Miracolo a Roma, torna la neve di agosto

martedì 21 luglio 2020


La tradizione racconta la seguente versione del miracolo della “neve di agosto a Roma” nel luogo dove oggi sorge la basilica di Santa Maria Maggiore: “si era sotto il pontificato di Papa Liberio (quarto secolo dopo Cristo, ndr), un nobile e ricco patrizio romano di nome Giovanni insieme alla sua nobile moglie, non avendo figli decisero di offrire i propri beni alla Santa Vergine per la costruzione di una chiesa a lei dedicata. La Madonna apprezzò il loro desiderio e apparve in sogno ai coniugi la notte fra il 4 e il 5 agosto, indicando con un miracolo il luogo dove sarebbe sorta la chiesa. La mattina seguente i coniugi romani si recarono dal Papa per raccontare il sogno fatto da entrambi: poiché anche il Pontefice aveva fatto lo stesso sogno, si recarono sul posto indicato, il Colle Esquilino, che fu trovato coperto di neve in piena estate. Il Papa Liberio allora tracciò il perimetro della nuova chiesa seguendo la superficie del terreno innevato e fece costruire l’edificio sacro a spese dei nobili coniugi”.

Non è inutile precisare che questa tradizione non è confermata da alcun documento. Di fatto la chiesa fu detta Liberiana, mentre dal popolo fu chiamata anche “ad Nives”. Fatto sta che da allora ogni 5 agosto la popolazione romana celebra questa ricorrenza che nella fantasia popolare evoca anche la neve ad agosto, il vero miracolo in questione. In un periodo molto più vicino ai nostri giorni, nel 1983 sotto il pontificato di Papa Wojtyla, fu deciso di comune accordo tra il Vaticano e il Comune di Roma di rievocare questo miracolo con una manifestazione culturale – in cui viene mimata anche la nevicata – che ogni 5 agosto si ripete alle ore 21. Anche quest’anno. E la regia e la coreografia del tutto da allora sono sempre state “reinventate” dall’architetto Cesare Esposito, che a Roma ha un nome come organizzatore di eventi che viene tramandato da sindaco in sindaco e da assessore alla cultura a ogni suo successore, fino dai mitici tempi di Renato Nicolini. Esposito, artista eclettico, devoto religioso e molto amico dello stesso Papa Giovanni Paolo II, fin dall’inizio fece le cose in grande. Senza parsimonia di effetti speciali e neve artificiale sparata con gli stessi cannoni che si usano per le piste da sci. Tanto che nel 1987, anno Mariano per eccellenza, Wojtyla stesso che era uomo spiritoso e con la battuta sempre pronta, ammirando il vento che faceva volteggiare quel 5 agosto la neve sparata dai cannoni disse al suddetto architetto che “a causa sua questa basilica che già era stata detta “liberiana” – cioè di Papa Liberio – rischiava ora di venire ribattezzata come Siberiana”.

Insomma da 37 anni, all’incirca, alla tradizione che dura dal quarto secolo dopo Cristo di celebrare il “miracolo della neve a Roma” se ne è aggiunta una ulteriore – ma quasi altrettanto sentita nell’immaginario del popolo monticiano che affolla ogni 5 agosto il sagrato di Santa Maria Maggiore – che è quella dello spettacolo praticamente pirotecnico – che ogni anno porta una sorpresa nuova – ideato dal 1983 dall’architetto Esposito. E anche quest’anno uno dei quartieri più antichi e popolari di Roma – cui lo stesso architetto si pregia di appartenere senza nascondere le proprie origini di figlio del popolo – attende con trepidazione di conoscere “cosa mai si sarà inventato l’architetto” nella kermesse che celebra uno dei più noti miracoli di Roma. Quasi certamente il più amato.


di Dimitri Buffa