Carlo Airoldi, le Olimpiadi e un libro

lunedì 21 giugno 2021


L’importante non è vincere ma partecipare” è una delle citazioni attribuite a Pierre de Coubertin, il padre delle Olimpiadi dell’era moderna. Fu lui, infatti, che nel 1894 riuscì a far approvare il progetto di riportare in auge i giochi, forse anche grazie alle emozioni destate dalla scoperta della città di Olimpia dove, in onore di Zeus, avevano abitualmente luogo quasi tremila anni fa.

Carlo Airoldi, classe 1869, più che partecipare era convinto di poter vincere. Carlo è un forzuto ragazzotto che si esibisce nelle feste di paese per arrotondare lo stipendio da operaio ed ama marciare, correre, sfidare se stesso ponendosi limiti sempre più alti. Nel 1895 partecipa alla Milano-Barcellona, una marcia massacrante di 1.050 chilometri. In quell’occasione dà prova di grande spirito sportivo poiché, sebbene in testa, a trenta chilometri dalla fine torna indietro per soccorrere il suo acerrimo rivale e taglia il traguardo portandoselo in spalla. Il premio in denaro è più di duemila pesetas. Sull’onda dell’entusiasmo, nello stesso anno sfida Buffalo Bill – che si esibiva in un circo equestre americano in tournée in Italia – in una gara di 500 chilometri in cui lui avrebbe corso a piedi mentre William Frederick Cody (questo il suo vero nome) a cavallo. La sfida non avvenne poiché Buffalo Bill pretendeva di poter disporre di due cavalli.

Sempre alla ricerca di nuove prove da superare, nel 1896 Airoldi viene a sapere che ad Atene avrebbero avuto luogo i primi giochi olimpici dell’era moderna. Deve assolutamente partecipare alla maratona: una corsa di 40 chilometri non è nulla per un podista come lui. Il viaggio in nave è troppo caro e l’unica possibilità è raggiungere la Grecia a piedi. Ma comunque servono fondi. Quando entra nell’ufficio del direttore del giornale “La Bicicletta” per chiedere il finanziamento del viaggio in cambio di un dettagliato resoconto dell’avventura, probabilmente non si aspettava un “sì”.

È il 28 febbraio 1896 e Carlo inizia a marciare: Milano, Trieste, Fiume e Spalato dove si lascia coinvolgere in una sfida contro il miglior podista cittadino. Sole, pioggia, neve, fango, strade dissestate, alloggi di fortuna, i briganti, i lupi. A Dubrovnik cade e si ferisce a una mano. Poi il traghetto fino a Corfù, da lì sempre via mare a Patrasso e il 31 marzo finalmente giunge ad Atene. Carlo, di fronte al principe Costantino I, vede sgretolarsi il suo sogno quando, alla domanda sull’aver mai ricevuto premi in denaro, risponde sinceramente: quelle duemila pesetas lo promuovono nella categoria dei professionisti e il regolamento olimpico ammette solo dilettanti.

Nonostante il carteggio tra Italia e Grecia, il supporto della stampa locale e le illazioni sulla volontà del Comitato olimpico di escludere l’incredibile italiano per assicurarsi che sia un greco a vincere la gara simbolo dei giochi, Carlo Airoldi non verrà ammesso. E sarà infatti un greco, Spyridōn Louīs, a passare alla storia come il vincitore della prima maratona delle Olimpiadi dell’era moderna ma Carlo Airoldi, con un’impresa degna di Filippide, è entrato nella leggenda.

A quelle prime Olimpiadi partecipano solo 13 Paesi e 250 atleti ma si trasformano quasi subito in un appuntamento internazionale fisso, con le sole interruzioni dei conflitti mondiali. Sono un rito, caratterizzati da elementi e simboli come il motto citius, altius, fortius (più veloce, più alto, più forte) o la bandiera con i 5 cerchi – i cui colori sono presenti nelle bandiere di tutti i paesi del mondo –  e sono ricchi di momenti e gesti tradizionali da rispettare e onorare: la staffetta della fiaccola che porta la fiamma olimpica da Olimpia fino alla sede dei giochi, le cerimonie di apertura e chiusura, l’accensione del braciere da parte del tedoforo e il suo spegnimento.

Un rito fatto di determinazione, passione e spesso rinunce. Gli atleti che partecipano alle Olimpiadi sono consapevoli di far parte di un pezzo di storia e molti di loro sono diventati leggenda come Nadia Comaneci, Emil Zátopek, Carl Lewis, Usain Bolt e gli italiani Pietro Mennea, Sara Simeoni, Dorando Pietri, i fratelli Abbagnale. Tutti loro, insieme a molti altri, si possono ritrovare in un libro in uscita in questi giorni “Leggende Olimpiche” (Iacobelli editore) - scritto da Giampiero Vigorito e con la prefazione di Sandro Fioravanti – in cui si raccontano 100 storie, 100 ricordi, 100 momenti, 100 momenti cruciali che hanno infiammato i giochi olimpici.

Le XXXII Olimpiadi si terranno a Tokyo dal 23 luglio all’8 agosto 2021: i giochi, che avrebbero dovuto tenersi nel 2020 ma l’emergenza pandemica lo ha impedito, saranno i primi a tenersi in un anno dispari. Sono attesi più di 10mila atleti, provenienti da più di 140 Paesi e che si confronteranno in 50 discipline diverse. Da Seul 1988 i giochi sono aperti anche ai professionisti e Carlo Airoldi avrebbe potuto partecipare e magari avrebbe persino vinto la maratona. Forse, però, non sarebbe diventato una leggenda.

(*) Giampiero Vigorito, “Leggende Olimpiche. I 100 momenti cruciali che hanno infiammato i giochi olimpici”, prefazione di Sandro Fioravanti, Iacobelli editore


di Valentina Daneo