L’apogeo del comunismo: Lenin e Stalin

martedì 26 ottobre 2021


Personaggi della civiltà

La Russia, alla fine del XIX secolo, era un Paese sterminato, misero nella maggior parte, disgraziati contadini alla penuria, possidenti ignavi, feroci, piccole sezioni di industrialismo che ebbero accrescimento pur essendo circoscritte. Imperava lo Zar, dinastia Romanov, secolare, autocratica, legata alla religione ortodossa. Tutto era in pugno alla burocrazia, corrotta, frenante, le classi agiate erano ricchissime, dispendiose, inette. La protesta sociale si affidava a rivolte anche nel passato, ed ora, XIX secolo, a terroristi, anarchici, nichilisti, decisi ad uccidere, come avvenne con l’imperatore Alessandro II. Vi era stata per secoli la servitù della glebe, ma nel 1862 i contadini vennero liberati, molti fornirono lavoro per la nascente industria. Il pensiero liberale non aveva ampio proselitismo, in Russia.

Come detto, l’anarchismo, il nichilismo ebbero anni di attuazione micidiale. Sul finire del XIX secolo anche il comunismo venne assunto da taluni intellettuali russi, tra i quali Plekanov, che però accettava la modificazione riformistica, evoluzionista del marxismo, ossia dare sviluppo alla borghesia finché essa non si dissolveva per le sue difficoltà a conciliare sviluppo della potenza produttiva con l’occupazione e della grande impresa con l’esistenza della piccola impresa. Per Karl Marx ad un livello estremo di sviluppo il capitalismo avrebbe suscitato enorme disoccupazione, sottoccupazione, impoverimento del ceto medio, grandi concentrazioni, e sarebbe stato necessario il socialismo, vale a dire la collettivizzazione dell’economia e la produzione al fine dell’occupazione non per il profitto privato.

Il socialismo che intendeva aspettare lo sviluppo del capitalismo, il socialismo evoluzionistico, riformistico, alla Plekanov, era presente in Europa, Plekanov lo costituì in Russia. Ma un giovane aderente alla socialdemocrazia (il partito comunista si denominava socialdemocrazia), Vladimir Ulianov, nato nel 1870, fratello di Alexander, che aveva partecipato all’uccisione dello Zar Alessandro II, e condannato a morte, si discosta dalle concezioni di Plekanov, che giudicava la Russia arretrata per una rivoluzione socialista mancando una larga borghesia e un numeroso proletariato, e analizza l’esistenza del proletariato e della borghesia presenti in Russia, e si convince che in Russia è possibile la rivoluzione socialista. Lenin si scinde da Plekanov e fonda il Partito comunista. Nel tempo Vladimir Ulianov, che si denominerà, ripeto, Lenin, preciserà gli aspetti essenziali delle sue teorie, innanzi tutto riterrà indispensabile la Dittatura del Proletariato, per eliminare anche fisicamente la borghesia e la proprietà privata, inoltre considererà certa una guerra tra i Paesi capitalisti per il dominio dei mercati, giudica questa fase, che Lenin chiamerà imperialista, la situazione finale, del capitalismo, l’omicidio-suicidio.

 La Russia, nei primi anni del XX secolo ha catastrofi successive, la disfatta nella guerra con il Giappone, moti popolari sanguinosi, infine, nel 1914, la Russia ortodossa si unisce alla Serbia ortodossa nella guerra che diverrà la Prima Guerra Mondiale. Per i Russi è la completa rovina, i tedeschi la annientano, governi relativamente liberali non mettono fine alla guerra che continua e che li vulnera e vulnera lo zarismo. È a tal punto di schianto che Lenin, esule, torna in Russia con l’aiuto dei tedeschi i quali credono che Egli intorbiderà ancor più la Russia. In effetti Lenin, con il proclama: la terra ai contadini, pace subito, ha presa sull’infelice popolo russo, e dopo un mancato atto rivoluzionario, in un secondo atto i comunisti (bolscevichi) prendono il potere, se ne appropriano totalmente, stabiliscono una pace rovinosa con la Germania, affrontano le opposizioni dei russi bianchi (controrivoluzionari di varia ispirazione), e quando la Germania sarà sconfitta riprenderanno le parti cedute. La terra non viene data ai contadini anzi si stabilisce una requisizione dei loro prodotti, al che vi è da parte dei contadini il tentativo di nascondere o non consegnarli.

Ne sorge una penuria che induce Lenin a favorire qualche forma di proprietà privata e di commercio privato, la Nep. Ma nel 1924 Lenin, che era stato ferito da un attentato, muore, forse non soltanto per l’attentato. Si apre una delle crisi di successione più sanguinosa di ogni epoca. Vi erano personalità che avevano dato un sostanzioso contributo alla Rivoluzione e alla guerra contro i Bianchi (controrivoluzionari), innanzi tutto Lev Trockij, che aveva comandato i sovietici nella lotta vittoriosa sui controrivoluzionari, Iosif Stalin, Kamenev, Zinov’ev, Bucharin. Stalin era segretario del Partito comunista e da ultimo non era gradito a Lenin. Scomparso Lenin, si trattava di trovare una via di uscita alla tremenda situazione economica e amministrativa della sterminata Russia, e si trattava di stabilire il rapporto della Russia comunista con il comunismo degli altri Paesi. Bisognava tentare un’affermazione universale del comunismo o provvedere innanzi tutto a stabilizzare il comunismo in Russia? Si trattava di favorire l’industria pesante, gli operai o i contadini? Si trattava di mantenere una minima porzione ad uso privato delle produzioni agricole o di collettivizzare e consegnare tutto allo Stato?

Vinse, con degli ondeggiamenti, la concezione di Stalin: comunismo in un solo paese, la Russia, aiuto dei partiti comunisti stranieri alla Russia, favorire la classe operaia e l’industrializzazione, collettivizzare anche con la violenza l’agricoltura, stabilire piani programmati che dovevano prefigurare dei risultati da raggiungere. Stalin assume il potere, elimina o fa uccidere i rivali, fa uccidere o imprigionare i contadini che non consegnano i loro prodotti, in specie opprime i Kulaki, piccoli possidenti, suscita un terrore che rende i cittadini impauriti, asserviti, e, al contempo, stimolati a fare, ad attuare i programmi, a rendere potente la Russia. Vi è un progetto nella visione di Stalin, Egli è certo che i Paesi capitalisti attaccheranno la Russia e cerca con mezzi ferrei di potenziare il Paese memore delle sconfitte con il Giappone e nella Prima Guerra Mondiale. A costo di sangue, di terrore e di entusiasmo, la Russia si potenzia, e quando la Germania nazista, dopo una breve alleanza con la Russia, la attacca, troverà, dopo le iniziali vittorie, una difesa implacabile, delle battaglie che annienteranno i nazisti (Stalingrado, Leningrado), e sarà proprio l’esercito Russo ad entrare a Berlino. Successivamente Stalin sederà con i vincitori e spartirà con essi (Stati Uniti, Gran Bretagna, Francia) il controllo del mondo.

Ne nascerà un ulteriore conflitto tra mondo comunista e mondo occidentali, con guerre locali. Stalin morirà nel 1953. Il comunismo dell’Unione Sovietica crollerà nel 1989, dopo un lungo confronto specie con gli Stati Uniti, confronto che per la Russia diverrà insostenibile. Alla dissoluzione dell’Unione Sovietica, 1989, i Paesi dominati dalla Russia si accosteranno o integreranno nell’Occidente, la Russia vivrà situazioni avvilenti, risolte in anni recenti con la presidenza di Vladimir Putin.

Lenin fu uomo d’azione ed intellettuale, le sue concezioni sull’imperialismo restano valide, il capitalismo lotta al suo interno, la sua intuizione che un paese arretrato ma con gruppo determinato (il Partito) può fare la rivoluzione servirà ai cinesi, la certezza che ad un grado di sviluppo della tecnologia il capitalismo non potrà conciliare automazione e occupazione e lotterà per la conquista dei mercati e delle materie prime (convinzione di Marx) è attualissima Fu uomo veemente, determinatissimo, consacrato con ogni mezzo a rendere grande la Russia mediante il comunismo. Usare il comunismo per modernizzare la Russia fu la meta spietatissima dello spietatissimo Stalin. Bisogna ascendere ai grandi dominatori orientali, Gengis Khan, Tamerlano, per rinvenire personalità tanto determinate a oltrepassare ogni ostacolo umano pur di attuare lo scopo, difendere la Russia Sovietica in specie dalla Germania nazista, riarmandosi e diventando una potenza industriale che faceva dei contadinigli strumenti del proletariato. Il nazionalismo della Santa Russia trovò nel comunista Iosif Stalin l’artefice di una rinnovata potenza del grande zarismo di Ivan IV, Pietro il Grande, Caterina II, Alessandro I. A mezzo tra la ferocia slava e la razionalità europea Stalin per un trentennio rese trionfante la Russia, lasciando insieme imprese colossali e sangue oceanico.


di Antonio Saccà