La statuaria Francesca Zanon

venerdì 19 giugno 2020


Se dovessi descrivere con un monumento Francesca Zanon, l’artista che vi presento oggi, sceglierei sicuramente la statua della Libertà. Sì, avete letto bene, proprio il simbolo degli Stati Uniti d’America. Entrambe si notano da lontano: altissime, indipendenti, fiere, libere, moderne, eleganti, concrete, solide e ben strutturate. Una, la prima, misura 93 metri compreso il basamento. L’altra, la bella Francesca, misura 1,74 senza tacchi e sembra molto di più. La Zanon è nata a Roma ma dal cognome si intuiscono le sue origini vicentine, mentre il nome Francesca lo deve al padre, ex ciclista ammiratore di Francesco Moser. L’anno in cui è nata, Moser vinse il Giro D’Italia e la scelta del nome fu quasi scontata. Francesca è una vera performer: balla, canta, recita, doppia, presenta e fa tutto in maniera ineccepibile. Inizia come ballerina frequentando l'Accademia nazionale di danza classica e a 19 anni approda al primo spettacolo da professionista. E da quel momento un susseguirsi di lavori che si intrecciano con lo studio. Infatti Francesca è anche laureata in Scienze dell’Amministrazione Pubblica (Facoltà di Giurisprudenza/Scienze Giuridiche). Contemporaneamente non sono mancati workshop, masterclass e laboratori per le varie discipline artistiche intraprese.

In teatro, solo per citare alcuni lavori, si è esibita in “Odysseus”, Teatro Greco Dance Company di Renato Greco e Maria Teresa Dal Medico;  “Mucio maci ma molto mici” con Pablo e Pedro al Teatro Olimpico con la regia di Mario Scaletta ed Enrico Brignano e le coreografie di Stefano Vagnoli; “Frankenstein Junior” con Dado al Teatro dei Satiri; Con Lillo & Greg in  “La dolce diva” e “Miss Dirty Martini-Burlesque Show” al Teatro Olimpico; “The Mission”  con il debutto in Corea a Seul, al Sejong Center con la regia di Stefano Genovese e le coreografie di Gino Landi; nel ruolo di prima donna al Salone Margherita in “Dalla foglia alla voglia-Burlesque Story” con la regia e le coreografie di Gino Landi; “Rugantino” con Enrico Brignano e Serena Rossi al Teatro Sistina e successivamente in tournée al teatro New York City Center a Broadway, ancora con Landi, regia originale di Garinei e Giovannini. E per concludere, prima del lockdown “Il Conte Tacchia” con Enrico Montesano.  Nell’elencare i vari spettacoli della Zanon compare spesso il nome del coreografo per eccellenza Gino Landi a cui Francesca deve molto. Le ha dato l'opportunità di diventare una delle prime donne del Bagaglino, l’ha plasmata tirandole fuori quello che forse nemmeno lei sapeva di avere. E su questo punto posso testimoniare personalmente da dietro le quinte di “Cantanapoli il musical”. All’epoca era una ragazzina, straordinariamente inconsapevole delle sue qualità. Landi ha creduto in lei e ha fatto bene, dandole la patente per spiccare il volo. C’è grande affetto tra il coreografo e la Zanon, un affetto che va oltre lo spettacolo. Francesca si definisce amabilmente vintage e ama la sua professione donandosi anima e corpo. Una vocazione simile a una chiamata alla quale non si può sfuggire. 

Per questo motivo è molto concentrata sul suo focus, ora che ha tanta gavetta ed esperienza alle spalle. In tutta questa bella strada di successi, deve molto al sostegno dei genitori, in modo particolare a quello del padre. Suo primo sostenitore, venuto a mancare da pochi mesi, lasciandole un vuoto incolmabile. Uno smarrimento senza eguali. E dopo anche il fermo dovuto alla pandemia, Francesca sta cercando di rimettere assieme i pezzi della sua vita per impegnarsi nuovamente nello spettacolo, dedicando al padre ogni attimo della giornata. Raggiungo Francesca al telefono, mi risponde dal negozio che gestiva il padre.

La sento un po’ affannata, allora le chiedo subito: hai un minuto per me? Altrimenti chiamo dopo.

No, ma che scherzi? Possiamo serenamente parlare fin quando arriva un cliente. Sai, sono nel negozio che prima gestiva papà. Lui si occupava di tutto, ora devo fare per due e in più sto cercando di coinvolgere anche mia madre, la quale è totalmente all’oscuro di come si gestisce un negozio. Mi sono dovuta rimboccare le maniche e mettere i pantaloni.

Quando è nata la passione per il mondo dello spettacolo e perché?

Dopo aver frequentato la scuola di Renato Greco per danza classica e jazz ho capito che volevo di più. Andai al Sistina con i miei genitori a vedere uno dei miei spettacoli del cuore, "Chicago", con Lorenza Mario e Maria Laura Baccarini e mi innamorai. Quello stile meraviglioso, quell'energia mi hanno fatto vibrare qualcosa dentro e anni dopo iniziai anch'io come professionista. E pensare che proprio il produttore di “Chicago”, Fabrizio Celestini (del quale ho stima infinita), poi sarebbe diventato il mio produttore di “The Mission” in Corea. Ora per me il palco è vita e lo spettacolo in tutte le sue accezioni e sfaccettature è diventato la mia seconda pelle. In fondo Confucio diceva: "Scegli il lavoro che ami e non lavorerai neanche un giorno della tua vita". 

Hai lavorato in vari musical importanti. Sai ballare, cantare, condurre, una vera performer. Dove ti senti veramente più a tuo agio?

In realtà mi sento sempre a mio agio in tutte le discipline elencate perché la mia è davvero una passione. Mi piacciono tutte, quasi allo stesso livello, incondizionatamente. Ovviamente il primo amore non si scorda mai quindi potrei dire che il ballo sarà sempre in cima alla lista.

Ti pesa vivere la quotidianità senza tuo padre e che rapporto avevi con lui?

Si, abbastanza! Io e mio padre avevamo un rapporto simbiotico. Io ero un prolungamento del suo braccio e viceversa. Era così fiero e orgoglioso della mia carriera, anche se con me era sempre più contenuto, ma con i suoi amici o clienti o altri, si vantava tanto dei miei successi. Pur di farmi realizzare credo mi avrebbe dato la luna. Con lui ci discutevo spesso perché siamo sempre stati due caratteri forti e due belle personalità ma ci amavamo più della nostra stessa vita. Avevamo un'empatia pazzesca. Se lui stava male io lo sentivo ed ero capace di svegliarmi in piena notte per accertarmi se fosse vero e soccorrerlo. Lo capivo con uno sguardo. Eravamo fatti della stessa pasta, inarrestabili e ho sempre difeso il suo territorio come una leonessa. E' stato un papà dolce, stupendo, non potevo desiderare di meglio dalla vita. Era un riferimento grandissimo, una presenza così importante che solo ora mi accorgo quanto fosse il mio respiro. Spero di riuscire ad accettare prima o poi la sua scomparsa, perché la mancanza e il vuoto che mi ha lasciato è al momento davvero incolmabile, nonostante io lo mascheri bene col sorriso.

Che rapporto hai invece con la tua mamma?

Anche la mia mamma è speciale e con lei, come con tutti i genitori, si discute per tante cose ma poi di base è l'altro pezzo del mio cuore che mi è rimasto e che ora ancor più di prima curo e mantengo gelosamente. Lei è un altro riferimento importantissimo della mia vita. E' sempre stata una mamma ma soprattutto un'amica, confidente, una spalla. La mamma moderna che tutti desiderano perché con lei non ci sono mai segreti di nulla. E' una donna tranquilla, il mio opposto: buona, dolce e anche se a volte può non sembrare è una donna molto forte oltre che intelligente ed elegante. Non ho la famiglia del mulino bianco (non esiste e sarebbe surreale) ma la vita mi ha donato due genitori meravigliosi che mi hanno fatto diventare la persona che sono trasmettendomi tutti i valori più belli che una persona dovrebbe imparare a coltivare. Sono grata alla vita e spero che almeno lei mi accompagni per gran parte del mio viaggio terreno.

E con l’amore?

L'amore... l’amore è importantissimo nella mia vita perché non potrei essere felice e godermi il successo nella mia vita professionale se poi di pari passo non curassi anche l'aspetto privato. Per me la condivisione, il mettersi in gioco, darsi affettivamente parlando, è vitale. Odio l'aridità e l'avidità! E' anche vero che ho una vita sempre molto frenetica, impegnata sotto vari punti di vista, ma cerco di non trascurare mai le amicizie anche se spesso, purtroppo, devo penalizzare un po’ la sfera affettiva. A volte il lavoro, la determinazione, la passione ci fa essere presi da noi stessi senza accorgercene e questo porta ad essere sempre un po’ sfuggente. 

Ironicamente ogni tanto mi dicono che sono un po’ come Giulia Roberts in "Se scappi ti sposo". Prendermi non è facile, sono una Gemelli e chi conosce una donna Gemelli sa che è un'impresa ma... se ce l'ha fatta Richard Gere, chissà... (sorride).

Il rapporto di Francesca con il cibo?

Per fortuna non ho mai avuto problemi di linea quindi ho un buon rapporto con il cibo. Ho sempre mangiato bene, in primis perché facendo la ballerina bisogna curare l'alimentazione nella maniera più assoluta in quanto il nostro fisico è il mezzo con il quale lavoriamo e dobbiamo metterlo nella condizione di funzionare al meglio.

Crescendo ho imparato a mangiare sano quindi evito farinacei (essendo anche intollerante al glutine) e cerco di mangiare proteine, verdure, legumi, pesce, carne (pochissima), frutta. Bere acqua, tisane e avere uno stile di vita molto "healthy food", perché si sposa bene con me: la mia filosofia, il mio fisico e la mia mente. Sono davvero un grillo, energica e mi è migliorata notevolmente la qualità della vita mangiando con consapevolezza.

Cosa pensi abbia contributi di più al tuo successo: la notevole presenza scenica, l’impegno, la costanza o l’appoggio della tua famiglia? 

Lo studio, le capacità, la determinazione, il carattere, la perseveranza e l’impegno costante. Ovviamente il tutto condito da una presenza scenica che madre natura mi ha generosamente regalato che non guasta mai e che aiuta ad avere più assi nella manica. E, assolutamente, l'appoggio dei miei genitori che mi hanno permesso di farlo per ben 15 anni ad oggi.

Come tutti bloccata dalla pandemia. L’ultimo spettacolo in cui ti sei esibita è stato “Il Conte Tacchia” nel ruolo della Regina Elena, quali progetti per il futuro?

Il futuro è tutto da scoprire quindi mi lascerò stupire. Nel frattempo continuo a seminare e, chissà, speriamo che dopo questa pandemia ripartano nuovi progetti lavorativi di cui poter far parte e sarò ben lieta di annunciarli.

Come si vede Francesca tra 10 anni?

Mi vedo felice, realizzata e sempre con la mia gioia di vivere e di fare mille cose. Mi vedo sempre un'artista piena di passione e mi vedo realizzare tanti altri traguardi. Mi vedo sposata, magari? Chissà... e poi, chi vivrà vedrà. 

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di Giò Di Sarno