Una bella storia di Natale

venerdì 27 dicembre 2019


La citazione secondo cui “La guerra non è una relazione tra un uomo ed un altro uomo, bensì una relazione tra Stati, in cui gli individui sono nemici solo per caso” mai può essere apparsa più coerente con quanto accaduto a pochi mesi dall’inizio del primo conflitto mondiale quando quella guerra che doveva essere “lampo” si era impantanata in una fase di logoramento tutta combattuta intorno alle trincee.

In quei primi mesi il fronte più caldo era quello occidentale, tra il Belgio e il Nord della Francia, ove soldati francesi, inglesi e belgi dovevano contrastare l’avanzata tedesca e tra gli orrori quotidiani cui tutti dovevano assistere tra freddo, fango, pioggia stava per avvenire un miracolo, un piccolo lampo di umanità in quei pezzi di terreno che ogni giorno venivano ceduti o guadagnati. Stava per realizzarsi in modo del tutto spontaneo, fuori dai canali diplomatici, la prima delle tregue di Natale, che sarebbe diventata tra gli eventi più famosi e mitizzati della Prima guerra mondiale.

Da pochi giorni è terminata ad Ypres una sanguinosa battaglia, gli uomini della British Expeditionary Force, ancora sconvolti per il numero dei morti sparsi nella “no man’s land” la cosiddetta terra di nessuno, sentono truppe tedesche nelle trincee di fronte a loro intonare canti natalizi e canzoni patriottiche.

All'inizio poche note di “Stille Nacht, heilige Nacht”, poi quella canzone di Gesù che si diffonde nel paesaggio spettrale delle Fiandre. Altre note, altre strofe da un reparto all'altro. Alla fine sono migliaia i soldati tedeschi che sembrano intonare un concerto. I soldati inglesi uniti a quelli francesi, increduli e sorpresi, applaudono e gridano di continuare. All'invito i tedeschi rispondono con il ben conosciuto “Merry Christmas” e, dopo aver acceso delle candele ai bordi dei fossi, gridano che non avrebbero sparato creando uno staordinario spettacolo di luci quasi fosse un palcoscenico di un teatro anzichè un teatro di operazioni. Entrambi gli eserciti nelle prime linee avevano ricevuto pacchi dono contenenti classici dolci natalizi, candele, liquori e tabacchi, addobbi tradizionali.

Lo storico americano Stanley Weintraub in uno dei primi libri dedicati all’episodio, “The story of the world War I Christmas Truce” riporta testimonianze testuali da parte di soldati tedeschi: “Quando addobbammo gli alberi e accendemmo le candele dall’altra parte giunsero fischi di gioia e applausi, poi cantammo tutti insieme”.

Si andò oltre e all’alba del giorno di Natale apparvero dei cartelli con scritto “Buon Natale, non sparate, noi non spariamo” e ricominciarano canti e applausi. Quando fu chiara la consapevolezza che davvero non si sarebbero sparati, i primi soldati uscirono dalle rispettive trincee e dopo aver dato sepoltura ai propri caduti cominciarono a fraternizzare con uno scambio di auguri, generi di conforto e doni.

Si decise anche di fare una partita di calcio,si scontrarono le squadre composte da militari inglesi del reggimento “Scottish seaforth highlanders” e tedeschi del 134mo reggimento “Sassone”. Il pallone assemblato a mano con stracci legati da uno spago e le porte dell’improvvisato campo costituite da pile di cappotti . Le partite furono più di una e le fraternizzazioni si diffusero in gran parte del fronte. Gli Stati maggiori non gradirono anche perchè la stampa diede ampia eco all’evento. Al fine di arginare il fenomeno che in taluni casi fu inteso come reato di disobbedienza o diserzione fu minacciata la corte marziale per i protagonisti e si procedette ad una forte azione di censura di tutte le pubblicazioni a riguardo.

Alcuni storici in seguito hanno affermato che tali fraternizzazioni mutarono per molti soldati l’immagine di un nemico barbaro e crudele e contribuirono a trasferire sui rispettivi comandi la responsabilità di un conflitto tanto sanguinoso. Questo non poteva essere consentito e in pochi mesi quella bella favola di Natale cadde nell’oblio.

Anche sul fronte italiano anni dopo si registrarono fatti analoghi. Monte Kobilek, Natale 1916, pochi mesi prima della battaglia della Bainsizza. Nelle trincee si trovano contrapposti soldati italiani della Brigata Firenze e soldati ungheresi. Anche in questo caso tutto ha inizio con un canto natalizio che si trasforma poco a poco in un lancio di sigari da una parte, di cioccolata dall’altra.

Altre tregue si verificarono sul Pal Piccolo, in Carnia, a Zebio, sull’altipiano di Asiago. Di solito consistevano in uno scambio di generi le cui razioni erano maggiormente precarie da parte dei propri Comandi logistici: gli austriaci avevano un rancio più povero degli italiani così fornivano tabacco e liquori in cambio di pasta e carne.

Questi momenti di distensione stavano a significare che un soldato può indossare qualsiasi uniforme ma resta sempre un uomo con una famiglia, dei sentimenti e delle speranze. Solo momenti, che purtroppo non sono serviti a risparmiare la vita di milioni di questi uomini caduti durante il conflitto mondiale.


di Ferdinando Fedi