Post Covid: il teatro batte il cinema

lunedì 11 aprile 2022


In Italia il teatro batte il cinema. Un paio di anni fa nessuno ci avrebbe scommesso. In tutto lo Stivale spopolano commedie e spettacoli di grandi autori drammatici. a Spoleto e Napoli Il berretto a sonagli di Luigi Pirandello interpretato da Gabriele Lavia, a Torino tutto esaurito per Chiara Francini nei panni di Franca Rame in Coppia aperta quasi spalancata. Il teatro Sistina di Roma ha dovuto aggiungere nuove date a maggio per accontentare tutte le richieste per Rugantino con Serena Autieri. Anche il nuovo testo di Massimo Popolizio, M-Il figlio del secolo (tratto dal libro di Antonio Scurati), per un mese ha riempito l’Argentina di Roma. Questo fenomenale ritorno al teatro non è generazionale e neanche circoscritto a un determinato spicchio di popolazione. Per esempio, il teatro Brancaccio, sempre nella Capitale, ha ospitato fino a pochi giorni fa la rappresentazione del musical Tutti parlano di Jamie, con un pubblico di tutte le età, soprattutto giovanissimi.

Al contrario, il cinema non sembra essersi rialzato dal periodo di chiusura dettato dalla pandemia di Covid-19 e soffre più che mai, facendo dell’Italia un caso più unico che raro. Si potrebbe dire che le piattaforme di streaming hanno vessato la cultura del multisala, ma “i cinema non si sono svuotati per questo” dichiara il produttore Andrea Occhipinti. Che aggiunge: “Esistevano già nel 2019 – continua – che pure per noi era stato un grande anno”. Il fondatore della Lucky Red è sicuro nel dire che “è stato il Covid-19 a svuotare le sale, insieme a una certa politica un po’ terroristica. Prima di Natale, ad esempio, Spiderman aveva segnato uno dei migliori weekend pre-natalizi. Poi i telegiornali hanno dato la notizia di nuove restrizioni e tutto è crollato”.

Secondo Lillo del duo Lillo e Greg, durante il periodo di pandemia “è come se parte del pubblico, quello che diserta il cinema, avesse dimenticato quanto è importante la condivisione”. E poi va avanti, dicendo che gli spettatori pensano “tanto il film me lo recupero a casa. Ma ridere da soli non sarà mai come ridere con gli altri”. Inoltre, le sale hanno dei concorrenti che il teatro non ha: pay-tv, download e streaming. I grandi multiplex delle città sono luoghi senza identità, trasmettono per settimane il meglio del box office per tutto l’anno. Alcune di queste sale non sono neanche di alta qualità, e la nuova generazione cresciuta con videogiochi e tv ad alta definizione di solito se ne accorge.

I teatri, al contrario, hanno una direzione artistica. Le scelte seguono un filo logico, rendendo unica la programmazione di ogni esercizio. Al contrario dei film, che se non vengono visti al cinema possono essere “recuperati” in televisione o in streaming, lo spettacolo è un evento unico. Secondo il direttore artistico del Brancaccio, Alessandro Longobardi, “avviene tutto lì, solo lì e solo per quella sera. Se c’è un attore popolare, è un’occasione per vederlo a pochi metri. Ti ci puoi fare anche un selfie. E questo ha un forte impatto”. In questo primo scontro post restrizioni, il cinema è stato sconfitto dal teatro. Solo il passare del tempo sarà giudice di questo fenomeno, che potrebbe essere passeggero oppure sintomo di un radicale cambiamento nelle abitudini degli italiani.


di Edoardo Falzon