Verso il totalitarismo e il superomismo

martedì 26 luglio 2022


La natura ispira gli illuministi almeno quanto la storia ispirò Giambattista Vico e l’hegelismo. Del resto, è la realtà: l’uomo vive tra natura e storia, taluni lo immergono totalmente nella natura e rendono la storia una fiammata subito spenta. Altri della natura non si danno intesa: avrebbe un’oggettività di scarso conto, vale lo Spirito, auto-generato come totalità del pensiero o soggettivamente attuativo.

Semplifico. Gli illuministi ebbero della natura convinzioni dissimili, chi ne vide la regolarità universalistica esemplare per la regolarità umana, così come l’universo funziona con leggi stabili, armoniche, la società dovrebbe imitarla, ispirarsi, anzi, pervenire al fondatore di queste leggi regolative del cosmo e quindi della società, Dio. Il Deismo sostituiva il Teismo mantenendone l’ispirazione: una divinità da cui provenivano regole. Dio regolatore impersonale, la natura regolata impersonalmente, il sovrano illuminato regolatore ispirato da Dio e dalla natura, la società cosciente negli individui ispirata da Dio, dalla natura, dal sovrano, dalla ragione. Una piramide, non un cerchio, perfetta.

Perfetta? Quando si inizia una demolizione è impossibile coglierne gli esiti, una valanga o un sussulto. La sostituzione illuminista del Dio personaggio cosmico, in relazione privata con gli uomini, perfino con taluni a dialogare in presenza. Castigatore, sostegno, con disegni tutti suoi sulle sorti dell’umanità, legislatore, giudicatore, si alterava in Dio anonimo, de-soggettivato, a cui non interessavano preghiere, offerte, non essendo appunto “persona”. Ma se non era persona, bensì leggi di natura. Tanto valeva ricondursi soltanto alla natura e alle leggi interne a essa: perché concepirle dovute a Dio se stanno nella natura?

La natura ha in sue proprie leggi, leggi proprie, il Deismo (il Dio impersonale) subiva una ulteriore amputazione, diventava soltanto natura, natura senza Dio. Fu, tra gli altri, il Barone d’Holbach (1723-1789) a svolgere questo andamento: Teismo, Dio personale (religioni), Deismo (Dio regolatore della natura, impersonale), materialismo ateo (la natura con regole intrinseche senza intervento estraneo). E la morale chi la determinava se non Dio? L’uomo. Come mai? Perché l’uomo cerca piacere e felicità e si regola secondo piacere e felicità.

Il Marchese De Sade di tutto ciò fa gaudentissimo ammasso. Aggiungendovi del suo. Un uomo che cerca la felicità potrebbe anche sgraffignarla, rendendosi felice nel rendere infelice e, capovolgimento della morale, avendo a che fare con soggetti educati al dovere che preferiscono soffrire che respingere il male con il male. Una neoarmonia ma tra sadici e masochisti meno utopica di quanto sembrerebbe. Il sociologo francese Charles Fourier (1772-1837) la supponeva come armonia sociale. Ma era un eccesso di ottimismo. Dall’Illuminismo il pensiero occidentale ha tentato di ricostruire le fondamenta della convivenza tra soggettività che si rispettano nel valore della loro singolarità, sbandando dall’individuo assorbito nella totalità all’individuo che vuole dominare la totalità sociale. Ciò nelle manifestazioni estreme. Il soggetto corrente oscilla. Talvolta si superomizza. Talvolta si imbranca nel branco. L’uomo medio nel senso aristotelico… Come?


di Antonio Saccà