Visioni. “Ennio”, l’appassionata lezione di Morricone

venerdì 4 marzo 2022


Un atto d’amore nei confronti di un maestro. Un generoso omaggio al cinema d’arte. Ennio è tutto questo e molto di più. Il documentario che Giuseppe Tornatore dedica a Ennio Morricone (scomparso due anni fa) è il racconto di un’amicizia. Di un sodalizio lungo quasi trent’anni. Attraverso la severa disamina e qualche “puntura di spillo”, di un compositore appassionato, il più prolifico e popolare della storia del cinema (oltre 500 titoli), il regista di Nuovo cinema Paradiso ripercorre le vicende umane e professionali di un gigante della musica. Una narrazione concepita come una partitura musicale grazie al montaggio “in crescendo rossiniano” di Massimo Quaglia e Annalisa Squillaci. Una cavalcata di oltre due ore e mezzo. Tra successi tardivi (i due Premi Oscar: uno alla carriera nel 2007 e l’altro per la musica del film The Hateful Eight di Quentin Tarantino, nel 2016) e appuntamenti mancati: su tutti, la collaborazione non andata in porto con Stanley Kubrick, per Arancia meccanica. Le voci e i volti di amici colleghi ammirati compongono un emozionante ritratto d’artista. Si alternano sullo schermo cineasti come Bernardo Bertolucci, Clint Eastwood, Oliver Stone, Marco Bellocchio, Paolo e Vittorio Taviani, Barry Levinson, Roland Joffé, Carlo Verdone, Dario Argento, lo stesso Tarantino; musicisti come Bruce Springsteen, John Williams, Joan Baez, Hans Zimmer, Nicola Piovani, Franco Piersanti, Quincy Jones e Pat Metheny.

Il documentario, presentato in anteprima alla Mostra del cinema di Venezia, è stato mostrato in anteprima al cinema il 29 e 30 gennaio 2022, prima dell’uscita nazionale nelle sale del 17 febbraio 2022, distribuito da Lucky Red. La struttura del film ripercorre il libro-intervista omonimo di Tornatore, edito da HarperCollins, nel 2018. Ennio, Nastro d’argento 2022 per il Miglior documentario sul cinema, narra la vita e i sogni di un uomo rigoroso alla costante ricerca dell’approvazione paterna. Dall’infanzia, governata da Mario, il padre trombista; alla giovinezza, come allievo del maestro Goffredo Petrassi, al Conservatorio di Santa Cecilia; dal lavoro alla Rca come compositore e arrangiatore di canzoni pop come Sapore di sale, Il mondo, Se telefonando, e i successi di Edoardo Vianello, Dino, Gianni Meccia e Gianni Morandi. Infine, l’incontro con Sergio Leone e il cinema.

Il compositore, autentico coautore dei registi con cui ha lavorato, dagli anni Sessanta fino ai nostri giorni, diventa l’alfiere di un sofferto ecumenismo musicale. Il “metodo Morricone” si basa sull’elaborazione di opposte piccole cellule sonore, che combinate, diventano una composizione irripetibile. In perenne conflitto tra il contrappunto, la musica atonale e la melodia. Dalla passione per la musica barocca di Claudio Monteverdi e Girolamo Frescobaldi alla devozione per il neoclassicismo di Igor Stravinskij, fino alla sperimentazione pura esercitata insieme al Gruppo di improvvisazione Nuova Consonanza, Morricone per anni ha creduto di personificare il “figliol prodigo” della musica colta. È riuscito a placare i propri demoni alla conclusione di un lungo e lacerante percorso grazie a Maria Travia. La moglie. Che ha esercitato un ruolo fondamentale, custodendo la fragilità e il talento del marito. Un compositore unico. 


di Andrea Di Falco