categoria? La classe è riferita al possesso o meno degli strumenti di produzione, e alla condizione economica, la categoria a quali specifici strumenti o attività compi in una classe. La classe operaia possiede la forza lavoro e lavora agli strumenti di produzione altrui in varie attività, vi sono meccanici, muratori che si precisano a seconda degli strumenti che usano.

Vi sono anche categorie secondo le professioni. E se ti chiedessi e te lo chiedo che differenza poni tra folla e società che mi dici? La folla è momentanea, la società più stabile. Mi interessa. Suggeriscimi qualcosa in proposto. Tutti i dizionari che spiegano i termini. Ma soprattutto libri di Wilhelm Windelband (1848.1915) e Max Weber (1864-1920). Chi? Windelband e Max Weber! Ho capito, non ripetere.! No, anche Wilhelm Dilthey (1833-1911) ed Heinrich Rickert (1863-1936). Chi?


(*) Nella foto è ritratto il filosofo tedesco Wilhelm Windelband  


di Antonio Saccà