Quadriennale, Tosatti: “Niente muscoli, saremo il cervello dell’arte”

mercoledì 9 marzo 2022


La Quadriennale ha celebrato i suoi 95 anni (1927-2022). Il Consiglio di amministrazione della Fondazione, presieduto da Umberto Croppi e composto da Lorenzo Micheli Gigotti, Fabio Mongelli, Valentina Tanni, ha deciso di utilizzare quest’anno per consolidare l’identità dell’ente di ricerca sulle arti visive in Italia del XX-XXI secolo e come promotore degli artisti italiani nel nostro Paese e all’estero. Chiusa con un anno di ritardo causa Covid la mostra 2020 e in attesa che vengano finalmente completati i lavori per la nuova sede all’Arsenale Clementino, la Quadriennale si ripensa programmando i prossimi tre anni della sua attività. E con Gian Maria Tosatti alla direzione artistica, alla guida fino al 2024, prova a mettere le basi per un lavoro sistematico che porti ad identificare l’arte italiana di oggi e a costruire le fonti per una sua rilettura critica.

“Niente wow, niente muscoli – premette Tosatti – saremo il cervello che riflette sullo stato dell’arte”. Con un metodo e con un programma fatto di progetti che si incatenano l’uno all’altro in maniera armonica “per costruire un pensiero, ma soprattutto una lettura, per aiutare l’arte italiana a pensarsi e poi a rendersi leggibile”, insiste l’artista in un ruolo ben diverso da quello che da maggio lo vedrà protagonista, in quel caso con le sue opere, del Padiglione Italia alla Biennale d’arte di Venezia. “Quello che sto impostando è un programma a lungo termine, che possa portare fra 10 anni a quadruplicare il pubblico”, dice. Le polemiche che qualche mese fa hanno accompagnato il suo doppio incarico non vengono ignorate. Anzi, Umberto Croppi, che della Quadriennale è il presidente, quasi le rivendica: “fanno parte del bagaglio di un corpo vivo”, sostiene ricordando che l’artista è stato scelto fra altri 53 candidati da una commissione di esperti.

Tosatti in ogni caso non sarà il curatore della prossima Mostra, in scena nel 2025, e non se ne occuperà. Tanto che di quella grande rassegna oggi quasi non si parla, se non per ribadire che verrà allestita al Palazzo delle Esposizioni e in parte nella nuova sede che per allora dovrebbe essere terminata. L’attuale Cda scadrà nell’agosto del 2023, puntualizza il presidente, “non ci sembrava giusto occuparcene noi, sarà compito dei successori”. Il lavoro presentato oggi (che potrà contare su un budget di 1,5 milioni compresi i 600mila arrivati dalla Unità di Missione proprio per l’augusto compleanno) punterà comunque anche a porre le basi per l’esposizione, da sempre momento più popolare e più riconosciuto della istituzione romana arrivata al traguardo dei 95 anni. Ma il progetto di Tosatti ha ambizioni che vanno al di là del momento espositivo.

Per Tosatti, la cultura è “l’unico strumento capace di combattere, anzi di prevenire un conflitto, proprio perché aiuta a decodificare il reale. Sull’arte del XXI secolo c’è pochissima letteratura, mancano fonti autorevoli, manca una lettura”. Un vuoto che si trascina almeno dagli anni Novanta. Eppure proprio il XXI secolo “è stato un momento d’oro per l’arte italiana”, insiste Tosatti, “solo che non l’abbiamo saputo raccontare, tanto che all’estero pensano che ci siamo fermati all’arte povera”.

Ad affiancare Tosatti figura una squadra di 22 curatori ed altri se ne potranno aggiungere per portare avanti un progetto complesso e a più voci, “che non ha una linea editoriale, ma un’impostazione scientifica”. Quanto al restauro dell’Arsenale Clementino, la magnifica struttura settecentesca a Porta Portese che dovrà “ospitare la nuova sede e che avrebbe dovuto essere terminata proprio quest’anno, i lavori – spiega Croppi – sono stati rallentati prima dal Covid e poi dalla scoperta di materiale inquinante nel sottosuolo del piazzale. “Niente di grave – assicura – il piano per eliminarlo è pronto, sarà questione di qualche mese poi potranno partire la gara d’appalto e i lavori per il progetto architettonico dello Studio Insula”. Una data purtroppo non c’è.


di Eugenio De Bartolis