Lingua italiana, ancora uno sforzo!

sabato 9 ottobre 2021


L’ignobile esterofilia della oramai ex-Italia e la lista del servilismo linguistico continuano ad espandersi. Come elenco indicativo ma non esaustivo vorrei porre in evidenza: Squadra, gruppo e non Team. Amministratore delegato e non Ceo. Obbligazione e non Bond. Dirigente aggiunto e non Senior. Crediti inesigibili e non Npl (Non performing loans). Aiuto, sostegno, passaggio palla e non Assist. Esame, controllo, rilevazione e non Screening. Prestazione, rendimento, risposta operativa e non Performance. Prelievo automatico e non Bancomat (in inglese “vero”, si dice CD – Cash Dispenser). Dosatore e non Dispenser. Sostegno, avallo, appoggio politico e non Endorsement trasformato in Endorsare. Rete e non Web. Lista di controllo e non Check List. Lista nera, lista di proscrizione e non Blacklist. Sostegno e non Support, con le e sue forme flesse. Completo o abbigliamento e non Outfit. Consulente e non Advisor. Fine settimana e non Weekend. Responsabile, direttore e non Manager. Obiettivo e non Target. Formazione permanente e non Lll– Long Life Learning. In evidenza e non Highlights.

Anticipazioni e non Spoiler. Verificatore di notizie e non Debunker. Selezione del personale o assunzioni e non Recruiting. Reati informatici e non Cybercrime. Libreria e non Bookshop. Riunione e non Briefing. Carta da visita e non Business Card. Acquirente e non Buyer. Ristorazione e non Catering. Utilitaria e non City Car. Allenatore o istruttore e non Coach. Concorrenti e non Competitors. Scadenza e non Deadline. Obbligo di vestiario e non Dress code. Fallimento, crisi aziendale o bancarotta e non Default. Benessere, economia e non Welfare. Aggiornamento e non Up To Date. Permanente o continuativo e non H24. Riabilitazione e non Rehab. Tirocinio o corso di formazione e non Stage (per giunta pronunciato in inglese “steig” e non “stage” essendo una parola francese). Registrare un marchio e non Brandizzare. Marchio e non Brand. Obbligatorio e non Mandatorio. Lavoro in corso e non Work in progress.

Autodenuncia fiscale e non Voluntary Disclosure. Identità sessuale e non Gender. Personalizzazione e non Customizzazione. Minimale, di base e non Basica. Fiducioso e non Confidente. Gestione del personale e non HR (Human Resoucers). Per non parlare di normativa del lavoro e non Jobs Act. Tragicomica la risposta di un deputato nazionale all domanda di un inviato della trasmissione Le Iene: cosa vuol dire Darfur e la risposta fu “dare di fretta”. L’elenco di espressioni itanglish che hanno il loro correlativo in italiano tende ad allungarsi esercitando una pressione negativa sulla lingua italiana come la gramigna che soffoca le piante aggredite. Va fatto rilevare che l’italiano è la quarta lingua più studiata del pianeta e noi la sfregiamo con la solita e inguaribile esterofilia da piccoli provinciali con il complesso di inferiorità che deriva in gran parte dall’ignoranza e dal mancato desiderio di migliorare la propria cultura.

Un complesso infelice che non abbiamo intenzione di eliminare con l’incessante durissimo oscuro e soprattutto faticoso percorso di letture e di autoformazione permanente incoraggiate dall’insegnamento scolastico in stretta cooperazione con i genitori. Spesso i genitori scaricano totalmente la sfida formativa sulle istituzioni. Di fronte a comportamenti divergenti le azioni educative con effetti di medio e lungo termine sono totalmente inefficaci e creano confusione.

La mancata formazione pedagogica – e non solamente didattica – sul fronte dei contenuti culturali non ha minimamente scalfito il narcisismo italico che ama sfoggiare espressioni che danno la parvenza di profondità e di falsa sapienza alle comunicazioni. La conoscenza è ben altra cosa. La Conoscenza (con la C maiuscola) è la risultante di durissimi anni di studio e, soprattutto, di comprensione di quando assimilato, del confronto con gli altri facendo dello scambio continuo una fonte di sapere dinamico. L’invasione di esotismi linguistici ha inoltre il grave effetto di impoverire il bagaglio lessicale della popolazione. Dieci anni fa, la media di parole conosciute era di milleseicento vocaboli, adesso siamo intorno alle trecento parole!

Tutti gli studiosi sono concordi nell’affermare che la capacità di pensare è vasta quanto il numero di parole conosciute. Un lessico ristretto conduce ad una limitata percezione della realtà costruita su un breve elenco di schemi elementari e di frasi fatte apprese dalla rete, dai gruppi di discussione (e non Social e/o Chat). Non a caso alcuni studiosi ripetutamente mettono in guardia sui danni sociali di una situazione in peggioramento. Il danno si concentra sulla capacità di leggere semplicemente un testo: siamo al settanta percento della popolazione. Nettamente inferiore la quota di coloro che comprendono i contenuti di un testo dopo averlo letto: siamo al quaranta percento! I mezzi di informazione (e non Media) sparando frasi fatte e slogan perché la mente li trattiene più facilmente (No vax; negazionisti, buonismo, gender, green) peggiorando e abbassando gravemente il livello di comprensione medio della popolazione.

Ben vengano rubriche televisive a difesa della lingua italiana. Mi riferisco al brevissimo e piacevole intermezzo in Uno Mattina, Rai 1 curato dal professor Francesco Sabatini. Meglio di niente ma è veramente poca cosa rispetto ad una lingua che è fra le quattro più studiate del pianeta! Sarebbe augurabile un incremento strutturato di trasmissioni senza temere un crollo di ascolti (e non Share). La gente ha un grande bisogno di qualità. Basta iniziare e il gradimento si farà vedere immediatamente!

E invece? Siamo ancora alla scenetta della “Aqua fontis” del Manzoni. Tristemente e stupidamente attuale!


di Manlio Lo Presti