Sloppy Joe: il “tesoro” di Ernest Hemingway

giovedì 22 settembre 2022


Sloppy Joe è un’autentica miniera per storici, letterati e lettori appassionati di Ernest Hemingway. Lo scrittore americano dietro consiglio di John Dos Passos, si innamora dell’isola della Florida nel 1928 e scrive lì alcuni dei suoi libri più famosi. Sloppy Joe, il bar del posto, a Key West, è per anni una delle mete preferite di Hemingway. Al punto che dopo il fallimento del secondo matrimonio con Pauline Pfeiffer nel 1939, diventa l’involontario custode di carte e ricordi rimasti chiusi in casse per decenni. Un vero e proprio tesoro cultori del verbo hemingwayiano. L’archivio include quattro racconti inediti, bozze di manoscritti, centinaia di foto, lettere e altri effetti personali che, secondo gli esperti, contribuiranno a riscrivere la biografia del loro ex proprietario in un momento di rinnovato interesse, tra documentari (Ken Burns), film (Di là dal fiume e sugli alberi girato a Venezia con Liev Schreiber) e forse una miniserie diretta da Robert Zemeckis.

In uno dei racconti riscoperti, Hemingway trasforma l’amico e rivale degli anni di Parigi, Francis Scott Fitzgerald, in un pugile (Kid Fitz) del calibro di altri “grandi” della boxe (Battling Milton, K.O. Keats, Spike Shelley e Wild Cat Wordsworth), che lascia il ring alla fine delle tre paginette, sfigurato ma vittorioso. C’è la traccia di un romanzo mai scritto, A New Slain Knight che segue il protagonista evaso di prigione in una rapina e successivi tradimenti a sfondo noir, ma anche l’uniforme del diciottenne volontario della Croce Rossa conservata nella scatola di un abito da sposa e una foto che raffigura Hemingway pochi giorni prima di venire ferito sul Piave.

Tre pagine di meditazioni sulla morte risalgono al 1926, due anni prima che il padre si togliesse la vita e 35 anni prima del suicidio: “Quando sono depresso penso alla morte e ai vari modi di morire, penso che se non puoi morire nel sonno il mondo migliore è buttandosi da un transatlantico di notte”. Secondo Carl Eby, il presidente della Ernest Hemingway Foundation and Society, “c’è abbastanza materiale per dar lavoro a studiosi e critici per anni”. Si sapeva dell’esistenza dell’archivio, ma i contenuti, così come l’ubicazione, erano rimasti finora un mistero. Dopo la morte di Hemingway, la quarta moglie Mary Welsh era entrata nel magazzino di Sloppy Joe per recuperare del materiale solo quello che le interessava. Il resto era andato una coppia di amici, Betty e Toby Bruce, quest’ultimo vicinissimo allo scrittore di cui era stato anche braccio destro, meccanico e autista.

Carte e cimeli erano rimasti chiusi per decenni in scatole di cartone sopravvivendo a uragani e alluvioni, fino a quando il figlio dei Bruce, Dink, aveva cominciato a inventariarli con l’aiuto di uno storico locale. Nel 2017 Dink aveva scoperto tra ritagli di giornali, biglietti per le corride, assegni e lettere ad amici, un taccuino marrone con il primo racconto di Hemingway su un viaggio immaginario in Irlanda scritto quando l’autore aveva appena dieci anni. Era stata la molla per dare una casa all’archivio.


di Guglielmo Eckert