Tutti scrittori, troppi editori e nessun lettore

venerdì 15 luglio 2022


L’altro giorno, nell’Urbe, avendo un po’ di tempo da passare e cercando possibilmente un luogo con l’aria condizionata in modo tale da provocare una guerra termonucleare senza neanche l’autocoscienza di Skynet, mi sono recato in una libreria amichevole che da sempre mi lascia leggere i libri che non ho alcuna intenzione di comprare. Con calma ne ho sfogliati alcuni e scelti infine due, libri, libercoli in realtà, di dimensioni esattamente proporzionali alla loro profondità ma inversamente all’autoreferenzialità dell’ignoto (a me) scrivente gli stessi. Giuro, ho provato a leggere dalla prima pagina ma non ce l’ho fatta, allora ho cominciato a saltare di frase in frase cercando qualcosa d’interessante, di nuovo, di originale, non dico neanche questo, ma niente, tutto già letto, sentito e trovato in altri autori che hanno avuto peraltro miglior dono di sintesi e meno prolissa verbosità autocompiaciuta. Insomma, una noia mortale, esiziale, un continuo refrain delle stesse parole, stesse frasi, stessi verbi, stessi – troppi e insistiti – aggettivi, troppo tutto, compresa l’autoconsiderazione dell’estensore dei testi, tranne i riferimenti bibliografici che sono veramente radi.

Tutto questo in realtà per chiedermi con quale criterio alcune case editrici scelgano gli autori per i propri cataloghi. Non esiste più la figura del correttore di bozze, il curatore di collana spesso latita non essendo in grado di compiere tale lavoro in maniera professionale, l’editore stesso poi spesso è improvvisato e si fa abbagliare dalla bramosia e dalla cupidigia di uscire ogni mese con quattordici o più nuove pubblicazioni. E gli “editor”? Lasciamo stare, suvvia. L’Italia aveva negli anni Settanta e Ottanta la migliore editoria al mondo, soltanto gli inglesi ci battevano sul campo, avendo dalla loro parte il vantaggio della lingua e del mercato anglosassone mondiale. Poi, lentamente ma inesorabilmente, gli “editori puri” sono scomparsi ed è subentrato il meretricio sistematico del mercato. La qualità infima, la quantità immensa. Quindi, aria condizionata a parte, sono uscito nuovamente al sole, trascinando stancamente gli attributi sui sampietrini, affranto dalla noia e intristito dalla vacuità, forse non tanto di coloro che scrivono quanto di coloro che leggono, ma poi li leggono veramente?


di Dalmazio Frau