“Sorry we missed you”, gli schiavi della globalizzazione secondo Ken Loach

martedì 7 gennaio 2020


Come sarà il futuro? Di certo avrà i contenuti di una pistola informatica e di una strenna digitale alla Mago Merlino, “zippata” di sconvolgenti algoritmi e applicativi operanti sui Big-Data. Tra qualche anno, l’AI (Artificial Intelligence) simulerà bots umanoidi sempre più indistinguibili dalle persone vere, per tentare così di sostituire il cervello umano con i suoi mille artifizi e prodigi digitali o quantistici oggi impensabili.

In questo Medio Evo immanente e prossimo venturo del buio della Ragione, Ken Loach nel suo ultimo film (abbastanza sconvolgente) “Sorry We missed You” racconta come funzioni il lavoro a cottimo contemporaneo senza tutele, concepito sul modello dei “riders” in bicicletta che portano a domicilio le ordinazioni dal ristorante. In questo caso, l’universo degli sfruttati è rappresentato dal mondo magnificato (nel senso di ingigantito) dei padroncini e degli autisti privati alla guida delle flotte di capienti furgoni modello Ups, Sda, etc., che consegnano a domicilio i pacchi di Amazon e delle altre grandi Major del circuito globale della distribuzione. Gente che, come il protagonista Ricky Turner (Kris Hitchen) senza saperlo si muove come formiche nei cunicoli delle strade urbane ed extraurbane, suonando impaziente ai citofoni degli alveari e dei quartieri residenziali di lusso delle metropoli, mentre tutto intorno a loro ogni giorno che passa si moltiplicano le chiusure definitive dei piccoli commerci cittadini, con la conseguente, progressiva scomparsa di milioni di addetti e di altrettanti posti di lavoro.

Il “Pacco” diventa in questo contesto il vero oggetto di culto del nuovo merchandising che fa schiavi trasportatori e magazzinieri, con massicci e muscolosi negrieri come Gavin Maloney (Ross Brewster è perfetto nella parte!) che gestiscono i sub appalti da spietati e senza un residuo di umanità. Sei stato aggredito e rapinato, finendo all’ospedale con le costole rotte? Allora, salvo i preziosi pacchi assicurati, il resto dei danni li paghi tu: migliaia di sterline per la pistola informatica distrutta dai rapinatori; centinaia di sterline per ogni giorno di assenza dal lavoro, in quanto l’appaltatore dovrà trovarti un sostituto che, giustamente, sarà messo a tuo carico! La “pistola” digitale, croce e delizia delle armi improprie di ultima generazione, diventa così lo strumento privilegiato e pervasivo del vero Grande Fratello planetario, in grado di tracciare il percorso, istante per istante, del package etichettato univocamente dal suo codice a barre ricostruendo orari esatti di spostamenti e consegne, identità e profili dei percettori del pacco o dei loro delegati. I ritmi degli autisti, come il protagonista del film, Kris Hitchen, sono stremanti: non c’è tempo per pisciare se non in corsa, utilizzando una normale bottiglia vuota di plastica! L’unico momento di consolazione accade quando il cliente del pacco e il consegnatario si trovano a parlare della comune, contrapposta passione per le loro squadre di calcio! Di qua l’alienazione, il lavoro massacrante per ripagare i debiti, di là una famiglia quasi normale.

Abbie (Debbie Honeywood), l’eroica moglie del protagonista, è la madre dei loro due figli: una deliziosa ragazzina dodicenne Lisa Jane (Katie Proctor) e suo fratello liceale, Seb (Rhys Stone). Ed è lei, Abbie, la figura umanissima e speciale per cui ogni vecchio è degno di essere trattato come se fosse suo padre o sua madre. Lei che come badante si uccide di lavoro precario ancora più di lui, prendendo mezzi pubblici e facendo molte ore di straordinario per assistere a cottimo sempre più persone anziane non autosufficienti e disabili, da lavare, vestire, pulire dai loro escrementi, accudire e ascoltare con santa pazienza, perché poi l’Angelo Vendicatore di queste nostre società iper-urbanizzate e ultra-alienante è la terribile Dea Solitudine! Inconsciamente, è proprio il figlio maschio, writer graffitaro di nessuna cultura umanistica e privo di gusto artistico, a ribellarsi come può al regime duro della scuola e della società che privilegia il censo e il ceto, abbandonando spesso i disadattati come lui agli abusi di famiglie povere e violente, in cui il maschio adulto di casa sfoga le sue frustrazioni sui congiunti a lui più vicini. Così, Ricky e Abbie sono costretti a perdere molti soldi e ore di lavoro per tirare fuori dai guai Seb con il preside della scuola e la polizia, indebitandosi ancora di più per pagarne la cauzione.

Il film è una vera tormenta che si abbatte sugli ipersfruttati non risparmiando loro pressoché nulla e la storia trasuda pessimismo a ogni singola inquadratura: per Ken Loach la sola speranza è nella ribellione collettiva, nel ritorno al sindacato storico che trovi le giuste forme di lotta e di associazione per opporsi ai mostri della globalizzazione e ai nuovi, invisibili negrieri planetari per i quali morire di lavoro è del tutto normale!


di Maurizio Bonanni