Mussolini-Hitler: tra nazionalismo e razzismo

mercoledì 27 ottobre 2021


Personaggi della civiltà

Benito Mussolini fu un romagnolo dalla giovinezza animosa e sopra tutto deciso a farsi valere. Il padre, socialista, di certo gli trasmise la passione politica di una terra  incandescente di tensioni sociali ed in un’epoca nella quale operai e contadini davano prova di voler reggere l’urto con i “padroni”. Studiò, divenne maestro elementare, non era la sua meta, andò in Svizzera e fece lavori manuali, ma ebbe l’occasione di udire le lezioni di un importante sociologo, Vilfredo Pareto, il quale concepiva la Storia come un perenne cambiamento di élite, di gruppi dominanti. Mussolini era socialista, un socialista che però aveva letto Friedrich Nietzsche e che era per sua propria natura disposto ad esserne influenzato, a considerarsi capo, guida, proteso a eccellenti compimenti, antimediocre Tornato in Italia, cominciò attività politica e giornalistica. A quel tempo, inizi del XX secolo il socialismo aveva perso i tratti anarchici ed estremisti, divenendo “riformista”, vale a dire: cercare di migliorare le condizioni dei ceti che avevano soltanto il loro lavoro, operai e contadini; erano stati fondati sindacati, cooperative, leghe, si attuavano scioperi.

Chi dirigeva i socialisti, Filippo Turati, Claudio Treves, Leonida Bissolati, tra gli altri, cercava accordi con i Governanti, in specie Giovanni Giolitti, per favorire i ceti meno abbienti. E risultati ve ne furono. Mussolini forza questa situazione, si rende protagonista di lotte cruente, riesce a farsi eleggere direttore del giornale del Partito, L’Avanti, e quando accade la guerra dell’Austria con la Serbia che darà inizio alla Prima Guerra Mondiale è, come tutti i socialisti, contro la guerra. L’Italia era alleata con l’Austria e la Germania da anni, alleanza che male andava a coloro che esigevano le terre italiane, Trieste, Fiume, in pugno all’Austria. Ne venne un orientamento con lo scopo di alterare gli accordi, non rimanere uniti alla Germania e all’Austria ma volgersi alla Francia e all’Inghilterra che avevano, insieme alla Russia, dichiarato guerra all’Austria ed alla Germania. Il Governo italiano dell’epoca concorda con la Francia e l’Inghilterra di avere le terre irredente (Trieste, Fiume, Istria) se l’Italia si fosse unita alla Francia, all’Inghilterra. Il che avviene. I socialisti rimangono contrari alla guerra, Mussolini, lentamente e poi subitaneamente, si converte alla guerra. Motivi di impazienza, di frenesia ambiziosa, di fare parte di un enorme evento, di rendere la guerra strumento della rivoluzione (era la convinzione di Lenin), di passione nazionale accendono questa decisione.

Mussolini diventa fautore della guerra, insieme ai Futuristi, ai nazionalisti, alla borghesia che ambiva al porto di Trieste. La guerra, micidiale, con armi che ingigantiscono gli stermini, l’uso di gas, dura fino al 1918, era iniziata nel 1914, per l’Italia nel 1915. La Germania e l’Austria sono sconfitte. Ma prima era stata sconfitta la Russia dalla Germania. I trattatati di pasce sono estremamente punitivi, l’Impero austriaco viene disperso nelle varie nazioni, la Germania costretta a pagare cifre abissali come responsabile della guerra, le vengono tolte l’Alzazia e la Lorena, il bacino della Ruhr, vari territori, i Sudeti, la Slesia, all’Italia viene concesso poco, anche se Nazione vincitrice, Trieste, sì, ma non Fiume, non Pola, non Zata, non l’Istria. Nasce la convinzione di una vittoria mutilata, una frustrazione nazionale, i combattenti reduci ritengono di aver combattuto vanamente, i seicentomila morti italiani sarebbero morti per nulla. Mussolini fonda un partito, ma non ottiene risultati, è il 1919, ha un programma presso che socialista.

Si convince che è vano fare concorrenza ai socialisti, decide di orientarsi a favore dell’impresa privata, perfino della Monarchia, dell’ordine, del contenimento delle rivolte degli operai e dei contadini, nel mentre vi sono stati la rivoluzione in Russia, movimenti rivoluzionari in Europa, la fondazione del Partito Comunista in Italia, l’occupazione delle fabbriche Fiat a Torino, si che Mussolini si pone come restauratore dell’ordine. Con questo progetto e con schiere di seguaci che contrastavano anche fisicamente i socialisti, il Partito Fascista, questa la denominazione del partito di Mussolini, progetta una marcia su Roma, il Re, Vittorio Emanuele III, non consente lo stato di assedio, convoca Benito Mussolini e gli conferisce l’incarico del Governo. Da questo momento, ottobre 1922, al 1943, e quindi, in altro modo, dal 1943 al 1945, Benito Mussolini comanderà l’Italia, dapprima in forme relativamente democratiche, quindi con le elezioni del 1924, dopo l’uccisione di Giacomo Matteotti, con il discorso del 3 gennaio 1925 e con le leggi che eliminavano i partiti, i sindacati, se non dei fascisti, sorgeva la dittatura.

La politica di Mussolini ha quali scopi essenziali l’ordine autoritario all’interno, la potenza all’esterno. All’interno il Fascismo si avvale anche della pacificazione con la Chiesa Cattolica, mediante i Patti Lateranensi, il Concordato, che chiudevano il conflitto dovuto all’occupazione di Roma da parte italiana nel 1870. Per il resto Mussolini fascistizzò la scuola, la stampa, il sindacato, il partito, la pubblica amministrazione, diede luogo ad opere pubbliche di bonifica, alla costruzione di nuove città, ad enti per soccorrere le imprese, ad una irreggimentazione presso che militare (figli della Lupa, Balilla) della gioventù, a gare intellettuali, i Littoriali, fondò l’Accademia di Italia che radunava insigni personalità, favorì l’Enciclopedia Treccani, attuò, mediante il filosofo Giovanni Gentile, una riforma della scuola che valorizzava il Liceo Classico, stimolò iniziative clamorose in campo aviatorio (Italo Balbo, trasvolata oceanica), stabilì colonie estive, ma, come detto, negò ogni libertà ed eliminò, anche delittuosamente, ogni opposizione. Nella politica estera Mussolini rivendicava la grandezza di Roma e dell’Italia, la nascita di un nuovo Impero, la propagazione del fascismo.

Attuò la conquista dell’Etiopia, proclamò, perciò, l’Impero, sostenne i vari fascismi europei e particolarmente quello di Francisco Franco che eliminava il governo socialista della Spagna, ed infine si lega alla Germania di Adolf Hitler credendo che costui avrebbe vinto la guerra, e giunse a promulgare le leggi razziali antiebraiche a somiglianza dei nazisti. Ma la guerra degli italiani fu un disastro. Perdemmo rapidamente l’Impero in Africa, perdemmo migliaia e migliaia di vite in Russia, infine, occupati nel nostro territorio (sbarco in Sicilia degli anglo americani, 1943) Mussolini viene destituito, arrestato. Liberato dai nazisti crea la Repubblica Sociale al Nord, in balia dei nazisti, suscitando una disastrosa, incattivita guerra tra italiani fascisti ed italiani antifascisti. Quando i fascisti ed i nazisti sono alla disfatta Mussolini cerca di scampare, riconosciuto, preso, fucilato, appeso, vilipeso, è in tal modo che chiude l’esistenza, 1945, vivendo 62 anni.

Adolf Hitler

Sebbene di nascita austriaca, Adolf Hitler si sentì tedesco fin da giovane. Ebbe vita difficile resa ancora più malandata e perfino sciaguratissima, al rischio di sopravvivenza, allorché, dopo la guerra e la sconfitta, nella Prima Guerra Mondiale, la Germania sta in condizioni estreme. Hitler rifiutato dall’esercito austriaco si era offerto alla Germania e partecipa con virulenza alla guerra, invasatamente nazionalista. Accecato da un gas, in guerra, sanato, spiantato, dopo la guerra, in cerca di lavoro, dipingendo quadri e tentando di venderli, allo stremo, cova uno spirito di vendetta vertiginoso, contro gli ebrei, che ritiene causa della sconfitta, e razza infima, contro i comunisti, contro chi avrebbe dato per vinto un Paese, la Germania, che a giudizio di Hitler non era vinto, e concepisce la rinascita dominatrice sua e della Germania.

Quando gli viene dato come “lavoro” di immettersi in gruppi eversivi, in quei tremendi anni nei quali formicolavano tentativi rivoluzionari da ogni parte, Hitler scopre che il nucleo che egli deve sorvegliare per comunicarne le intenzioni al potere, è nazionalista e in cerca di riscatto dalla guerra perduta. È il suo mare, la sua concezione. Ne prende rapidamente il comando, è un fanatico della vendetta, un nazionalista a temperatura vulcanica, crede di sapere chi sono i nemici della Germania, l’origine dei mali, gli ebrei, i comunisti, e si scaraventa ed aizza, esalta gli altri a farne massacro. Con tali proseliti azzarda una rivolta, a Monaco, 1925, finita nel sangue, Hitler viene imprigionato, in prigione stende il testo della sua “missione”: Mein Kampf (La mia battaglia), i nemici da recidere, ebrei, comunisti, le terre da ottenere, quelle tolte alla Germania, e quelle ad oriente, giacché occupate da razze inferiori e per il vantaggio della razza superiore, l’ariana, la tedesca.

Quando la crisi del 1929, negli Stati Uniti, travolge la Germania, che aveva vasti rapporti economici con gli Stati Uniti, si che in Germania la disoccupazione è un baratro, la moneta è carta inutile, il Partito nazionalsocialista, fondato da Hitler, ha una sostanziosa affermazione, in lotta contro il Partito Comunista. Con un suffragio ampio nel 1933, il Partito nazionalsocialista, ossia Adolf Hitler, viene convocato dal presidente Hindeburg per fare il Governo. Ma, come in Italia nel 1922 con Mussolini, Hitler non è personaggio da lasciare il potere, al pari di Mussolini, sarà la morte a toglierlo dal potere. Inizia, nel 1933, il totalitarismo nazista. Con pretesti vengono messi fuori leggi i partiti, vengono abolite le libertà, inizia un fenomenale riarmo, da ciò l’eliminazione della disoccupazione, viene esaltata la razza ariana, nazificato ogni aspetto della vita, ebrei e slavi, zingari, omosessuali, individui malcreati vengono considerati da eliminare e sottomettere. Hitler tenta già da subito di prendere l’Austria, Mussolini gli si oppone.

Occupa, Hitler, la Rhur, partecipa, con Mussolini, alla guerra civile spagnola in aiuto a Francisco Franco contro i comunisti e gli anarchici in Spagna, ingloba l’Austria stavolta senza opposizione italiana, occupa i Sudeti e la Cecoslovacchia, ritiene di avere via libera per ogni impresa di conquista considerando vili i paesi democratici, a tal fine stringe alleanza con l’Unione Sovietica per spartirsi la Polonia, ma l’aggressione alla Polonia suscita la dichiarazione di guerra della Francia e dell’Inghilterra. È l’inizio della Seconda Guerra Mondiale. I primi anni sono trionfali per la Germania, conquista la Francia, si espande in Belgio, Olanda, Norvegia, allorché, nel 1940, l’Italia entra in guerra, la sostiene vincente in Africa, tempesta di bombardamenti l’Inghilterra, duelli aree continui, ma quando, illudendosi di farsi alleata l’Inghilterra, invade la Russia, e quando gli Stati Uniti vengono in guerra contro il Giappone, che è vincolato alla Germania ed all’Italia, per la Germania, che pure combatterà con inimmaginabile resistenza e sacrificio, è, comunque, la fine. Perde l’Africa, perde le conquiste russe, è stremata, polverizzata dai bombardamenti, presa da Est e dalla Normandia, verrà stritolata. Hitler si uccide.

I suoi collaboratori in gran parte verranno impiccati (Processo di Norimberga), giudicati responsabili di crimini contro l’umanità. Si erano scoperti in modo clamoroso gli stermini, le sevizie, l’impiego di lavoro schiavistico dei prigionieri politici, zingari, slavi e soprattutto ebrei compiuti dai nazisti. Quanto di più degenerato l’uomo ha compiuto sull’uomo.


di Antonio Saccà