Luisa Corna e la semplicità come stile di vita

venerdì 12 febbraio 2021


Magnetica, bellissima, impenetrabile, voce potente e viso acqua e sapone su un corpo scolpito dal miglior artista sulla piazza. Luisa Corna, il sogno proibito di una bella fetta di italiani, al secondo posto nelle vendite dei calendari solo dietro Frate Indovino, stupisce per la semplicità con la quale si racconta. Nasce in provincia di Brescia, a Palazzolo sull’Oglio, dove torna spesso a trovare mamma Pierina e la sorella Sara, anche lei cantante ed insegnante di canto. Una volta tornava anche per papà Giacomo, con cui aveva un rapporto molto solido, un modello da seguire. Per lui scrive una canzone, Angolo di cielo, omaggio alla sua guida, la rete su cui cadere in caso di pericolo.

Mi confessa candidamente che si chiama Luisa perché piaceva al papà, che ha avuto un rapporto molto stretto con i nonni, in particolare con la nonna materna Francesca e che, prima di rispondermi, stava lavando i piatti. Avete letto bene: anche Luisa Corna lava i piatti! Inizia a cantare giovanissima, manifestando da subito una spiccata sensibilità artistica: oltre a cantare, recita e scrive poesie, ma è la musica la sua vera passione, quella che la porterà giovanissima a studiare canto e solfeggio. A diciotto anni si trasferisce a Milano e, prima di incontrare il gruppo musicale Tequila Band, lavora come modella, quando le modelle italiane in voga erano Carla Bruni e Monica Bellucci.

La carriera di Luisa è intensissima e variegata, indubbiamente raggiunge l’apice della popolarità nel ’97 nella Domenica In condotta da Fabrizio Frizzi, e da quella edizione scaturiscono tante proposte. Tira e Molla con Giampiero Ingrassia in onda su Canale 5. L’anno successivo partecipa alla trasmissione sportiva Controcampo su Italia Uno e, grazie alla notorietà conquistata in ambito sportivo viene ingaggiata da Tuttosport, diretto da Xavier Jacobelli, per scrivere sul campionato di calcio. Nello stesso periodo, Giorgio Panariello la vuole protagonista nel film-commedia Al momento giusto. Poi, c’è la realizzazione di un sogno con la partecipazione al Festival di Sanremo in coppia con Fausto Leali con il brano Ora che ho bisogno di te. Protagonista nel programma Notti mondiali, segue Sì, sì è proprio lui con la regia di Pier Francesco Pingitore.

Premi, riconoscimenti, dischi, collaborazioni artistiche importanti. Verso la fine del 2010, torna alla musica, lavorando al nuovo progetto Non si vive in silenzio, titolo preso in prestito da una canzone di Gino Paoli del 1972, arrangiata con gusto e sensibilità. Tra gli inediti, l’elegante 2 Sillabe, canzone che si avvale della chitarra di Alex Britti, scritta da Luisa e Riccardo Bonfadini. Film, fiction, teatro di prosa e musical. Luisa Corna è una artista completa, come poche. Il 5 gennaio scorso è arrivato in radio Senza Un Noi (Nar International), il nuovo singolo che anticipa l’album di prossima pubblicazione. Scritto da Riccardo Brizi, con l’arrangiamento di Cesare Chiodo.

Cosa sognava la piccola Luisa?

Un po’ quello che faccio ora. La prima e vera passione che ho avuto è stata la musica. Avrò avuto sette, otto anni e, all’oratorio della chiesa che frequentavo, c’era padre Lino che suonava il pianoforte. Io lo guardavo incantata, da lì è nato tutto il mio percorso musicale.

Quale musica ami, indipendentemente da quella che poi canti.

Amo ascoltare un po’ tutta la musica. Mi piace la classica, il rock, l’indie, quella pop, ovviamente. Non c’è un genere specifico. Ho una predilezione per le grandi voci americane, questo sì. Ad esempio i Queen, Stevie Wonder. Pensa che il primo disco che ho comprato era dei Doors. Posso però imbattermi nelle melodie della canzone napoletana e perdermici.

A proposito di Napoli: hai condotto la ventesima edizione del programma Napoli Prima e Dopo trasmesso da Rai Uno, c’è una canzone napoletana che ami cantare?

Ce ne sono tante, l’elenco sarebbe lungo. Quando si viaggia per il mondo si viene riconosciuti per la canzone napoletana, che è la nostra melodia. Se devo dire un titolo solo, dico Indifferentemente.

Ti è capitato di interpretare un brano o qualcosa che proprio non ti andava?

Mah, ora sinceramente non ricordo. Anche nei cinque anni di Domenica In, dove cui ho cantato tante canzoni e duettato con tanti artisti, non ho ricordi di questo tipo. Alla fine, molto dipende dagli arrangiamenti. Ho sempre apprezzato la nostra melodia: Mina, Lucio Battisti, Fabrizio De André. Abbiamo un patrimonio musicale invidiabile.

Hai mai desiderato di essere bassa e bionda?

Bionda di sicuro. Da piccola, ricordo che volevo essere bionda, poi crescendo mi è passata la voglia. Mentre per l’altezza no, non ho mai avuto il desiderio di essere bassa. Anche perché è dall’età di 12 anni che sono alta 1,76. Semmai, tendevo ad ingobbirmi perché ero crescita tutta insieme, mentre le mie coetanee avevano una crescita più graduale.

Una giornata tipo di Luisa.

Non ce n’è una uguale all’altra. Molto dipende dagli impegni che ho. Variano, sono tutte diverse.

Dalla Dea Kalì nel film Nirvana di Gabriele Salvatores, alla maga Circe nell’Odissea teatrale di Giorgio Albertazzi, al pubblico ministero Lorenza Alfieri in tv, hai ricoperto ruoli di donne potenti. C’è un ruolo che avresti voluto fare e che non ti hanno ancora proposto?

Sai che non ci ho mai pensato? Sono affascinata dai costumi d’epoca. Forse un ruolo potrebbe essere quello di Giovanna D’Arco: sì, perché no.

Tra le tante attività, hai scritto anche un libro dal titolo “Tofu e la magia dell’arcobaleno”, di cosa si tratta?

Tofu è un piccolo alieno, che proviene da Arcus, un pianeta dove tutti vivono in armonia. Spinto dalla curiosità e dalla passione per la musica intraprende un viaggio interstellare che lo porterà sulla Terra. Nel suo viaggio stringe una grande amicizia con Lucy, una bambina che soffre di una importante malattia agli occhi. Scoprirà che a scuola Lucy subisce delle prepotenze da parte di alcuni compagni, per via dei suoi grandi occhiali. Non ti dico l’epilogo così lascio al lettore la voglia di scoprirlo. All’interno del libro ci sono gli spartiti delle canzoni cantate da Le Voci di Novara ascoltabili dal Cd allegato e di queste canzoni ci sono anche le basi musicali. Un modo per coinvolgere i giovani lettori nel fantastico mondo della musica. L’idea è quella di lanciare un messaggio di pace.

Antonello Falqui, Enzo Trapani e Bibi Ballandi. Con la scomparsa di questi nomi il varietà è totalmente sparito dalla tv italiana. Pensi ci sia una volontà precisa dei dirigenti o non c’è più mercato? O entrambe le cose?

La televisione oramai è fatta dalla gente comune. Dal Grande Fratello in poi c’è stata una inversione di tendenza. C’è tanta competizione nella tv attuale. Non saprei dirti la motivazione precisa, non so se è una volontà o una richiesta del mercato. Diciamo che c’è un’evoluzione.

Evoluzione o involuzione?

Brava, c’è un cambiamento di rotta.

Cosa non ti piace della televisione attuale?

Il fatto che è unilaterale. È giusto che ci siano i reality e i talent, ma ci dovrebbe essere una maggiore scelta. Anche le radio, per quanto riguarda la musica, sono tutte omologate, propongono tutte la stessa cosa. Nessuno rischia proponendo un progetto fuori dalle linee guide del momento. All’estero, ad esempio, ci sono radio che propongono vari generi, senza che questi diventino musica cosiddetta di nicchia. La musica, tutta, dovrebbe essere usufruibile da tutti, indistintamente.

Forse il pubblico è un po’ pigro?

Sì, questo è un aspetto. In un certo senso va però educato, altrimenti ci saranno sempre pochi intenditori per alcune categorie, perché altri non sanno nemmeno dell’esistenza.

Nelle tue apparizioni televisive ti ho notata spesso con il gilet, o meglio, il panciotto. Quasi a protezione, come la coperta di Linus.

Davvero? Non me ne sono accorta, in ogni caso no, non è una coperta di Linus.

Quello che sconvolge piacevolmente è che quando parli delle cose (tante cose) che hai fatto, lo fai quasi con distacco.

Sai che forse hai ragione. In realtà è perché mi dimentico. Solitamente chi intervista si prepara e va a scavare nella carriera fin dall’inizio, io invece tendo a guardare il presente: né passato, né futuro. Solo presente. C’è la timidezza, quella è sempre presente.

Vorresti lavorare senza fare promozione?

Sarebbe fantastico, ma è impossibile. Come quando ci sono gli applausi. Io li interrompo sempre, quasi a dire: basta, mi mettete in difficoltà. Fatemi cantare la prossima canzone ché sono più a mio agio.

C’è qualcosa nel tuo viso che è impenetrabile. C’è un brano portato al successo da Anna Oxa dal titolo Oltre la montagna. Nel tuo caso, cosa c’è oltre la montagna, oltre l’immagine imperscrutabile?

Eh… (lungo sospiro), ci sono io. C’è questa donna, quello che mi auguro sempre è che la gente possa capire la donna che sono fino in fondo. Una persona semplice, che ama le cose semplici e che, negli anni, le sta apprezzando sempre di più.

È giusto che la gente cerchi di sapere con morbosità il privato di una artista, non basta la parte pubblica?

Torniamo ai reality, questo tipo di trasmissioni ha enfatizzato l’aspetto morboso. La gente vuole sapere il privato, il vissuto, le sofferenze. Forse è un modo per identificarsi.

A te hanno mai proposto di partecipare ad un reality?

Sì, ma non ho accettato.  Non mi sento idonea a parteciparvi.

Progetti futuri?

Navighiamo a vista per poter ritornare a fare musica live. Il 27 aprile sarò a Rimini con Annalisa Minetti, per un concerto a due voci. È di fatto un debutto, perché solo una volta abbiamo cantato insieme, ma in tv. Sono contenta di questa opportunità: è un modo per riprendere quello che amo fare, appunto, cantare dal vivo in mezzo alla gente. Impegnandomi a ricevere gli applausi, senza interrompere il pubblico per la troppa timidezza.


di Giò Di Sarno