Costa Concordia, un docufilm racconta il naufragio su Rai2

martedì 11 gennaio 2022


Il naufragio della Costa Concordia dieci anni dopo. Il 13 gennaio va in onda, in prima serata su Rai2, il docufilm Costa Concordia, Cronaca di una catastrofe. Il disaster movie ad alto budget ricostruisce, da diversi punti di vista, i fatti. La nave passeggeri comandata da Francesco Schettino sperona uno scoglio sommerso vicino alla costa dell’isola del Giglio, in Toscana. Tra scialuppe che il personale non riesce a usare e la nave che si inclina di lato rendendo i soccorsi complessi, sino all’annegamento di 32 persone, rimaste intrappolate nella nave. Ecco il racconto, in novanta minuti, di una tragedia italiana.

Il progetto è firmato dalla società tedesca Zeitsprung Pictures Gmbh, in coproduzione con Rai Documentari e Sky Studios, distribuito nel resto del mondo dalla Nbc Universal Global Distribution. Scritto da Mariangela Barbanente e diretto da Michael Müller, il docufilm fa rivivere gli eventi del disastro attraverso materiale d’archivio inedito, una fiction recitata, con particolare attenzione alla ricostruzione, mai vista prima in tivù, di quanto è accaduto in plancia di comando e con interviste ai legali attuali di Schettino, l’avvocato Paola Astarita, amica d’infanzia del comandante, e l’esperto cassazionista Saverio Senese che sollevano dubbi inediti sulla metodologia di indagine e sugli aspetti mediatici che hanno trasformato Schettino nel capro espiatorio dell’intera vicenda.

C’è anche un’intervista a Francesco Verusio, che da pubblico ministero ha guidato il processo in cui Schettino è stato condannato a 16 anni di carcere. E ci sono le testimonianze originali dell’ex capo della sezione operativa della capitaneria di porto di Livorno Gregorio De Falco, con una nuova riflessione sulla famosa conversazione radiofonica in cui esorta il comandante Schettino a svolgere le sue funzioni di capitano e a coordinare il salvataggio della nave dall’imbarco e a Mario Pellegrini, all’epoca vicesindaco del Giglio, che si fa portare sulla nave oramai inclinata su un lato, che lascia solo quando quasi tutti i naufraghi vengono salvati. “Il capitano non è autorizzato a lasciare la nave. Ecco perché gli ho detto così bruscamente di tornare indietro. Se fosse tornato indietro, se si fosse preso cura di salvare la gente, le cose sarebbero andate molto diversamente”, dice De Falco.

Mariangela Barbanente ricorda come questo sia “il primo documentario sul naufragio della Costa Concordia realizzato a iter processuale concluso, e che quindi sfugge, o prova a sfuggire, alle partigianerie, all’altalena dell’accusa e della difesa del comandante Francesco Schettino anche se, inevitabilmente, è lui a essere il protagonista principale. Ho cercato di scrivere pensando ad un pubblico europeo, ricercando quelle comunanze utili a mostrare il lato umano della vicenda, che ovviamente non ha nazionalità”. Muller rivendica uno sguardo originale: “Il nostro approccio – sostiene – è stato quello di raccontare da almeno tre punti di vista: quello dei sopravvissuti, dei membri dell’equipaggio e dei soccorritori, senza considerare le nazionalità. La sfida era anche quella di trovare i protagonisti, alcuni dei quali non erano mai stati davanti alla telecamera prima”.

Tra le testimonianze originali di alcuni passeggeri italiani e tedeschi presenti a bordo figura quella del signor Giuseppe Miccoli, che ha combattuto disperatamente per un posto in una delle scialuppe di salvataggio e alla fine ne ha dovuta manovrare una sino a terra da solo. Oppure quelle de gli amici tedeschi Marcel Zuhn e Matthias Hanke che mentre erano nella festosa cena a bordo hanno capito che qualcosa di grave era successo. “Agli albori della tragica pandemia che ancora ci attanaglia, era il marzo del 2020, ci siamo resi conto che non c’era ancora un documentario che riproducesse pienamente i fatti di quella notte dalle diverse prospettive. A questo punto ho chiamato Leonardo Paulillo, abbiamo buttato giù il primo concept del progetto ed abbiamo compreso che dovevamo raccontare questa storia, non si poteva semplicemente lasciarla nella stanza buia dei progetti mancati” racconta il produttore Till Derenbach.

 


di Eugenio De Bartolis