Attualità del pensiero del Guicciardini

venerdì 23 aprile 2021


Nelle relazioni umane della vita quotidiana, non sempre i comportamenti interpersonali sono improntati ad una naturale benevolenza verso il prossimo (senza volersi spingere al pessimismo dell’homo homini lupus di Thomas Hobbes), per cui è necessario un “esercizio costante” o allenamento alla gentilezza, che da mera forma si tradurrà in sostanza. Aristotele nel secondo libro dell’Etica Nicomachea insegnava la stretta connessione tra abitudine e comportamento morale, dal quale l’aggettivo “morale” ha mutuato la propria radice (mores). Questa premessa ci appare utile per introdurre alcune riflessioni dai Ricordi di Francesco Guicciardini (1483- 1540), da non ridurre a meri suggerimenti utilitaristici o ad astute strategie comunicative, in quanto il risultato finale che ne consegue, è quello di poter migliorare i rapporti umani, e quindi il progresso della civiltà nel suo insieme, scaturente non solo da nobili e spontanei moti altruistici, ma anche da realistiche ponderazioni di finale utilità generale.

Avvertite bene nel parlare vostro di non dire mai senza necessità cose che riferite possano dispiacere ad altri; perché spesso in tempi e in modi non previsti nocciono grandemente a voi medesimi: avvertitevi, vi dico, bene; perché molti, ancorché prudenti, vi errano, ed è difficile l’astenersene; ma se la difficoltà è grande, è molto maggiore il frutto che ne ricava chi sa mantenersi prudente. Quando pure o la necessità o lo sdegno v’induce a dire ingiuria ad altri, avvertite almeno a dire cose che non offendano altri che lui; se volete ingiuriare una persona prossima, non dite male della patria, della famiglia o del parentado suo; perché è pazzia grande volendo offendere un uomo solo, ingiuriarne molti”.

Altrettanto utili ed attuali sono le sue considerazioni sull’Amicizia: “Non c’ è più preziosa cosa degli amici: perciò, quando potete, non perdete la occasione- del farne; perché gli uomini si rincontrano spesso, e gli amici giovano, ed i nemici nocciono in tempi e luoghi che non ti saresti mai aspettato. È grandissima prudenza e da molti poco osservata sapere dissimulare le insoddisfazioni che hai da altri, quando tale accortezza non ti provochi danno e infamia, perché accade spesso che in futuro viene occasione di doverti avvalere di costoro. Il che difficilmente ti riesce, se l’interessato già sa che tu sei adirato verso di lui, ed a me è accaduto molte volte che io ho dovuto avvalermi di persone, contro le quali ero malissimo disposto; e loro, credendo il contrario, o almeno non percependolo, m’hanno aiutato prontissimamente”.

Spesso ci si sofferma sull’utilitarismo del Guicciardini, ma è una considerazione riduttiva, in quanto la sua personalità non può essere compresa senza richiamare anche altre sue riflessioni sul tema centrale della coscienza morale: “Non vi spaventi dal beneficare gli uomini la ingratitudine di molti; perché oltre che il beneficare per sé medesimo senza altro obietto è cosa generosa e quasi divina, si riscontra pure beneficando talvolta in qualcuno sì grato, che ricompensa tutte le ingratitudini degli altri. Gli uomini tutti per natura sono inclinati più al bene che al male; né vi è alcuno il quale – salvo le eccezioni – non faccia più volentieri il bene che il male; ma è tanto fragile la natura degli uomini, e sì frequenti nel mondo le occasioni che invitano al male, che gli uomini si lasciano facilmente deviare dal bene. E però i savi legislatori trovarono i premi e le pene; che non fu altro che con la speranza e col timore volere tenere fermi gli uomini nella inclinazione loro naturale. Se alcuno si trova che per natura sia inclinato a fare più volentieri male che bene, dite sicuramente che non è uomo, ma bestia o mostro; poiché manca di quella inclinazione che è naturale a tutti gli uomini”.

In un momento di accresciuta disaffezione verso la politica come nell’emergenza del Coronavirus, le riflessioni dello scrittore fiorentino possono tornare di attualità per un approccio ragionato e non meramente emotivo, verso la presente difficile navigazione della politica, cercando di coglierne dietro gli scuri, anche quei chiari che possono acquisire – per contrasto – maggiore splendore e visibilità.

 


di Tito Lucrezio Rizzo