“Watcher”: morire di paranoia

mercoledì 31 agosto 2022


Ma è proprio vero che dentro la paranoia esiste solo un mondo deformato da una psiche malata e ossessiva, oppure può accadere che dietro tutto ciò agisca come un motore occulto il famoso “Terzo Occhio”, che vede e scruta tra i misteri paranormali ben al di là dello spettro del visibile e della ragione scientifica?

La regista Chloe Okuno, con la sua ultima opera “Watcher” (che sarà nelle sale italiane dal 7 settembre e vede come interpreti principali la coppia Maika Monroe e Karl Glusman), dà una risposta affermativa e molto originale a una questione che sembrerebbe di esclusiva pertinenza degli analisti post-freudiani. La storia in sé non ha nulla di straordinario: una giovane coppia sposata americana si trova inizialmente in uno stato di grazia, andando ad abitare in un bell’appartamento di Bucarest, città in cui Francis di origine romene è stato trasferito per lavoro, mentre l’avvenente Julia, attrice mancata e moglie devota, è costretta a rimanere per molte ore sola in casa, in attesa del rientro di suo marito. Tutto procede al ritmo di una noiosa ma tranquilla routine, fin quando due eventi non sopraggiungono a sconvolgere un armonioso rapporto di coppia: da un lato, la scoperta casuale da parte di entrambi, a due passi da casa loro, dell’ennesimo omicidio di una donna sola, uccisa e decapitata da un serial killer; dall’altro, l’apparizione della sagoma inquietante di un uomo, il “Watcher” (Burn Gorman) o “guardone”, che osserva costantemente ogni movimento di Julia all’interno della casa di lei, rimanendo seminascosto dietro le tende di una finestra al quinto piano di un vecchio e malandato condominio frontistante.

Da qui nasce un perverso gioco mentale tra vittima e persecutore, con sequenze  di suspense e falsi allarmi confinati sia all’interno che all’esterno delle pareti domestiche, con frequenti inserti di vita condominiale, dove i rapporti di vicinato si intrecciano e si complicano sulle questioni della lingua, in cui ogni volta c’è un salvatore o una salvatrice romeni che vengono in soccorso di Julia per tradurre in inglese, rendendoli in tal modo comprensibili, i minuti pseudo-drammi di cui ogni piccola comunità fa l’esperienza quotidiana. Ora è la portiera tuttofare a sciogliere l’enigma linguistico-comportamentale, ora un’avvenente giovane donna sola, Irina (Madalina Anea), troppo bella per essere dimenticata dai suoi ex fidanzati, che diventerà l’amica del cuore di Julia pur avendo, per così dire, un’occupazione fortemente atipica per gli standard di una ragazza americana di buona famiglia.

Molto interessante e ben costruito nelle scene del film è il gioco tra Watcher e la protagonista, in cui si assiste all’inversione della prova tra chi guarda e chi è guardato. Tra i due sfidanti agiscono come sprovveduti mediatori l’ufficiale di polizia, da un lato, che da perfetto burocrate, digiuno da qualsivoglia pratica psicologica, indaga sulla denuncia di stalkeraggio mossa da Julia contro Watcher; mentre dall’altra parte del campo c’è Francis, che non sa più a che santo votarsi, temendo i comportamenti sempre più paranoidei di Julia e le sue reazioni scomposte durante le serate conviviali con i propri colleghi di lavoro.

Solo chi come Irina e il suo aitante boyfriend è in grado di atteggiarsi a “bystander” (nel senso di neutro osservatore di passaggio) può accompagnare Julia nelle sue investigazioni sommarie e scomposte, caratteristiche di chi non sa muoversi all’interno di uno spazio urbano sconosciuto, in cui ogni ombra maschile può rappresentare un’insidia o generare sospetto. C’è da dire che ciò che più spaventa un ossessivo e lo fa rinchiudere sempre più ermeticamente in se stesso e nelle sue fobie è proprio il fatto di non essere creduti, perché, da un lato, alla legge mancano o difettano gli indizi concreti di colpevolezza (incontrarsi per caso in vari luoghi in quanto si hanno le stesse abitudini, ufficialmente non può essere registrata se non come una coincidenza, nell’assoluta assenza di contatti diretti, espliciti e minacciosi); mentre dall’altro, sul contrafforte affettivo di un marito sinceramente innamorato, manca il filo assiduo della presenza costante per verificare assieme a Julia l’esistenza oggettiva di un pericoloso stalker, del quale poter temere a ragion veduta. Così, la vittima potenziale viene sempre più isolata e mantenuta in uno stato depressivo crescente, fino al drammatico epilogo, in cui non solo tutto si compie ma, per di più, si assiste a una sorprendente sconfitta degli assunti psicanalitici freudiani!


di Maurizio Bonanni