La Voce degli Scrittori, “Cercando il mio nome”

venerdì 5 febbraio 2021


Ritorna dopo una breva pausa la rubrica de “L’Opinione delle Libertà” che dà voce e spazio ai volti noti e a quelli meno conosciuti della letteratura italiana. Questa settimana vi consigliamo “Cercando il mio nome” di Carmen Barbieri (Feltrinelli).

Carmen Barbieri, scrittrice e attrice, è nata a Napoli nel 1984. Alcuni suoi racconti sono stati pubblicati da “Abbiamo le prove”, “Minima&moralia”, “Rivista inutile”, “Reader For Blind”, “Lahar magazine”, “Futura – Corriere della Sera”. Finalista nel 2014 al premio Hystrio alla vocazione per giovani attori. È autrice di una tesi in Filosofia del linguaggio sul Teatro Povero di Jerzy Grotowski.

La Storia

Un romanzo toccante sui rimorsi spinosi velati nel lutto, un percorso oscuro lungo il cammino incerto della resilienza. Un rapporto familiare solido e pieno di amore che si spezza improvvisamente, causando sofferenza estrema, di quella che toglie il fiato e spegne la mente. A volte il futuro diviene incerto proprio a causa di bagliori del nostro passato che credevamo ormai sotterrati o almeno ben celati.

Anna e suo padre sono due pupi mossi dalla stessa coppia di aste di metallo, i fili che li legano sembrano destinati a non spezzarsi mai, il loro legame inviolabile. Ma non può essere così, non è mai così, e a diciannove anni, dopo una malattia che brucia il tempo, Anna perde il padre per un melanoma. Il rispecchiamento in lui è così forte, la sua figura così sensibile, così materna, che Anna perdendo suo padre perde se stessa. L’attraversamento del lutto diventa perciò, necessariamente, ricerca di sé, della propria femminilità. Trasferitasi da Napoli a Roma, usando l’università come un pretesto per allontanarsi dalla morte incombente, Anna si ritrova a doversi mantenere da sola, la madre non può aiutarla nelle spese né lei vuole gravare, così si indirizza a un prete grazie al quale la sua coinquilina ha trovato lavoro come ragazza delle pulizie. Il prete però la vede bella e le propone un lavoro in un night club”.

Riemergono così fantasmi adolescenziali che si muovono su una tela in cui è facile intuire spettri futuri. I bisogni materiali non fanno sconti a nessuno e diventano così i nemici più ardui da fronteggiare senza corrompere il proprio io.

Una storia cruda come gli istinti umani e al tempo stesso profonda come il mare più scuro, un racconto che rapisce l’anima del lettore per poi restituirla un po’ più lacerata e densa di luce.


di Michele De Angelis