martedì 3 maggio 2022
La letteratura sulla guerra è vastissima. Un posto speciale va riconosciuto al lungo saggio Della guerra di Carl von Clausewitz. L’attuale clamore mediatico ha posto in evidenza la polemologia il cui contenuto è più vasto rispetto alla strategia, alla logistica, all’evoluzione degli armamenti. La guerra è un evento totalizzante che condiziona e modifica equilibri geopolitici, i sistemi economici e sociali. Michel Foucault ha evidenziato come i conflitti si siano sempre più trasformati in una pratica di controllo dei corpi e dei loro comportamenti. La biopolitica era estranea al tempo del generale filosofo che, tuttavia, aprendo una finestra sulla possibilità di “guerra totale”, ha creato le premesse alla creazione di conflitti batteriologici, economici e di controllo comportamentale che la Cina ha elevato a sistema totalitario.
Il testo di Clausewitz appare nel 1832 come risultante delle carte e degli appunti raccolti e coordinati dalla moglie. Comprende alcuni capitoli tecnici di lettura poco scorrevole riguardanti le marce, il posizionamento delle truppe, i rifornimenti e altro. La tesi centrale del testo considera la guerra come una delle forme di relazione fra Stati. Egli non elabora riflessioni di ordine morale, ma focalizza il fenomeno del conflitto come un evento innato dell’attività umana. Accortamente, l’autore spiega che la guerra è un fenomeno sociale e non una elaborazione matematica andando così in aperto dissenso con lo stratega Bulow le cui opere erano diffuse nelle accademie militari del tempo. Come evento umano, i conflitti sono aperti alla imprevedibilità derivante dalla contesa armata fra i popoli.
Diversamente dalla corrente di pensiero dominante nel suo tempo, Clausewitz evidenzia che la guerra si sviluppa sui terreni instabili della dissimulazione, dell’effetto sorpresa, dell’inganno, dello sfruttamento della debolezza dell’avversario. La guerra è una coordinazione di opportunità, ostacoli, vantaggio tecnologico, territoriale, economico, di determinazione e ferocia. Una sintesi che determina ampiezza e durata di una battaglia. L’unità di comando consente di realizzare un’azione complessa e limita il più possibile l’incidenza dell’incertezza e dell’imponderabile che spesso si verificano con una gestione delle operazioni dirette da fonti differenziate e spesso scoordinate tra loro.
Tenendosi lontano da considerazioni etiche, eroiche e geometriche della guerra classica, Clausewitz afferma senza esitazione che il nemico va colpito fino al suo annientamento, e la battaglia è uno degli strumenti a disposizione per riuscirci. Il colpo iniziale va sferrato con tutte le forze a disposizione e con rapidità. L’autore afferma che è il difensore che non vuole piegarsi alle prevaricazioni a dare inizio delle operazioni militari e non l’attaccante. Questa originale e profonda riflessione non sfuggì all’attenzione di Lenin. La nazione che tenta la conquista inizia a muoversi aprendo tavoli negoziali per ottenere ciò che vuole con promesse e minacce, senza il ricorso immediato alla guerra e facendo credere allo Stato bersaglio che agisce “per il suo bene”.
Nel mondo reale vanno tenute in giusto conto la presenza di dinamiche imprevedibili, di comportamenti irrazionali derivanti e da decisioni prese con scarsità di informazioni. L’enfasi spostata sugli effetti dell’imprevisto è una novità che i detrattori e imitatori di Clausewitz terranno in considerazione. Parliamo di Lenin e di Castro, di Mao, di Pol Pot, per citarne alcuni. Altra riflessione diventata famosa e ripetuta all’infinito è “la guerra è la continuazione della politica con altri mezzi” (pagina 38). Una tesi che va controcorrente rispetto al pensiero militare dominante del suo tempo: la politica e non le caste militari delinea le regole della guerra e quando farne ricorso! Contrariamente all’immaginario popolare, la guerra è una operazione proveniente da una lunga preparazione opportunamente occultata. I negoziati preliminari fra nazioni diverse o fra coalizioni costituiscono un confine oltre il quale si passa all’opzione bellica.
Lo svolgimento degli eventi non sempre è veloce e i tempi sono determinati dalle dinamiche politiche. All’interno di questo processo, la guerra è solo una forma del conflitto ed è pertanto un atto politico! L’autore non ha tuttavia sviluppato considerazioni sulla quantità di irrazionalità che determina le decisioni politiche. L’elaborazione del lungo libro deve molto al pensiero di Montesquieu nel suo Spirito delle leggi. Clausewitz è uno dei primi studiosi ad aver introdotto nel pensiero militare il concetto di “guerra di popolo” attentamente studiato da Mao. Viene analizzata la guerriglia come attività di frantumazione delle forze avversarie e mirante al loro progressivo logoramento strategico, logistico e soprattutto psicologico con l’invincibile rapporto dei guerriglieri con la popolazione che rende endemico il conflitto prolungandolo all’infinito!
Della guerra ha sollevato un importante dibattito teorico le cui posizioni più note ed estreme sono quelle riferite al professor John Keegan che vede in Clausewitz il teorico della guerra totale senza limiti né localizzazione né durata etichettando l’autore come padre della ragione terroristica e alla diversa e più pertinente riflessione del professor Raymond Aron che evidenzia il realismo del generale e filosofo quando afferma che la guerra è in stretta subordinazione dell’agire politico di cui è uno degli strumenti a disposizione poiché la nazione attaccante non necessariamente mira al totale annientamento dell’avversario come scopo finale. All’interno di queste teorizzazioni, il dibattito presenta riflessioni intermedie che lascio all’analisi dei lettori interessati.
Il testo si divide in 128 capitoli e sezioni, raggruppati in otto libri. Gli ultimi due sono rimasti al livello di schema. Non è un’opera di facile lettura ma ancora oggi trasmette contenuti di grande attualità che offrono interessanti chiavi interpretative per comprendere le dinamiche delle tensioni mondiali in corso. È un libro che deve essere presente in una biblioteca di livello. Un testo su cui riflettere per non farsi catturare da valutazioni solamente istintuali ed emotive del tempo presente!
Della guerra di Carl Von Clausewitz, Mondadori 2017, pagine 1.080, 20 euro
di Manlio Lo Presti