Storia della falsificazione nell’arte

martedì 31 agosto 2021


Intervista a tutto campo al critico d’arte Paolo Battaglia La Terra Borgese

Il nostro breve viaggio nel mondo della Cabala prosegue, con qualche altro concetto. Il primo capitolo della Genesi viene chiamato col nome di “Berechit”, che in italiano si traduce in “Inizio, principio”. Si sente parlare comunemente di “storia dell’arte”, ma esiste una storia del falso d’arte? A tal proposito sono lieta di pubblicare l’intervista che abbiamo realizzato con Paolo Battaglia La Terra Borgese, autorevole critico d’arte.

Lei è qualificato come dotto esperto di storia e critica artistica. E quindi può offrirci una ricostruzione storica per farci conoscere e comprendere le origini del falso nell’arte.

Cercherò di essere chiaro. Per falsificazione d’oggetti d’arte è da intendersi la contraffazione di opere altrui praticata con intenzione di dolo. Possono ritenersi casi di falsificazione quelli in cui un antiquario vende una copia vantandola come originale, oppure in cui l’oggetto non appartiene all’autore dichiarato o il venditore spaccia per antica un’opera che invece non lo è affatto.

Ma a quando risale la prima contraffazione?

Generalmente si ritiene che il sorgere del falsificatore di oggetti d’arte coincida con gli inizi delle collezioni private. Tanto ai tempi dell’antica civiltà greca che egiziana, l’artista e l’artigiano, lo scultore, il pittore e l’architetto profondevano il loro talento in opere che sarebbero appartenute allo stato; pochissimi oggetti d’arte restavano ai privati. Al tempo di Roma imperiale, in seguito alla conquista dei vari Paesi, il collezionista privato cominciò ad apparire comperando dai soldati e dai reduci dalle guerre i tesori d’arte delle ricche regioni sottomesse.

Quindi già a quell’epoca esistevano i falsari!

Non esattamente. La figura del collezionista ricompare nell’epoca rinascimentale, quando l’amore per l’arte classica si accende intenso; meravigliose opere d’arte in gran numero sono state raccolte presso le corti d’Italia e di Europa. In questo periodo però più che di falsificazione conviene parlare di imitazione. Gli artisti di frequente copiavano per esercitarsi e gli amatori, senza preoccuparsi se trattavasi di originali o meno, volentieri comperavano opere d’imitazione compiute da artisti che divennero poi famosi, quali, ad esempio, Michelangelo e Donatello.   

E il primo falso della Storia? quando fu realizzato?

Il secolo in cui la vera e propria falsificazione fiorì è il XVIII: ad esempio con le scoperte di Ercolano e Pompei il commercio artistico fu invaso da moltissime pitture e sculture che ingannarono anche gli intenditori.

Sì, dal punto di vista storico adesso è tutto più chiaro. Ma tecnicamente come si realizza un falso?

Le astuzie usate dai falsificatori sono molteplici ed ingegnose: così viene adoperato materiale datato, affinché abbia parvenza di autenticità; come legni tarlati per mobili che vengono poi spacciati per antichi e si utilizzano fogli tagliati da libri antichi per realizzare disegni falsamente coevi. E così via, non ci sono limiti a fantasia e ingegno.

Come si distingue un falso dal vero?

Naturalmente per poter sventare questi inganni il mezzo più sicuro è quello di affidarsi ad un esperto ed onesto conoscitore, che possa riconoscere, eventualmente, le incongruenze stilistiche. Tuttavia anche i certificati di autenticità, che solitamente vengono rilasciati da eruditi, sono talvolta usati per aumentare il valore economico di un’opera d’arte di importanza mediocre. Difficile e complessa è la identificazione di opere di pregio, compiute in epoca relativamente recente, perché intorno ad esse la critica non si è ancora potuta approfondire. Anche la tradizione familiare può essere causa di false credenze, a meno che non sia sostenuta da documenti; così pure le firme sui dipinti non costituiscono una prova positiva di autenticità, infatti molti artisti, nel passato, non firmavano le loro opere. La validità della firma può essere accettata soltanto quando lo stile del dipinto è chiaramente quello dell’artista.

È possibile fare una indagine di tipo diagnostico con le tecnologie oggi a disposizione?

Esiste una diagnostica artistica. In seguito a nuovi ritrovati della fisica l’identificazione dei falsi, in pittura, può essere molto facilitata: largo uso si fa della fotografia e dei suoi derivati, come la microfotografia e la fotografia a luce radente. Mediante la prima si possono ottenere forti ingrandimenti ed osservare così minutamente la tecnica della pennellata e del colore; mediante la seconda è possibile arrivare ad identificare i vari strati di colore. Ultima ed efficace applicazione è quella dei raggi Röntgen che possono accertare se una tela già dipinta è stata in seguito falsificata, senza ricorrere al vecchio sistema del raschiamento della tela.

Quali sono i professionisti che decretano l’autenticità di un dipinto?

Critici dell’arte, storici, tecnici del restauro e scienziati fanno squadra, alleati, per smascherare ogni contraffazione artistica, trovando gli errori e gli anacronismi stilistici. Tante opere false sono smascherabili con l’analisi chimica del colore che individua pigmenti ancora sconosciuti nel periodo in cui il dipinto avrebbe dovuto essere stato effettivamente concepito. Ma i procedimenti scientifici tuttavia non riescono a provare sempre la falsità, oppure assicurare l’originalità di un dipinto; lo strumento fondamentale rimane perciò il giudizio estetico, anche se tratto col soccorso delle diverse scienze tecniche.


di Pierpaola Meledandri