La ricerca continua di Isabel Russinova

venerdì 26 febbraio 2021


Bionda, eterea, in equilibrio con il mondo che la circonda. Lei è Isabel Russinova, nome d’arte di Maria Isabella Cociani Russinova. Una donna la cui costante è la ricerca, oltre che la curiosità per tutto ciò che incontra sul suo cammino. Nasce a Sofia da mamma bulgara e papà istriano. Cresce a Trieste, un’infanzia serena. Il suo percorso artistico inizia come modella, per poi debuttare ancora giovanissima come conduttrice del Festival di Sanremo in concomitanza con Discoring, famosa trasmissione ideata da Gianni Boncompagni all’interno di Domenica In.

Una breve parentesi come cantante e via con il cinema. Ma la sua anima è più vicina al teatro e negli anni si spende per questa disciplina in tutte le sue forme. Isabel è un’attenta operatrice culturale, non solo attrice ma drammaturga, sceneggiatrice, scrittrice, regista e produttrice di cinema e del tanto amato teatro. La sua attenzione alle tematiche sociali, al femminile, alle pari opportunità, alla difesa dei diritti umani l’ha portata ad essere testimonial di Amnesty International. È promotrice onoraria della cultura slava, insignita dal ministero della cultura della Repubblica di Bulgaria, corrispondente culturale del Mactt (Mediterranean academy of culture, tourism and trade di Malta). Mamma di due splendidi ragazzi e compagna del regista Rodolfo Martinelli Carraresi, con cui oltre a condividere il progetto famiglia, condivide le passioni.

È anche docente di scrittura creativa per il teatro e l’audiovisivo presso l’Istituto Armando Curcio. Coautrice per Rai Eri-Mondadori di Cento minuti junior. La voglia di sperimentare nuovi orizzonti la porta a fondare e dirigere la società di produzione cinematografica televisiva e teatrale Ars Millennia Production. Realizza la rassegna teatrale “Bravo”, per valorizzare la nuova drammaturgia internazionale, in collaborazione con le Ambasciate e gli Istituti di cultura di molti Paesi come Ungheria, Croazia, Bulgaria, Egitto, Francia, Inghilterra, Polonia, Tunisia, Algeria, e altre.

Isabel è una donna in continuo movimento, pur avendo un aplomb molto elegante nei movimenti, quasi al rallenty, mentre si dà da fare come ogni mamma e donna che, alla fine della giornata, ha avuto a che fare con tutte quelle incombenze che fanno parte del quotidiano. Ed è proprio mentre è indaffarata in una di queste attività di ordinaria amministrazione che finalmente le riesco a parlare.

Siamo a pochi giorni dal Festival di Sanremo, hai condotto un’edizione storica vinta da Tiziana Rivale con Sarà quel che sarà e dalla quale sono usciti numerosi successi e cantanti. Come è cambiato in questi anni il Festival e per te che esperienza è stata?

Sarà cambiato sì, sono passati tanti anni. La mia prima esperienza dopo la moda: la prima volta in assoluto su un palco di quella entità. Ho incominciato con il top, mi è servito e mi ha fatto crescere in maniera importante. Impari la cattiveria, la bontà, l’opportunismo. Un luogo dove le aspettative sono altissime. Ho imparato a vedere i personaggi che prima vedevo da spettatrice sotto una veste diversa. I nervosismi degli agenti: un vero e proprio mercato della musica. Fu una edizione di rottura tra la melodia degli anni ’60 e quello che sarebbe stato in seguito. Il premio Oscar, Giorgio Moroder, dettava legge, si incominciava ad usare il sintetizzatore. Sanremo è nazional-popolare ed è sempre una bella vetrina, fa parte del nostro costume, fa tendenza, fa parlare di sé sempre. Sono felice di essere ricordata anche per averne preso parte. Oggi Sanremo è cambiato perché è cambiata la società, siamo cambiati tutti. Si critica, si odia ma alla fine si fa guardare.

 Che rapporto hai con la tua fisicità e la tua bellezza?

Perfetto, ottimo. Mi piace guardare le mie fasi. Certo, sono una esteta. Rispetto la cura della fisicità, come tutto: le piante, gli oggetti, non sono avvinghiata alla giovinezza ma all’armonia.

Negli anni le donne hanno fatto, per fortuna, un salto di qualità che va dalla doccia nei film a ruoli decisamente più dignitosi. Siamo arrivati a una parità nell’affidamento dei ruoli importanti o il ruolo di protagonista è sempre appannaggio del maschio?

Guarda, non credo. È sempre il percorso che fa la donna. Quando nella commedia italiana c’era la scena della doccia, la donna era circondata da uomini stupidi. Era la donna che teneva il gioco, lui era lì in canotta a costine che tutt’al più diceva qualche battuta insignificante. Io credo che quello sia stato un passaggio importante, necessario all’evoluzione non solo cinematografica della donna. Quella cinematografia è diventata cult perché racconta un passaggio. All’inizio del secolo la donna si muove, evolve, cerca di arrivare, cerca di prendere quello che è suo da millenni di lotte. Ora è un momento delicato, bisogna tenere duro e non regredire. Questo è uno dei momenti più drammatici e delicati.

Mi viene naturale chiederti cosa ne pensi di questa mattanza delle donne a cui assistiamo quotidianamente.

È un problema culturale. Bisogna capire quando questa cosa è successa, quando la donna è stata soggiogata da uomini incapaci. Ci vogliono anni per educare uomini e donne illuminati. Solo attraverso la cultura se ne può venire fuori. È un processo lungo, non basta un giorno per cambiare le mentalità. Serve equilibrio tra maschi e femmine. Se i ragazzi non studiano, se non si impegnano non ci sarà nessun cambiamento. Finché sarà sempre e solo la donna a fare un passo indietro nella propria crescita, quando c’è da badare ai figli, alla casa, ai genitori anziani, non ci sarà parità vera. Siamo vittime e chiuse in una millenaria maledizione, considerate un genere diverso, a tratti inferiore. È una cosa terrificante.

Molti dei lavori che hai fatto ultimamente portano la firma di tuo marito. I vantaggi e gli svantaggi di stare a contatto ventiquattro ore su ventiquattro con il proprio compagno?

Noi siamo abbastanza in sintonia, perché ci piace anche incazzarci, spesso, ma non sempre. Il confronto con una persona sincera che ti guarda e che ti dice la verità. Chi può essere se non uno che ti sta vicino da un tempo giurassico come nel nostro caso. Di lui mi fido ciecamente, anche per la mia crescita professionale, stiamo insieme da quasi 30 anni. Il nostro è un progetto di vita, un progetto importante in cui far convergere tutto quello che ci circonda. Noi siamo due persone libere, io mi sento libera con lui e voglio che lui si senta libero con me. Ed è un equilibrio che continuo a cercare ogni giorno ed è bellissimo. Io sono così con i miei figli, con gli amici. Dalla libertà nasce il rispetto per sé e per gli altri.

Hai fatto molte cose, non legate esattamente alla tua vita artistica. Sei scrittrice, sceneggiatrice, corrispondente culturale, testimonial di Amnesty International e tante altre cose. Quale, tra queste, occupa con più soddisfazione il tuo spazio?

Tutte. Ruotano tutte attorno a un progetto. Per me è urgente raccontare. Parto da un’idea, la tiro fuori dal cassetto e ne faccio un libro, poi la porto a teatro, poi la propongo ad altri Paesi. L’importante è sapere Isabel cosa vuole, cosa vuole raccontare.

Che deve avere una proposta per essere accettata senza pensarci due volte?

Amo molto lavorare con i giovani. Quando Giovanni Virgilio mi propose La bugia bianca, un film delicato che affronta le problematiche legate all’effetto sui giovani della guerra Bosnia-Erzegovina, mi ci sono buttata a capofitto, perché ha trovato corrispondenza nelle mie mission.

Hai mai interpretato un ruolo comico?

La comicità è indispensabile, fa parte della bellezza e dell’armonia delle persone. Nelle vite anche più amare c’è sempre un lato ironico. Io però sono portata più al racconto epico, alla scrittura cruda, non a quella comica. Diciamo che non è nelle mie corde. Però sono qui, se qualche regista mi percepisce così sono aperta a nuovi scenari.

Hai due figli, Antonio e Maria Cristina, che ragazzi sono e che ti auspichi per loro?

Sono due ragazzi meravigliosi, non dico altro. L’auspicio è che siano persone equilibrate e che a loro volta incontrino persone equilibrate. L’equilibrio è una condizione necessaria per sé e per gli altri. Gli auguro di avere sempre la curiosità e che siano essenzialmente liberi ed esploratori della vita. Come sosteneva Rosa Luxemburg “chi non si muove, non può rendersi conto delle proprie catene”.

Di cosa ti stai occupando in questo periodo pandemico?

Di tante cose. Come sempre quando ci sono grandi cambiamenti le idee galoppano, si raffinano. Sto continuando con il mio appuntamento su YouTube con Ether il quinto elemento che adesso approda tra le proposte sulla piattaforma Canale Europa. Poi c’è un nuovo progetto per la regione Sardegna. Sono tra i cinque testimonial assieme a Vittorio Sgarbi, Geppi Cucciari, Roberto Giacobbo e Mario Tozzi, il geologo. La Sardegna è un continente antichissimo e ricco di elementi, energia allo stato puro. Il mio compito sarà quello di raccontare la donna sarda attraverso la messa in scena di una drammaturgia che sto finendo di scrivere. Un altro progetto a cui sto lavorando è la storia di Eva Mameli Calvino, la mamma di Italo. Lei è stata una ricercatrice di botanica e ha dato un contributo enorme a questo settore. Nata a Cagliari e vissuta a Sanremo ha viaggiato tanto per il mondo. È stata una antesignana nel suo settore e anche per molti versi nella scienza in generale. A lei mi lega il mondo della ricerca: il nostro lavoro è il mestiere più bello del mondo, io mi reputo una ricercatrice in teatro come al cinema. Attraverso il testo posso offrire a chi non ha la mia stessa curiosità una visione diversa del soggetto. Per me questo è vitale.

Che fai per mantenerti in forma?

Lavoro tanto. Sono sempre in continuo movimento per la casa, curo le mie piante, preparo da mangiare. Anche con i miei figli, ci mettiamo tutti insieme e prepariamo. Io sono più istintiva e uso quello che ho, invento al momento, loro invece seguono dettagliatamente le ricette. Faccio tante cose e tante volte le scale. Soprattutto cerco di iniziare le mie giornate facendo yoga. Una disciplina che mi accompagna da sempre.

Sei molto amata dai tuoi amici, che valore dai all’amicizia?

È molto importante per me. La libertà di scegliere chi ti piace e vuoi portare con te, nel tuo mondo. Come vedi la libertà torna sempre ed è protagonista in tutte la mia vita, mi piace avere un filo che tiene su i legami in una meravigliosa energia. Come capita con i figli, con gli amici appunto, con i genitori che non ci sono più, per esempio.

Ti spaventa la morte?

Non mi spaventa ma mi fa rabbia però. Mi dispiace avere meno tempo per fare cose, per stare con le persone che amo. Andare nel mondo dei più fa parte del gioco della vita che, nonostante i dolori inevitabili, vale la pena di essere vissuta. La si deve vivere come un dono, non la si può sprecare.


di Giò Di Sarno