martedì 20 settembre 2022
In un suo saggio, Giuseppe Pontiggia una volta scrisse che vi sono stati filosofi che, oltre ad avere sviluppato in opere geniali questa disciplina, hanno dimostrato di essere anche dei grandi scrittori ed affabulatori. È questo il caso di Pierre Hadot, uno dei massimi studiosi del mondo greco romano, autore del libro intitolato Esercizi spirituali e filosofia antica, edito dalla Einaudi nella Collana Piccola Biblioteca, che incanta e affascina il lettore per la visione e la interpretazione che propone della filosofia antica e del ruolo che vi avevano gli esercizi spirituali. A proposito della definizione degli esercizi spirituali, Hadot osserva che la filosofia nel mondo antico era intesa come un metodo per trasformare l’uomo e la sua maniera di vedere il mondo e di stare in esso. Per Hadot la filosofia non deve essere intesa come una disciplina divisa in tre parti, ma come un metodo cognitivo che consiste nel vivere la logica, la fisica e l’etica, in virtù del quale è possibile praticare un cambiamento radicale dell’essere umano.
Storicamente per Hadot lo sviluppo del pensiero greco avviene con la nascita dell’Ellenismo che coincide con le conquiste di Alessandro il macedone, in seguito alle quali la civiltà greca si diffonde nel mondo barbarico, dall’Egitto alle frontiere dell’India, ed entra in contatto con i popoli più diversi. L’autore di questo magistrale libro, ricordando che questa tesi è oggetto di molte discussioni tra gli studiosi, nota come il pensiero greco antico, con i suoi diversi generi letterari, debba essere considerato la fonte di ispirazione di molte opere della letteratura latina, la quale consiste in perifrasi ed imitazioni di testi greci. A partire dal III secolo A.C, ad Atene sorgono le scuole filosofiche fondate dai grandi pensatori, l’accademia di Platone, il liceo di Aristotele, quella di Teofrasto, quella di Epicuro e quelle di Zenone e Crisippo. Il filosofo nel mondo antico è una figura umana inclassificabile, poiché i filosofi con il loro comportamento mettono in discussione e ripudiano i costumi e le convenzioni sociali osservate dai comuni mortali.
Tutte queste scuole, al di là delle differenze di pensiero che pure vi erano, e che sono con sapienza ed erudizione mostrate da Hadot, tendono nel mondo antico a favorire la pratica degli esercizi spirituali destinati ad assicurare il progresso spirituale verso lo stato ideale della saggezza. Grazie alla saggezza, sato ideale raggiunto in virtù degli esercizi spirituali, si ha il passaggio dalla individualità alla universalità oggettiva, che consente una visione lucida del mondo in base al principio della ragione suprema. Nelle scuole antiche gli esercizi spirituali consistevano in primo luogo in una diatriba intorno ad alcune tesi concettuali trattate dialetticamente oppure retoricamente. Al genere letterario della diatriba appartengono, per la loro composizione letteraria e filosofica, le opere di Cicerone, di Seneca, di Plutarco, di Plotino. Gli studiosi hanno rilevato la presenza di ripetizioni, contraddizioni e incoerenze nelle opere dei grandi pensatori del passato. Questo aspetto si spiega con la circostanza essenziale che nelle scuole filosofiche del mondo greco antico vi era un legame evidente tra il testo scritto e la parola orale. Molti filosofi come Socrate, incarnazione della aspirazione umana verso la sapienza e la saggezza supreme, non hanno voluto scrivere, tanto è vero che conosciamo il suo pensiero grazie ai dialoghi sublimi di cui è stato autore Platone.
A questo punto nel libro la filosofia socratica basata sul dialogo viene vista con una lucida intuizione come una espressine geniale della ironia, che consente a Socrate, mentre discorre con i suoi interlocutori, di assumere la maschera e di sdoppiarsi, fingendo di non sapere e sapendo bene quale conclusione potesse avere il confronto dialettico con l’interlocutore del momento nella città di Atene. Nella loro essenza filosofica gli esercizi spirituali si basavano sulla meditazione e memorizzazione, ed il controllo di sé. Nelle scuole filosofiche la filosofia non consisteva nella trasmissione di una teoria astratta, ma in un’arte di vivere, in un atteggiamento concreto che deve plasmare uno stile di vita che sia fondato sulla saggezza che discende dalla ragione universale.
L’atto filosofico nel mondo antico non si situa nell’ordine della conoscenza, per Hadot, ma nell’ordine del sé, in virtù del quale si ha un progresso spirituale che rende migliore la persona umana. Per tutte le scuole filosofiche del mondo antico la principale causa delle sofferenze è costituita dalle passioni, intese come desideri disordinati e timori esagerati. Per un pensatore come Georges Friedmann la filosofia è la terapia che aiuta l’uomo a liberarsi dalle passioni insane ed aberranti. In particolare, per gli stoici la principale causa della infelicità umana è dovuta alla ricerca di beni, che rischiamo di non possedere e di perdere, e di evitare mali, che non dipendono dalla libertà umana ma dalla natura universale. La filosofia deve educare l’uomo a ricercare il bene che può ottenere, grazie alla sua libertà morale, e ad evitare, nei casi in cui sia possibile, il male morale contrario alla virtù ed alla saggezza.
Filone di Alessandria è un pensatore antico che ha in modo didascalico riassunto gli esercizi spirituali: la ricerca, l’esame approfondito, la lettura, l’ascolto, l’attenzione, il dominio di sé, l’indifferenza alle cose indifferenti che non dipendono dalla libera scelta dell’uomo. In particolare, grazie alla meditazione è possibile rappresentarci in anticipo le difficoltà che possiamo incontrare nella nostra vita: la povertà, la sofferenza, la delusione, la morte, il dolore inconsolabile per la perdita della persona amata. Nel libro Hadot in più punti della sua affascinante esposizione, che emoziona per la sua chiarezza il lettore, delinea una sottile distinzione tra la filosofia, intesa come la ricerca della sapienza, e il discorso filosofico, che pertiene alla storia della filosofia, in cui questa disciplina è basata su un sistema teorico classificato in modo scientifico. Questo per dire che fino al medioevo, quando la filosofia viene distinta con la nascita della scolastica dalla teologia, in realtà la filosofia era intesa come un modo di vivere per trasformare la visione del mondo e la personalità di ogni individuo. Belle ed indimenticabili sono le pagine dedicate al neoplatonismo e alla interpretazione dell’opera di Plotino.
Per Plotino, onde comprendere la natura immortale dell’anima, che è immateriale, è fondamentale conseguire ed ottenere la purificazione dell’anima con il distacco dal corpo, la conoscenza ed il superamento del mondo sensibile, infine la conversione interiore verso l’intelletto supremo costituito dall’Uno. Gli esercizi spirituali sono centrali nell’opera di Plotino. Tutte le scuole, dove erano praticati gli esercizi spirituali, credevano nella libertà della volontà umana, grazie a cui l’uomo ha la possibilità di modificare se stesso e di migliorare realizzando le sue vocazioni e i suoi talenti. Paul Rabbow mostra in un suo studio come gli esercizi spirituali di Ignazio di Loyola affondino le loro radici negli esercizi spirituali diffusi e seguiti nelle scuole filosofiche del mondo antico.
Questo conferma che il cristianesimo ha assorbito dalla filosofia antica la pratica degli esercizi spirituali, basati sull’attenzione a sé, sulla vigilanza, sul controllo della collera, sullo sforzo di eliminare il dominio delle passioni dall’animo umano. Per un grande pensatore come Origine, in virtù degli esercizi spirituali l’anima deve sottoporre al suo esame critico i suoi sentimenti e le sue azioni. Bello e da leggere il capitolo dedicato al libro I Pensieri, il cui autore è l’imperatore Romano Marco Aurelio. Un libro che gronda erudizione da ogni pagina. Imperdibile.
di Giuseppe Talarico