Hannah Arendt, il totalitarismo e la responsabilità personale

lunedì 29 agosto 2022


Hannah Arendt nasce ad Hannover nel 1906. La famiglia è agiata e appartiene alla borghesia ebraica, ma con scarsi contatti con il movimento sionista. Nel 1924 consegue lAbitur, ovvero la maturità superiore. Si iscrive allUniversità di Marburg, dove Husserl insegna Fenomenologia. Nell’ateneo incontra il giovane Martin Heidegger con il quale inizia un intenso rapporto intellettuale e anche sentimentale per tutta la durata della sua vita.

Frequenta il semestre di studio del matematico Edmund Husserl padre della Fenomenologia che formalizza nelle sue Ricerche Logiche. Studia il pensiero di Heidegger, descritto nel suo capolavoro Essere e Tempo. Segue le lezioni di Rudolf Bultmann specialmente sul tema della demitizzazione del Nuovo Testamento. Su consiglio di Heidegger si sposta alluniversità di Heidelberg per eseguire le lezioni di Karl Jaspers, psichiatra famoso per il suo libro Psicopatologia generale, filosofo e studioso esistenzialista conosciuto anche per il suo testo Filosofia dellesistenza. Con Jaspers redigerà la tesi di dottorato su Sant’Agostino.

A causa delle leggi razziali, fugge dalla Germania nel 1933. Si rifugia in varie città europee. A Parigi incontra Walter Benjamin e lepistemologo Alexander Koiré. Dalla Francia fugge nel 1941 per andare definitivamente negli Stati Uniti. Negli Usa diventa una autorevole pensatrice caratterizzata dalla franchezza del suo pensiero, che costituisce un punto di riferimento per la scienza politica, analizzata nella visuale spietata della responsabilità diretta di ogni persona che, quindi, non ha scuse per barricarsi dietro la vile indifferenza e il conformismo. Nel 1944 conosce casualmente in un bar di Manhattan la scrittrice Mary McCarthy. La storia di questa straordinaria amicizia è raccontata in un carteggio di 225 lettere scritte tra il 1949 e il 1975, e raccolte con il titolo Tra amiche.

È una ricercatrice brillante, profonda, metodica. È la migliore studentessa. Compie ricerche approfondite nel campo della fenomenologia e del pensiero esoterico. La sua vita subisce una svolta quando la rivista The New Yorker le affida lincarico di seguire il processo di Adolf Eichmann, che si svolge a Gerusalemme nel 1961. Raccoglie una enorme quantità di appunti. Il resoconto del procedimento giudiziario è asciutto, ne coglie contraddizioni e anche alcune irregolarità. In questo periodo, la Arendt è indotta a pensare che il male non abbia un volto demoniaco riconoscibile immediatamente. Esso non urla, non ha occhi di fuoco, non si manifesta come spesso viene immaginato. Il Male è incarnato da un funzionario dallaspetto normale.

Il primo impatto che lei riceve dalla osservazione dellimputato è il suo aspetto ordinario, comune, anonimo. Lillustre imputato risponde con calma, ascolta, fa lunghi silenzi, non si distrae mai, ricorda tutto. Le sue risposte sono quelle di un funzionario solerte che è stato capace di rimuovere totalmente letica, senza alcun dubbio. Il grigio funzionario, che ha rivestito ruoli di alto livello nella pianificazione giornaliera della uccisione giornaliera di migliaia di deportati, continua a ripetere pacatamente e cono voce monotona che “obbediva agli ordini” e basta. Non vuole per questo auto assolversi: eseguiva e basta. Il male appare banale. Questa constatazione la farà diventare il bersaglio di un fuoco incrociato di critiche da tutto il mondo, soprattutto dalla potentissima comunità ebraica americana, quando seleziona gli appunti che riunisce nel famosissimo e contestatissimo libro La banalità del male. In quest’opera, ha il coraggio di sollevare forti dubbi sulla responsabilità dei capi delle comunità ebraiche nel non aver ostacolato la politica di sterminio nazista.

Lei non si scompone e continua per la sua strada. È la prima ad evidenziare il fallimento morale e la bancarotta etica di unintera epoca e perfino dellumanità. Ha denunciato la pericolosa facilità con la quale lumanità si assolve praticando una totale obbedienza, perché la ritiene un comportamento giusto. Mai un dubbio, mai unopposizione, mai una dissidenza, mai la disobbedienza ad ordini assurdi e criminali. Gli ordini da eseguire sono previsti dalla procedura, lo dice la legge? Quindi, nessun problema di coscienza. Oggi diremmo: ce lo chiede lEuropa. Ce lo chiedono i “mercati”. Questo è il dato teorico che attraversa il suo capolavoro di 792 pagine: Le origini del totalitarismo. Il teorema drammatico che è contenuto in questo testo straordinario è la mancanza totale di comprensione degli effetti provocati dalle proprie decisioni nel breve e nel lungo periodo. Il cinismo del conformismo rassicurante è posto in evidenza senza esitazioni né filtri retorici.

Hannah Arendt è emarginata, minacciata, irrisa. Contro di lei si scatena la martellante critica dei giornali. Sarà odiata dai partiti di destra e di sinistra per opposte motivazioni. Una situazione umana ed esistenziale che ricorda quella del grande filosofo Baruch Spinoza che, a causa delle sue corrosive e originali riflessioni sulla religione e sulla situazione politica del tempo, fu incompreso e odiato da quasi tutti i circoli culturali dEuropa. Hannah Arendt non indietreggia, benché logorata, da questo clima ostile. Negli Stati Uniti insegna nelle università di Berkeley, Princeton, Chicago (dal 1963) e alla New School for Social Research di New York (dal 1967). Le critiche la spingono a compiere studi sulletica della responsabilità che argomenta nel suo interessante testo Responsabilità e giudizio. Inizia una serie di studi sul pensiero antico nel testo Alcune questioni di filosofia morale dove contesta le concezioni teologiche e metafisiche che fino a quel momento hanno descritto il male. Queste ricerche seguono il percorso di Bultmann sulla demitizzazione come antidoto alla interpretazione stilizzata degli eventi del mondo.

Possiamo ricordare Hannah Arendt come la teorica del connubio fra pensiero e azione. Siamo tutti responsabili delle nostre azioni.


di Manlio Lo Presti