“Madame Butterfly” al filarmonico di Verona

giovedì 19 dicembre 2019


La tragedia di Giacomo Puccini debutta con un nuovo allestimento al Teatro Filarmonico di Verona con la regia di Andrea Cigni e la direzione di Francesco Ommassini. Con il capolavoro pucciniano si conclude la stagione 2019 con un cast ricco di nomi affermati e giovani di talento da tutto il mondo. Prossime repliche: oggi e domenica 22. A distanza di 28 anni dall’ultima rappresentazione, Madame Butterfly, tragedia intima e appassionata, è tornata al Filarmonico e come dice il regista aiuta a riflettere per trovare la ragione per la propria esistenza. Puccini ci pone davanti un dramma: come vuoi percorrere la tua vita? Quale è il motivo per cui ci alziamo tutte le mattine? Cosa vogliamo realizzare con il nostro tempo? Quali sono le nostre passioni? Quale è la nostra vocazione e il contributo che vogliamo dare a questo mondo? Puccini, con quest’opera, ci vuole anche dire, che coloro che vivono la vita con estrema passione, rischiano anche di essere consumati sino alla degradazione.

Cigni sceglie di ambientare la vicenda in un bosco, sembra che il bosco viva con il respiro della musica, perché nella cultura nipponica il contatto con la natura crea un ottimo contenitore di vicende personali e complesse, atte ad approfondire la dimensione narrativa dell’opera, così intima e così legata al concetto di solitudine. Ambientare Madame Butterfly in una foresta giapponese, restituisce appieno queste sensazioni, a tal punto, che il regista lavora sull’evocazione, sulle sensazioni, sugli stati d’animo, allo scopo di cercare l’atmosfera giusta per lo svolgimento di quest’opera.

La vicenda di Madame Butterfly è nota: la quindicenne Cio-Cio San viene presa in moglie, “acquistata” insieme alla casa giapponese dal marinaio Pinkerton, il quale ripartirà presto per gli Stati Uniti per ritornare un bel dì (tre anni dopo) dalla sua “tenue farfalla” con un colpo fatale per la speranza di Lei. Il tragico epilogo nulla toglie al fascino del lungo duetto d’amore che conclude l’atto primo, che per molti critici è considerato il più bello di tutta la produzione pucciniana.

 Il compositore conobbe il soggetto dal nuovissimo lavoro teatrale di David Belasco, ispirato a sua volta dal racconto di J.L. Long, mentre si trovava a Londra per la prima inglese di Tosca e subito conquistato si mise al lavoro. Butterfly vide la luce nel 1904 alla Scala di Milano, ma la prima non piacque molto. Puccini si rimise al lavoro, ritoccò la partitura in altre quattro occasioni fino al 1920, dove trionfò a Brescia. Il genio lucchese fece anche minuziose ricerche sul Giappone e sulla cura della realizzazione scenica lasciando anche ampi e dettagliati manoscritti.

Esistono due mondi in questa Butterfly. Un mondo interno con la casa, l’intimità, gli avvenimenti, l’atto sessuale e l’attesa nel dolore della protagonista. Uno esterno in cui avviene il matrimonio e dove si svolge la vita. La vicenda si colloca nella contemporaneità, pur mantenendo vivi e visibili alcuni elementi che la tradizione ha cristallizzato nel tempo. Butterfly è adesso, Butterfly vive un sogno che spera potrà cambiare la propria esistenza, ma molto più semplicemente è una prostituta, obbligata dalla famiglia, caduta in disgrazia a concedersi e addirittura a doversi sposare con uno dei “clienti”. Nessuno si scandalizza del fatto che lei si prostituisca per “salvare” la famiglia dalla miseria, ma viene rinnegata per aver scelto di abbandonare la propria religione. Per una prostituta è sempre difficile tornare ad una vita regolare, quasi impossibile, anche se lei si era veramente innamorata di Pinkerton ma il suo amore non viene ricambiato. L’ambiente, la famiglia, la società la rifiutano e lei è “costretta” a suicidarsi. Butterfly conclude: tutto è morto per me, tutto è finito… e il dramma toglie il respiro!


di Giosuè Calandrino