giovedì 20 maggio 2021
Nel 1902 nasce Helene Bertha Amalie Riefenstahl, detta Leni. È sicura di sé. Ha una loquela fluida che denota ampie letture e capacità di riflessioni, ma anche di risposte secche, dure e frontali anche all’uomo più pericoloso del momento: Adolf Hitler. Al Führer questa donna alta, magra e combattiva piace e le affida la creazione di una vasta memoria fotografica e filmata del suo regime del terzo millennio. Lei non si tira indietro impadronendosi dell’area parallela a quella dell’architetto Albert Speer e del tecnologo della propaganda, Joseph Goebbels. Lavorano in parallelo ma in perfetta integrazione che non crea alcuna sovrapposizione!
Leni inizia il suo lungo e straordinario percorso come danzatrice classica prima e moderna poi. Si esibisce in varie città. Subisce molti infortuni a causa della fragilità delle articolazioni, fino al punto di compromettere un ginocchio. Per nulla scoraggiata cambia itinerario. Nel 1915 entra nel mondo del cinema con un ruolo in un film finlandese. Rientra a Berlino per motivi di salute. Inizia a vedere i primi documentari in spazi aperti e di montagna.
Il destino gioca per lei. Incontra un regista altoatesino che la fa lavorare in alcuni suoi film muti. Recita bene. Viene conosciuta dal grande pubblico tedesco e da registi di vario livello. Il sonoro entra nel cinema. Nel 1930 aspira ad avere il ruolo di protagonista del film L’angelo azzurro, ma il regista Josef von Sternberg a lei preferisce Marlene Dietrich. Leni continua il cammino. Apprende la tecnica del montaggio e della fotografia, fa uso di strumenti nuovi. La bella maledetta (Das blaue Licht) è il suo primo film come regista in un mondo totalmente maschile. Ne è coautrice della sceneggiatura, attrice protagonista e produttrice. Nel frattempo, è profondamente impressionata dal Mein Kampf.
L’anno dopo è presente al raduno elettorale della Nsdap, Partito Nazionalsocialista tedesco dei lavoratori. È affascinata dalla energia dialettica di Hitler. Decide di incontrare il Führer che ha già visto con interesse il film La bella maledetta. Nasce subito una fruttuosa collaborazione: lei avrebbe ritratto una Germania eroica, mitica e wagneriana in modo da presentare forte, bella e potente in tutto il mondo. Nel 1933, Hitler chiede a Leni di filmare il Congresso del partito e lo intitola Der Sieg des Glaubens (La vittoria della fede). Per ordine di Hitler l’opera viene distrutta per eliminare la figura dell’avversario Ernst Rohm. Una copia si salva a Londra.
Fonda una casa di produzione con il suon nome e nel 1934 il suo film La bella maledetta è classificato come il migliore. Leni continua a correre! Nel 1933 gira un altro film di montagna, dove recita in una lingua diversa dal tedesco. Rifiuta di trasferirsi a Hollywood. Accompagna il regista Fanck ai giochi olimpici. Si interessa alla cinematografia sportiva. Nel 1934 Adolf Hitler le ordina di girare un altro film del congresso del partito ma lei rifiuta preferendo la regia di un film in Spagna, ma il progetto naufraga a causa della guerra civile. Nonostante il timore di essere troppo identificata con il nazismo, accetta la proposta di Hitler e gira il film Il trionfo della volontà, il primo film compiuto di propaganda a favore di un regime in tutto il mondo.
Applica nuove tecniche di ripresa utilizzando teleobiettivi e grandangoli. Realizza inquadrature panoramiche e riprese dall’aereo con la travolgente musica wagneriana come colonna sonora. Leggendarie le riprese di masse di soldati che marciano sincronizzati mentre si ascoltano in sottofondo i discorsi di Hitler. Le immagini e le riprese valorizzano le sceneggiature elaborate dall’architetto Albert Speer con sapiente gioco di luci ed ombre. Rifiuta di aggiungere al Trionfo della volontà inserimenti suggeriti da Hitler per includere l’esercito e invece gira due film.
Il primo è I giorni della libertà e l’altro è interamente dedicato all’esercito: Tag der Freiheit: Unsere Wehrmacht (I giorni della libertà: Il nostro esercito). Sono introdotte le leggi razziali nel 1935. Leni cerca di negare l’esistenza del cortometraggio ma se ne trova una copia ne 1971 e questo le procura effetti negativi sull’opinione pubblica. Realizza il primo vero e proprio film sportivo intitolato Olympia sui giochi olimpici di Berlino del 1936. Lo gira in autonomia producendolo direttamente per evitare gli interventi condizionanti di Goebbels con il quale i rapporti si raffreddano. Il film Olympia rimane il migliore film sullo sport ancora oggi.
I temi sono l’esaltazione del regime della nuova Germania come promotrice di valori salutari e educativi. Un viaggio in America blocca i suoi tentativi di diffusione dei suoi film a causa dell’ostilità di cineasti tedeschi in fuga dal nazismo. Vive la sconvolgente esperienza delle sanguinose vittorie delle armate germaniche in Polonia. Rientra subito a Berlino. La sconfitta finale del regime nazista blocca ulteriori progetti. Subisce nel dopoguerra la condanna agli arresti domiciliari per quattro anni. Viene fatta bersaglio di accuse infamanti, fra le quali quella di aver usato prigionieri dei lager come comparse. Negli anni Cinquanta il suo percorso rallenta fino a quasi fermarsi. Negli anni Sessanta inizia viaggi in Africa dove gira vari documentari. Acquisisce il brevetto di operatrice subacquea e gira vari documentari fra il 1972 e il 1992.
Vive momenti di alti e bassi a causa del suo passato filonazista. Si sposa con il suo collaboratore di quaranta anni più giovane di lei. Si spegne all’età di centouno anni! Leni fu prima in varie situazioni: nel cinema sportivo, di montagna, nelle tecniche cinematografiche con le panoramiche dall’aereo, i campi lunghi, il gioco delle ombre, la sincronizzazione della colonna sonora come enfatizzazione emozionale delle scene, la prima a coinvolgere attivamente gli spettatori con canti e battimani (*), la prima ad usare le riprese aeree, a rimodulare lo scorrere del tempo degli eventi filmati con abilissime dissolvenze. Leni Riefenstahl è stata il trionfo della volontà.
(*) Nota
Nella stampa dell’epoca appaiono costantemente trafiletti o lunghi articoli in cui si invita il pubblico, su esplicito desiderio di Hitler, a partecipare in massa alla visione del film. Per fare in modo che il pubblico si sentisse riportato alle atmosfere norimberghesi sin dall’ingresso in sala e vivesse la proiezione come un’estensione dell’“esperienza” del congresso, i cinema in cui si teneva la proiezione, soprattutto nelle prime settimane di programmazione e nelle grandi città, venivano allestiti con bandiere e scenografie simili a quelle dei luoghi del congresso di Norimberga. Una volta dentro, il pubblico seguiva la proiezione in maniera attiva scandendo slogan, sottolineando i passaggi salienti con applausi, rafforzando col saluto nazista e il favore verso il Führer. In tal modo, i riti del congresso venivano esportati alla sala cinematografica e la proiezione diventava un’esperienza rituale. (L. Quaresima, Kino als rituelle Erfahrung, “Triumph des Willens” im Ufa-Palast, in Das Ufa-Buch. Kunst und Krisen, Stars und Regisseure, Wirtschaft und Politik, a cura di von H.-M. Bock, M. Töteborg, Zweitausendeins, Frankfurt a.M. 1992, pagine 250-253) .
di Manlio Lo Presti