Harrison Ford, gli 80 anni dell’eroe duro e autoironico

mercoledì 13 luglio 2022


Harrison Ford viene spesso descritto come un uomo semplice. Eppure è assurto negli anni al rango di divo. Oggi l’attore statunitense festeggia ottant’anni. Per tutta la sua lunga carriera è riuscito a separare i successi del grande schermo dalla dimensione privata. L’uomo è autoironico. Dice di sé: “Sono un carpentiere prestato per caso all’arte più bella che esista”. Molti dei personaggi interpretati appaiono come eroi duri ma disincantati. La sua esistenza è costellata di andate e ritorni: attore, operario e poi di nuovo attore. Ford nasce a Chicago il 13 luglio 1942. Si diploma alla Maine Township High School dell’Illinois senza particolari meriti. A 21 anni sposa Mary Marquardt che gli dà due figli e gli procura un piccolo lavoro alla Columbia Pictures. È l’occasione della vita. Viene scritturato per i primi ruoli secondari. Dopodiché, passa alla tivù con la Universal. Ford mostra frequenti segni di insofferenza per la sua condizione precarietà. Così decide di lasciare il lavoro di attore e ricominciare come carpentiere per grandi concerti di gruppi rock, una sua autentica passione. La fortuna, altro elemento ricorrente nella sua vita, lo assiste spesso. Viene notato da George Lucas. Gli viene offerto un ruolo per American Graffiti (1973) e dalla consuetudine col regista e il suo migliore amico dell’epoca, Steven Spielberg, nasce la proposta di vestire i panni del contrabbandiere spaziale Ian Solo, in Guerre stellari (1977). Due anni dopo, appare brevemente in Apocalypse Now, capolavoro di Francis Ford Coppola. Ma le riprese che lo vedono coinvolto sono precedenti al successo firmato da Lucas. Una curiosità: Proprio nel 1979 Ford divorzia dalla prima moglie Mary Marquardt, con la quale ha due figli, Benjamin (1967) e Willard (1969). Questi sono rispettivamente nome e cognome del protagonista del film Apocalypse Now di Coppola, appunto, Benjamin Willard (interpretato da Martin Sheen). Ford si risposa nel 1983 con Melissa, dalla quale ha due figli, Malcolm (1987) e Georgia (1991), separandosi poi nel 2004. Questo secondo divorzio viene ricordato come uno dei più costosi della storia di Hollywood. Dal 2001 Ford è legato sentimentalmente alla collega Calista Flockhart, che sposa il 15 giugno 2010, in Nuovo Messico. In seguito adotta, Liam, il figlio che la moglie Calista ha precedentemente adottato nel 2001. Nel 1993, a 51 anni, diventa per la prima volta nonno di Eliel, figlio di Willard.

La carriera di Ford decolla quando Spielberg individua la sua anima selvaggia e ribelle. Lucas acconsente. È l’inizio di una splendida carriera. Ford al box office funziona molto bene. Fa guadagnare molto ai suoi produttori: quasi 14 miliardi di dollari in una quarantina di film. Ma non per questo è tra le star più pagate, certamente fra le più amate. Tra il 1988 e il 1990 gira tre diversi successi: il thriller hitchcockiano Frantic di Roman Polański, la scintillante commedia Una donna in carriera di Mike Nichols e il giallo Presunto innocente di Alan J. Pakula. La sua carriera ha moltissime facce, ma si lega inevitabilmente a tre personaggi iconici: dopo Han Solo con il ciclo di Guerre stellari in cui appare quattro volte, è il turno del temerario archeologo Indiana Jones, nell’eponima tetralogia spielberghiana. Con cappello e frusta che non abbandona nemmeno nell’atteso ritorno fissato per il 2023.

Ma, forse i suoi personaggi migliori, quello che lo rendono immortale, sono: il cacciatore di replicanti Rock Deckard di Blade Runner di Ridley Scott (1982) e Blade Runner 2049 (2017) di Denis Villeneuve, il detective John Book in Witness (1985) di Peter Weir, l’agente della Cia Jack Ryan in Giochi di potere (1992) e Sotto il segno del pericolo (1992), entrambi di Phillip Noyce e il chirurgo Richard Kimble ne Il fuggitivo (1993) di Andrew Davis. Ford riceve l’unica candidatura all’Oscar per il miglior attore per la sua prova in Witness, oltre a quattro nomination ai Golden Globe e una ai Premi Bafta. Mai una vittoria, fino al 2002, quando riceve un Golden Globe alla carriera.


di Eugenio De Bartolis