Visioni. “Stranger Things 4”, una serie dal tono cupo e citazionista

venerdì 17 giugno 2022


Stranger Things 4 ha entusiasmato gli spettatori, ma ha lasciato fredda la critica. La quarta stagione della serie di culto targata Netflix si compone di 9 episodi. I primi sette sono apparsi sulla piattaforma in streaming lo scorso 27 maggio. Le ultime due puntate saranno visibili il prossimo 1° luglio. Il racconto firmato da Matt e Ross Duffer gioca volutamente con il citazionismo dell’universo mediatico anni Ottanta. Ma il risultato, seppure teoricamente apprezzabile, non è sufficiente a colmare alcune improbabili svolte narrative. Nel quarto capitolo, l’elemento fantascientifico cede il passo all’horror puro, sempre filtrato in chiave adolescenziale. I protagonisti bambini ora sono diventati dei ragazzi. Il cambiamento della serie dei Duffer Brothers segue la trasformazione dei corpi.

La storia è ambientata nella primavera del 1986. Sono passati nove mesi dagli eventi dello Starcourt Mall, segnati da sciagure e distruzione. Jim Hopper (David Harbour) ora è imprigionato in Kamčatka. È riuscito a sopravvivere all’esplosione della base sovietica sotterranea del centro commerciale. Joyce Byers (Winona Ryder), Will Byers (Noah Schnapp) e Jonathan Byers (Charlie Heaton) si sono trasferiti in California, portando con loro anche Eleven (Millie Bobby Brown). L’esercito americano vuole rapire la ragazza. L’obiettivo è quello di usarla per scopi militari. Nel frattempo ad Hawkins, Mike Wheeler (Finn Wolfhard), Dustin Henderson (Gaten Matarazzo), Lucas Sinclair (Caleb McLaughlin) e Max Mayfield (Sadie Sink) si trovano costretti ad affrontare le difficoltà del liceo. Nancy Wheeler (Natalia Dyer) sta lavorando per il giornale scolastico, mentre Steve Harrington (Joe Keery) e Robin Buckley (Maya Hawke) vengono assunti al videonoleggio Family Video. L’obiettivo di tutti i personaggi è fare fronte comune a una nuova guerra soprannaturale che vede come epicentro proprio Hawkins. È arrivato il momento di porre fine agli orrori del “Sottosopra”.

Il tono della nuova stagione è chiaramente più cupo rispetto alle precedenti. Gli autori scelgono coscientemente la strada dello splatter. Il clima da Guerra fredda tipico di quel tempo impone una decisione ovvia quanto ineludibile: gli antagonisti non possono che essere russi brutti, sporchi e cattivi. Per queste ragioni, si dilatano le maglie della trama e si moltiplicano i piani narrativi. Non a caso, la durata di ciascun episodio supera l’ora abbondante. La sospensione dell’incredulità è messa a dura prova sin dal primo, lungo, episodio della nuova stagione. La vicenda di Jim è emblematica. La sua storia, ambientata in una prigione della landa innevata della Kamčatka, costituisce un evidente inciampo narrativo. Un fardello di cui liberarsi prima possibile. In realtà è si tratta solo di un pretesto per tenere a distanza l’agente di polizia da Joyce. È del tutto evidente che persino gli ideatori non credano molto a questa relazione.

In definitiva, i personaggi appaiono fermi nella loro rappresentazione. Nessuna evoluzione psicologica è compiuta. La cristallizzazione è definitiva. Si assiste solo a un estenuante confronto con il passato e con il mondo mefitico del “Sottosopra”. Tra i pochi aspetti indubbiamente positivi vanno menzionati la nuova acquisizione (per la verità un po’ macchinosa) dei poteri perduti di Eleven e le scene popolate dalla problematica Max, le più entusiasmanti e cariche di tensione. Così, a sorpresa, risulta proprio lei la vera protagonista della stagione. Grazie all’ispirata interpretazione della brava Sadie Sink, che si salva sulle note di Running Up That Hill di Kate Bush


di Andrea Di Falco