I Simple Minds infiammano l’Auditorium

lunedì 18 luglio 2022


Negli anni Ottanta i Simple Minds dominavano le stagioni dei concerti e ieri sera all’AuditoriumParco della musica” di Roma la stessa energia ha travolto una cavea entusiasta.

“He’s so simple minded” cantava David Bowie nella canzone “The Jean Genie” ed è ispirandosi a quella canzone che nel 1977 dai Johnny & The Self-Abusers nascono i Simple Minds. Più di quarant’anni sono passati e tre anni fa sarebbe dovuto partire il tour dei grandi successi 1979/2019: tantissimi concerti riprogrammati a causa della pandemia. Finalmente il 31 marzo 2022, dalla Wembley Arena di Londra, prende il via il “40 Years of Hits” tour: oltre 80 le date previste con un ultimo show (per adesso) il 13 agosto a Edimburgo e cinque date in Italia a Pescara, Pistoia, Taormina, Roma e Verona.

Coinvolgenti, solari, divertenti e divertiti, Jim Kerr (voce) e Charlie Burchill (chitarre, tastiere) hanno ripercorso la loro carriera supportati da una band all’altezza delle aspettative con Gordy Goudie (chitarra acustica), Ged Grimes (basso), Cherisse Osei (batteria), Berenice Scott (tastiere) e Sarah Brown (voce).

Già dalla prima canzone si capisce che il pubblico seduto non gli è congeniale. Jim Kerr scende dal palco… è il segnale! Piano piano, qualcuno si alza… lui si muove a destra e sinistra… un paio di ragazze corrono avanti per abbracciarlo… il parterre si muove, si riorganizza e si avvicina e, quando JK risale sul palco, tutta la cavea è in piedi: si balla e si canta dall’inizio alla fine e loro si inchinano e mandano baci, sorridono sempre e lo spazio e il tempo non esistono più.

Due ore di un concerto talmente coinvolgente e vivo che, chi ha vissuto l’epoca d’oro, vede sovrapporsi i ricordi di quando dopo ore di attesa fuori dai cancelli e una corsa sfrenata stava schiacciato sulle transenne di prima fila e il chitarrista ti lanciava il plettro (anche ieri è successo) o di quando Jim Kerr correva da una parte all’altra del palco, si inginocchiava e faceva roteare il microfono e ti guardava fisso negli occhi… e anche questo ieri è successo in continuazione.

81… 82… 83… 84: un mantra per i fan della band scozzeze, la title track dell’album del 1982 New Gold Dream da cui non potevano mancare anche Someone Somewhere in Summertime e Glittering Prize.

“Non abbiamo fame?” chiede Jim Kerr mimando una doccia dopo minuti e minuti di una cavea che intona il “la, la, la, laa” di Don’t you (forget about me) senza volersi fermare. È il 1985, un anno d’oro, la partecipazione al Live Aid, il primo posto nelle chart americane proprio con Don’t you e il successo dell’album Once Upon a Time. Mandela Day con le braccia alzate e il pugno chiuso e ancora Book of brilliant things, Waterfront, Belfast Child, Big Sleep e molte altre suonate da una band ancora generosa e con un’energia incredibile.

Non vogliamo andare a casa, ci siamo stati tanto. Vogliamo cantare ancora” dice in italiano Jim Kerr e quindi i due travolgenti bis Alive and kicking e Sanctify yourself. La band viene avanti si inchina e ringrazia e anche noi li ringraziamo per le due ore di potente e risanante normalità che ci hanno regalato e che continueranno a regalare, visto che è in cantiere Direction of the Heart, il nuovo album e magari un nuovo tour, annunciato per ottobre 2022.


di Valentina Daneo