lunedì 14 giugno 2021
La storia ce lo insegna. Da Leonardo da Vinci a Primo Levi in molti si sono si occupati della relazione tra arte e scienza, cercando di cancellare i limiti di una presupposta e assoluta incomunicabilità.
Nella mentalità corrente il sapere umanistico e quello scientifico sembrano due forme di conoscenza in antitesi tra loro, come se l’approccio del primo fosse circoscritto a una visione intuitiva ed estetica della realtà, mentre il secondo semplicemente rivolto a uno scrutare profondo e razionale. Tale antitesi è piuttosto moderna, in quanto sino alla Rivoluzione scientifica dovuta al post-Illuminismo non sussisteva ancora una netta cesura. Infatti, etimologicamente, il termine latino “ars” qualificava nel mondo classico tanto l’arte che la tecnica. Ancor prima, per Aristotele arte e scienza erano entrambe figlie dell’esperienza. L’arte veniva così intesa come il punto d’incontro di diverse attitudini e con competenze di natura esperienziale ed empirica.
Nel Medioevo il sapere veniva concepito nella sua unità: la medicina nell’antichità come nell’epoca delle cosiddette arti liberali era infatti considerata come “ars medica”. La massima coesione la si raggiunse nel Rinascimento, grazie ai poliedrici studi in vastissimi campi dello scibile umano, opera del grandissimo Leonardo da Vinci. Successivamente lo stesso Galileo Galilei, argomentando le sue scoperte in testi di pura letteratura, proseguì quest’opera unificatrice: il mondo viene concepito dal medesimo come un libro nel quale è scritto per mano di Dio, in caratteri matematici, il disegno dell’intera Creazione. Ma parimenti, nei suoi testi, si rinviene la comunicazione di concetti scientifici e astratti. Trovano poi in una espressione letteraria anche acquisizioni importanti della scienza contemporanea, come i concetti che introducono alla fisica quantistica o alle più recenti scoperte sulla vita.
Nel 1959 apparve il testo con cui l’inglese Charles Percy Snow ribadiva la totale scissione tra le due culture: quella scientifica e quella umanistica. Molti intellettuali, in Italia e all’estero, rimasero toccati dalle concezioni di questo autore. Primo Levi, ad esempio, scrisse che se realmente esiste una scissione tra scienza e arte, si deve trattare di un fenomeno incongruo: perché questa separazione non la conoscevano Dante, Leonardo, Michelangelo, Galileo, Cartesio o Goethe. Ancora oggi, forse, dobbiamo misurarci con la provocazione di Snow, perché la presunta e voluta rottura tra le due culture non è del tutto sanata.
Una separazione tra arte e scienza – a mio avviso – è innaturale in quanto i due approcci portano a un’unica realtà: le stesse sono manifestazioni diverse, ma incardinate su uno stesso asse, di un’unica cultura: la cultura umana. Arte e scienza si intrecciano e si influenzano reciprocamente molto più di quanto, in prima battuta, siamo portati a credere. Restano entrambe espressione delle capacità acquisite dall’uomo di formulare un pensiero per costruire una elaborazione e una rappresentazione del mondo.
Una forte analogia tra le due può essere espressa dal procedere attraverso l’elaborazione di modelli. Le teorie scientifiche sono esempi da cui si originano, crescono e si perfezionano nuove idee: è questo il versante realmente più creativo della pratica scientifica. Anche l’arte, a sua volta, elabora modelli però nella sfera artistica il modello non viene assunto necessariamente per attinenza logica, come accade in ambito scientifico.
Oggi nell’era dell’high tech, arte e scienza, intese anche come mera tecnica, trovano nuovamente ragione d’essere; pensiamo solo alle immagini di computer-grafica, alla loro bellezza e valenza scientifica. Sembra quasi che in questo campo la scienza incontri la creatività e – diventando opera d’arte – si metta a servizio dell’arte con le proprie soluzioni, opportunità e innovazioni offerte all’intero universo della cultura.
di Pierpaola Meledandri