Sanremo 2022, il meglio e il peggio

domenica 6 febbraio 2022


IL MEGLIO

I vincitori: possono non piacere, ma chi vince ha sempre ragione, stateci. Mahmood e Blanco portano in scena una cosa innovativa: per la prima volta un rapporto tra due uomini viene raccontato senza l’ombra di una trasgressione, ma per quello che può essere e che è, in genere, nella realtà, cioè un amore. Con le sue difficoltà, i dubbi, le incomprensioni. Mahmood fa di un fastidioso falsetto la sua cifra interpretativa, però le doti le ha, sia come autore che come interprete. L’altro è una specie di angelo che canta anche bene. E se tutto questo basta a fare di “Brividi” – che non è un capolavoro – il brano più ascoltato di sempre su Spotify in un giorno e a piazzarla nel giro di una settimana al quinto posto tra quelli più ascoltati nel mondo, vuol dire che va bene così.

Amadeus: a conti fatti bisogna chiedere venia anche per le critiche del passato. Amadeus sembra uno messo lì solo per farsi insultare dal comico di turno, invece si è rivelato un genio, nelle sue scelte. Ha svecchiato definitivamente il Festival, ché quando avevamo diciotto anni noi ti vergognavi a dire che vedevi Sanremo, mentre adesso i ragazzini fanno gruppi Whatsapp per scommettere sul podio e si accapigliano che nemmeno ai derby di calcio. Ha tenuto il pubblico tradizionale e lo ha costretto a fare i conti con le nuove tendenze, ché si narra di ottantenni omofobi che alla fine hanno scaricato la batteria degli smartphone per votare Mahmood e Blanco. Ed è lui il responsabile di successi fenomenali come quello dei Måneskin e degli stessi vincitori di ieri. Del resto i numeri parlano chiaro: gli ascolti delle sue tre edizioni sono un rincorrersi di record. Un motivo ci sarà.

Sabrina Ferilli: il suo “Io sono rispettosa delle competenze altrui” di ieri sera andrebbe scritto tra i primi tre articoli della Costituzione. Elegantissima, ironica, scanzonata, sempre intelligente, Sabrinona ci tiene a ricordarci che ce ne è abbastanza di gente che pontifica sui massimi sistemi dall’alto di posizioni di privilegio che rendono il tutto poco credibile. Lei, quindi, intende limitarsi a fare il suo mestiere, che poi è un po’ quello che dovremmo fare tutti. Applausi.

Gianni Morandi: un gran signore. A notte fonda pubblica post in cui appare sinceramente felice per la vittoria dei suoi avversari e per il suo terzo posto, nella consapevolezza che uno come lui può tranquillamente cedere qualcosa ai più giovani. Dichiara essere meritatissimo il trionfo di “Brividi”, che definisce “un brano stupendo, quello che mi è piaciuto di più”. Niente recriminazioni, niente vittimismi da lesa maestà. Morandi può.

Il podio: nel livello generalmente mediocre delle proposte di questa edizione, le prime tre posizioni sono, in linea di massima, quelle più meritate. Ci sarebbero state chicche come Giovanni Truppi o Dargen D’Amico, ma non era seriamente pensabile che avessero chance di vittoria.

 

IL PEGGIO

 

Il livello generale delle canzoni: l’anno scorso – e avevamo anche il coraggio di lamentarci – c’erano i Måneskin, Colapesce e di Martino, Willy Peyote, Madame, Extraliscio, lo Stato Sociale e almeno un’altra decina di proposte di alto livello. Quest’anno non c’era niente di eccelso, quasi niente di buono e pochissimo di decente. Il resto da piangere, ma probabilmente andrà fortissimo tutta la stagione.

La canotta di Giovanni Truppi: il suo, probabilmente, era il più bel pezzo dell’intera edizione, ma non se ne è accorto nessuno, perché tutti impegnati a inorridire delle ridicole canottiere che il cantautore ha voluto infliggerci. Amadeus te ne chiede la ragione e tu rispondi “perché io faccio sempre così”. E tu chi sei? Sogni di essere Faber ma lui, che era lui, non ha mai sognato di presentarsi conciato come un bagnino di Fregene fuori forma, perché sapeva di dover rispettare il pubblico. Caro Giovanni Truppi, avevi la canzone più bella e hai chiuso al diciannovesimo posto. Ed è solo colpa tua.

Il look della Rettore: con questa meravigliosa Ditonellapiaga erano partite a bomba: idolatrate sui social, vezzeggiate dalla critica e altissime in classifica. Ieri sera Rettore ha deciso di presentarsi con una mise raccapricciante che non sto nemmeno a descrivere, perché l’unica cosa che evocava era il pannolone per l’incontinenza. Nella classifica finale sono crollate in sedicesima posizione. È dipeso da quello, non ci sono altre spiegazioni. Il troppo cattivo gusto (vedi anche il Truppi di cui sopra) gli Italiani no, non lo possono perdonare.

La proclamazione: sarà un’impressione, ma sul palco tutti sembravano già conoscere l’ordine di podio. Zero suspense, anche Amadeus pareva volersene andare a letto e ha proclamato il vincitore come se niente fosse. Nessuno è sembrato sorpreso, boh. “Ama”, che siamo rimasti a fare in piedi fino alle due, se non per fremere un pochino?


di Maria Chiara Aniballi