Visioni. “Non siamo più vivi”: un racconto di formazione sugli zombie

venerdì 25 febbraio 2022


Un omaggio all’universo dei “morti viventi” arriva dalla Corea del Sud. È la storia degli effetti devastanti di un virus sugli esseri umani. L’epidemia nasce dal morso di un topolino bianco a una studentessa adolescente. Non siamo più vivi (Jigeum Uri Hakgyoneun) è una serie tivù, dal 28 gennaio 2022 su Netflix, basata sul webtoon Now at Our School di Joo Dong-geun. Il racconto audiovisivo scritto e diretto da Lee Jae-kyoo mostra, in 12 puntate di quasi un’ora ciascuna, gli effetti tragicomici di una scuola superiore presa d’assalto dagli zombie. La narrazione prende il via quando un ragazzo, vittima di bullismo, viene “vendicato” dal padre, docente nello stesso istituto di Hyosan, vicino Seul. L’uomo di scienze decide di sperimentare sul figlio un siero che ne sviluppi la ferocia. Il risultato è nefasto: il giovane si trasforma rapidamente in uno zombie. A quel punto, il virus divampa nella scuola e si diffonde nella città. La serie che sta furoreggiando sulla piattaforma in streaming si propone di replicare il successo di Squid game.

Tra contagi epidemici, subitanee infezioni, “non morti” simili agli odierni asintomatici da Covid-19, quarantene e lockdown, Non siamo più vivi costruisce un confronto costante con lo scenario pandemico quotidiano. Così la serie precipita i giovani protagonisti in un angosciante stato d’assedio in cui gli zombie mordono, uccidono e, paradossalmente, rendono “immortali”. La serie racconta le paure, i dissidi, le gelosie e gli amori di un gruppo di ragazzi insicuri. Il regista vuole mostrare l’horror vacui senza citare direttamente i “morti viventi” di George Romero. Non a caso, se per il cineasta americano l’aspetto politico è dirimente, per la sua messa in scena, Joo Dong-geun rifugge i significati ideologici e si concentra sui rilievi puramente sociali e generazionali. Non solo. A differenza di Kingdom (2019), serie televisiva coreana scritta da Kim Eun-hee e diretta da Kim Seong-hun, Non siamo più vivi è ambientata nella contemporaneità.

Se l’originalità di Non siamo più vivi risiede nel mostrare il genere zombie in un racconto di formazione, è altrettanto vero che la serie tivù, dopo un inizio avvincente, esaurisce la sua forza propulsiva. Sia dal punto di vista narrativo che registico. La coerenza si sfalda, lasciando spazio alla ripetizione del gioco al massacro. Dai virtuosistici piani sequenza dei primi episodi si passa così, stancamente, ai primi piani e totali a camera fissa.


di Andrea Di Falco