La Voce gli Scrittori, “Se ami qualcuno dillo”

venerdì 12 giugno 2020


Puntuale anche in questo week-end di inizio giugno e di post-lockdown torna la rubrica di libri de “L’Opinione” che si propone di dare voce e spazio ai volti noti e meno conosciuti della letteratura italiana. Questa settimana vi consigliamo “Se ami qualcuno dillo” di Marco Bonini (Longanesi Edizioni).

Marco Bonini, classe 1972, è nato e vive a Roma, laureato in Filosofia, ha studiato per diversi anni danza classica e moderna prima di dedicarsi alla recitazione. Attore e sceneggiatore, scrive per il cinema e la televisione. Nel 2015 ha firmato con Edoardo Leo la sceneggiatura del pluripremiato Noi e la Giulia, vincitore di due David di Donatello, due Nastri d’Argento e del Globo d’Oro della stampa estera come migliore commedia dell’anno. È tra i protagonisti della fortunata trilogia di Sydney Sibilia, Smetto quando voglio. Questo è il suo primo libro.

“Roma, anni Ottanta. Marco, dieci anni, è innamorato cotto. Daniela è la bambina più bella del cortile e lui se la guarda tutti i giorni dal balcone. L’amore non corrisposto lo sta consumando, ma in casa c’è qualcuno molto più irritato di lui. Sergio, suo padre, non crede ai propri occhi: il suo figlio maggiore, rimbambito appresso a una femmina? Poi un pomeriggio, imbambolato dall’apparizione di Daniela sul terrazzo di fronte, Marco si lascia sfuggire una biglia che precipita per sette piani, centrando il parabrezza della macchina della signora Lelle. Sergio esce, guarda di sotto e finalmente urla contro il figlio il suo inappellabile Primo Comandamento: “Lo vedi a innamorasse che succede? Solo guai! Lascia stà le donne, so’ solo ’na perdita de tempo”.

Lo strappo narrativo arriva insieme ad una telefonata, quella che annuncia a Marco un malore del padre. Un infarto che azzera la memoria e le abitudini dell’uomo, portandolo ad una versione tutta nuova e decisamente più amorevole.

Una storia sorprendente, in grado di regalare suggestioni tanto singolari quanto coinvolgenti, un’opera da assaporare fino in fondo.


di Michele De Angelis