Mary Ferrara e la non conoscenza della parola noia

venerdì 18 dicembre 2020


Diretta, simpatica, chiara, pochi fronzoli per Mary Ferrara. Non si perde nei meandri dell’indecisione: questa è la prima idea che mi sono fatta della mia interlocutrice. E come spesso accade tra donne, si parte per un’intervista lavorativa e si va a finire a parlare di affetti, cucina, gusti musicali o culinari. E scopro che Mary in realtà si chiama Maria Domenica, come la nonna originaria del Sud, e che, guardando una serie televisiva quando era ancora una bimba, decise di farsi chiamare Mary, anche se a volte prende il nome di Marina, Merluzza, Mera, Merlina, Merula e se fosse vissuta a Napoli, probabilmente anche Maruzzella. Questa concessione solo per i parenti stretti.

Le sue giornate partono con i riti del caffè, giro in giardino con i suoi tre cani, la spesa, commissioni varie, letture, scritture, riposino (se ha fatto le ore piccole), cibo buono e tradizionale, rigorosamente trasmesso dalla famiglia di origine lucana, come tutti i valori in cui crede e sui quali ha fondato la sua esistenza. Nei cassetti ama tenere la biancheria invece dei sogni, ha un bellissimo rapporto con se stessa ritenendo di avere avuto una infanzia fortunata, vivendo a contatto con nonni, bisnonni e tutta la famiglia molto presente, forse poco appoggiata in quelle che erano le sue inclinazioni anche se alla fine la sua tenacia ha vinto. E si nota dal percorso che ha fatto negli anni. Specializzata nel linguaggio teatrale sotto la guida del maestro Antonio Nobili, come allieva e assistente alla regia. Ha affrontato il palco in veste di attrice negli spettacoli Il Canto di Danae, con la regia di Serena De Simone. Mentre per la regia di Antonio Nobili ha interpretato: Hamlet; La casa di Bernarda Alba; Nozze di sangue; Donna Rosita Nubile; La Calzolaia prodigiosa; Rocky Horror Picture Show e De Profundis. Prosegue ancora il percorso di attrice con Personnages.. in cerca d’autore con la regia di Cathy Marchand; Piombo e cocaina, regia di Pietro De Silva; Back At Freak Show, regia di Tommaso Bernabeo; Tutti al macello, regia di Antonio Cervigni. L’abbiamo ammirata nelle vesti di autrice in G8 – Sotto l’ira del sole; Musicology; Club 2.7; Mademoiselle C. E per non farsi mancare niente, in veste di regista di prosa e di musical in Lovecraft Tales; Ecabe; I Giganti della montagna; Footloose; Musicology; RomeoFeatJuliet; Le Baccanti; Sogno di una notte di mezza estate; Club 2.7; War. Poteva farsi mancare le opere liriche? Certo che no. E allora ecco la direzione de Il Flauto Magico; Bohème; Attila; La Traviata; Don Giovanni; Le Nozze di Figaro e tanti altri titoli. In scena, Covid-19 permettendo, un bellissimo omaggio ai fratelli Fabrizi con L’acqua e la farinaTributo alla Romanità, in cui ha collaborato anche al testo ed è co-regista oltre che attrice nel ruolo della mitica Sora Lella. Dal 2010 è vicepresidente e docente dell’Accademia di Recitazione “Teatro SenzaTempo” di Roma. Attualmente è anche caporedattore di Roma e del Centro Italia per la testata “Teatro.it” e collaboratrice per quanto riguarda la musica per “Il Giornale Off”. La rintraccio al telefono per parlare dello spettacolo Lovecraft Tales mentre è alle prese con il postino, i cani che richiamano l’attenzione e tanti squilli di notifiche: la noia non le appartiene.

Critica di spettacolo, attrice, autrice, regista, ufficio stampa: chi è Mary Ferrara?

Non credo che debba esserci un’etichetta. Mary Ferrara è quella che fa tutto questo e cerca soprattutto di farlo bene. Ognuno di noi ha dei talenti, alcuni li cura altri li tralascia. Sono comunque tutti legati e in equilibrio tra loro. Soprattutto, sono in equilibrio io. Per carattere ho sempre portato avanti tre cose insieme. Oggi direbbero di me che sono una donna multitasking.

Lovecraft Tales è lo spettacolo che partecipa al Teimt Festival, ideato da Isabel Russinova, una rassegna orientata al movie theatre. 

Esatto. Isabel ha avuto questa intuizione tempo fa. Intuizione che ha una sua logica tanto che recentemente è in discussione per far fronte alle necessità create da questa pandemia. Lei l’ha avuta in tempi non sospetti. Partecipo insieme ad altri spettacoli di vario genere. Lovecraft Tales è nella sezione sperimentale e viene proposto nella versione in lingua inglese. Sono contenta perché il Festival sta avendo i suoi riscontri tanto che dal 10 dicembre è stata posticipata la fine al 31 dicembre. È visibile sulla piattaforma Indiecinema, invito alla visione!

Il Covid-19 ti ha sorpreso a teatro con lo spettacolo Lovecraft Tales, un omaggio al mondo dell’horror. Dopo la pausa forzata lo hai riportato in scena in maniera originale, come nasce l'iniziativa TeatrOrror sulle rotelle?

Con l’occasione del Festival, ho pensato che fosse carino promuoverlo coinvolgendo altre realtà. Così nasce TeatrOrror, un percorso sui pattini attraverso i luoghi misteriosi di Roma con i personaggi ispirati al genere. Pattinatori professionisti hanno seguito le tracce di Mastro Titta, Beatrice Cenci e Dario Argento. Iniziativa molto carina, hanno distribuito, durante il percorso, libri a tema donati da Curcio Editore. I passanti erano incuriositi e soprattutto abbiamo regalato un sorriso, cosa di cui oggi abbiamo tanto bisogno.

Che cos’è l’amore per te?

È uno scambio incondizionato, condivisione. Ma ci sto riflettendo ora, in età matura, con una osservazione costante delle mie emozioni e di quelle degli altri.

Hai tre cani, tutti e tre presi da un canile. Come nasce l’amore per gli animali?

Sono cresciuta con un bisnonno circense, è stato con me fino ai miei 21 anni. Lui mi ha trasmesso il rispetto per gli animali. Era sempre circondato da animali, mi raccontava di come a sei anni aveva imparato a fumare il sigaro per lavorare nelle paludi. Il circo rendeva poco e gli animali dovevano alimentarsi. Una frase mi è rimasta impressa: “noi potevamo saltare il pasto ma loro no”. Quando sento storie di maltrattamenti nel circo mi sembra un mondo lontano da quello che mi è stato raccontato. L’amore si nutre di queste sensibilità, si alimenta. E così nella mia vita ci sono cani e gatti, da sempre.

Sei spaventata dalla pandemia?

Mi spaventa un po’ il post pandemia. Come ne usciremo fisicamente e psicologicamente? Di quando tempo avremo bisogno per recuperare quello che abbiamo perso. E soprattutto, di cosa avremo bisogno?

Come risolveresti il problema dei contagi?

Non ho competenze in materia, non voglio e non posso fare l’esperto improvvisato. Posso dire quello che faccio io: rispetto le regole. Esco il necessario, mantengo le distanze, uso mascherina e igienizzante.

Che rapporto hai con Dio?

Ho una fede altalenante, paradossalmente mai messa in discussione nei momenti peggiori della mia vita, come la perdita dei miei genitori e dei miei nonni. Sembra quasi il rapporto dell’adolescente ribelle con il proprio genitore. Alla fine, riconosco sempre qualcosa di magico in tutto quello che mi circonda, non smetto mai di stupirmi delle coincidenze, delle meraviglie racchiuse anche nel dolore. E torno così a fare pace con il divino che è in me, da sempre.

Guardandoti allo specchio, cosa vedi di te?

Una persona serena e coerente con se stessa. Consapevole dei punti di forza ma anche delle mancanze.

Progetti futuri?

Ci sono alcuni progetti teatrali che però necessitano del ripristino della normalità. Nel frattempo, sto lavorando a una mostra che lega immagini e parole prevista per fine gennaio. Per i prossimi mesi, è in programma la pubblicazione di una mia raccolta di drammaturgie per la Curcio, in una collana curata sempre da Isabel Russinova insieme al marito Rodolfo Martinelli.

Cosa sognavi da bambina?

Sognavo tante cose, sono sempre stata una sognatrice. Molti sogni sono diventati realtà quindi il sogno è stato spesso un ponte per quello che è il mio presente. Non saprei dire cosa in particolare.

E da grande?

Di continuare a sognare, come quando ero bambina.

(*) CLICCA QUI PER VEDERE IL TRAILER DI LOVECRAFT TALES


di Giò Di Sarno