Addio a James Caan, attore-icona del “Padrino”

venerdì 8 luglio 2022


Ricordiamo James Caan per la sanguigna interpretazione di Sonny Corleone, nel capolavoro di Francis Ford Coppola. Ma, al di là del Padrino (1972), la sua migliore prova rimane quella in cui veste i panni dello scrittore Paul Sheldon, salvato e seviziato dall’infermiera aguzzina e ossessiva lettrice, Annie Wilkes (ruolo per il quale Kathy Bates vince un Oscar), nel perturbante thriller claustrofobico Misery non deve morire (1990) di Rob Reiner, tratto da un romanzo di Stephen King. Una riflessione, attraversata da ironico disincanto, sui rischi del successo. È difficile immaginare un americano più americano di James Caan. Ma, come spesso accade agli eroi del machismo statunitense, cela un carattere fragile che lo getta in una grave depressione all’inizio degli anni Ottanta, costringendolo lontano dal set per cinque anni e lasciandogli una pericolosa dipendenza dalla cocaina, da cui riesce a liberarsi solo grazie a Coppola che gli offre il ruolo da protagonista in Giardini di pietra (1987). In pubblico, James Caan mostra sempre un volto sorridente e fiero.

La famiglia dell’attore 82enne ha scelto di comunicarne la scomparsa solo ieri. Caan nasce nel Bronx il 26 marzo 1940, terzo figlio di un macellaio di origini tedesche. Il giovane James cresce nelle strade violente della periferia di New York. Non ha molta voglia di stare tra i banchi di scuola del Queens. Non va meglio all’Università di Hempstead. Dove però incontra per la prima volta, l’amico di una vita, il suo autentico e mentore Coppola. Così Caan lascia il College per dedicarsi ai corsi di recitazione di Sanford Meisner. È la svolta. L’attore gioca spesso, con autoironia, con il personaggio del mafioso italoamericano. Un esempio su tutti è la commedia con Hugh Grant, Mickey occhi blu (1999) di Kelly Makin. Frequenta con successo il genere noir, cogliendo importanti risultati. Alcuni esempi sono rappresentati da 40mila dollari per non morire (1974) di Karel Reitz, Killer Elite (1975) di Sam Peckinpah, Li troverò ad ogni costo (da lui stesso diretto nel 1980) e Strade violente (1981) di Michael Mann, Marlowe - Omicidio a Poodle Springs (1998) di Bob Rafelson, BloodTies (2013) di Guillaume Canet e a Out of Blue (2018) di Carol Morley, film con il quale chiude la carriera nel 2018.

Appare, non accreditato, sul set di Irma la dolce (1963) di Billy Wilder, nella serie tivù Abc Gli intoccabili (1962), recita con John Wayne e Robert Mitchum, in El Dorado (1966) di Howard Hawks, recita per il Coppola degli inizi, in Non torno a casa stasera (1969). James Caan non ha mai nascosto quale fosse il suo modello: Steve McQueen, l’attore simbolo della “vita spericolata” a stelle e strisce. Per queste ragioni, Caan non disdegna ruoli virili (giocatore di football, poliziotto manesco, pokerista incallito, soldato leale, cowboy al tramonto) e non smentisce mai la sua amicizia con un personaggio di dubbia fama (processato per mafia) come Jo Jo Russo, capo indiscusso della famiglia Persico. È l’eterno “candidato”. Ottiene una nomination all’Oscar per Il Padrino, nel 1973. Riceve quattro candidature la Golden Globe, senza mai vincere: Doringo! (1966) di Arnold Laven, Il Padrino (1973), 40mila dollari per non morire (1975), Funny Lady (1976) di Herbert Ross.

Nella vita privata cambia spesso compagna (quattro mogli), a ciascuna lascia in dote almeno un figlio. Alla fine, saranno cinque e con uno, Scott, si impegnerà anche nella creazione di una piattaforma per giovani autori indipendenti. In politica, James Caan è stato sempre un fervente repubblicano (come l’amico Bruce Willis) e si era impegnato in prima persona per la campagna presidenziale di Donald Trump.


di Eugenio De Bartolis