“La fiera delle illusioni”: ascesa e caduta di Stanton Carlisle

mercoledì 26 gennaio 2022


Guillermo del Toro, con La fiera delle illusioni – Nightmare Alley, racconta ascesa e caduta di Stanton Carlisle (cui dà il volto Bradley Cooper), un ambizioso giostraio col talento nel manipolare le persone con poche parole ben scelte, incontra la dottoressa Lilith Ritter (Cate Blanchett), una psichiatra, archetipo della donna malvagia e fatale. Secondo il regista messicano, “ci sono soltanto due storie degne di essere raccontate in qualsiasi forma: la storia di un personaggio che ottiene tutto ciò che vuole, e la storia di un altro che perde tutto”.

Del Toro mette in scena una favola morale dove il cattivo è inevitabilmente vittima di se stesso e dove c’è un peccato e un peccatore senza redenzione, ma non senza punizione. Il film, in sala dal 27 gennaio con Walt Disney Pictures, sceneggiato dallo stesso cineasta insieme a Kim Morgan, e basato sul romanzo di William Lindsay Gresham più che sul film del 1947 di Edmund Goulding, ha come protagonista un uomo senza Dio. Un uomo “che porta guai”, così lo definisce la seduttiva chiaroveggente Zeena (Toni Collette) che insieme a suo marito Pete (David Strathairn), ex mentalista in un luna park itinerante, lo inizia al mondo del circo e soprattutto a truffare gli altri facendo credere di interpretare presente e passato.

E Zeena sarà solo la prima delle tre dark lady, in questo melo noir firmato dal regista messicano, ad accompagnare Stanton sulla strada del male. Dopo una prima parte nel mondo del circo – luogo delle illusioni per eccellenza, pieno come è di promesse non mantenute, felicità procrastinate, “uomini bestia” e rifugio di chi non vuole farsi trovare – Stan infatti lo abbandona. E lo fa insieme a un’altra rappresentante di questa piccola comunità di saltimbanchi, ovvero Molly (Rooney Mara), signora dell’elettricità da cui viene attraversata senza alcun apparente danno. Con lei al suo fianco come assistente, Stanton ormai padrone di tutti i trucchi del mentalista, pianifica di imbrogliare un potente magnate (Richard Jenkins), con l’aiuto di Lilith. “Volevo raccontare una storia classica in modo vivido e contemporaneo, ma volevo anche che gli spettatori si rendessero conto che questa storia parlava del nostro mondo attuale”.

E ancora del Toro sul senso morale de La fiera delle illusioni: “Quando gli spettatori provano un senso di coinvolgimento nell’assistere all’ascesa di un personaggio, la loro più grande paura diventa la caduta di quel personaggio, che può avere un grande impatto emotivo”. Questo grande affresco noir di Guillermo del Toro che, lontano dai toni fantastici de La forma dell’acqua, affonda invece i denti nella realtà degli anni Trenta dove i “mostri del circo” sono ben poca cosa rispetto a quelli dell’alta società, resta un cupo melodramma morale tra luci e ombre. Un’opera creativamente a macchia di leopardo di oltre 150 minuti piena di citazioni che in America ha diviso la critica e deluso al box office (solo dieci milioni di dollari).


di Eugenio De Bartolis