“Parasite”, quando la pulp fiction era una cosa seria

mercoledì 18 dicembre 2019


Come si dice “abbaglio”, in coreano? Tale mi appare infatti la decisione della giuria di Cannes 2019 che ha assegnato al brutto film Parasite di Bong Joon-ho niente di meno che la Palma d’oro! Molti hanno voluto vedere nella sua morale la concretizzazione del demone della globalizzazione, per cui a oggi 26 individui nel mondo possiedono la stessa ricchezza dei 3,8 miliardi di persone che compongono la metà più povera dell’umanità! Così, una famiglia coreana di precari disoccupati, madre Chung-sook, padre Ki-taek, figlio Ki-woo e figlia Ki-jung (entrambi ex-liceali) alloggiano in un sordido sottoscala di uno dei quartieri più poveri di una grande città, con vicini ubriachi che usano il loro angusto vicolo come latrina.

Tugurio quello della famiglia di Ki-taek che nella stagione delle piogge è inondato fino al soffitto dalle acque reflue e luride delle fogne, con i liquami che tracimano all’interno di quei poverissimi ambienti. Ed è proprio quell’odore ineliminabile di muffa, di cibo stantio e grasso di cucina che impregna i vestiti e la pelle dei suoi infelici abitanti a fare la differenza con gli ambienti di lusso di una villa da sogno, sistemata sulle colline del quartiere più ricco della città e abitata dai coniugi Park e dai loro due figli, una coetanea di Ki-woo e l’altro un bambino disturbato e artisticamente dotato dei quali si occuperanno, rispettivamente, il figlio e la figlia di Ki-taek che saranno in rapida sequenza affiancati da padre e madre in qualità di autista il primo e di governante la seconda.

Ovviamente, il tutto avviene per progressiva falsificazione dei rispettivi profili lavorativi (elaborati anche grazie ad abili fake digitali che attestano skill mai posseduti dai due figli di Ki-taek), che permette alla famiglia abusiva “Parasite” di infiltrarsi, grazie a spericolate quanto astute e ciniche manovre, nella vita quotidiana agiata e dispendiosa dei Park, che debbono la loro prosperità alle recenti fortune del capofamiglia, fondatore di una start-up informatica di grande successo. Per farlo, però, sono obbligati a far fuori metaforicamente i precedenti collaboratori domestici dei Park ricorrendo a espedienti a dir poco scorretti, che faranno perdere ingiustamente alle loro vittime un preziosissimo e ben remunerato posto di lavoro. Ma si sa: poiché la guerra dei poveri per la sopravvivenza è identica a quella spietata dei ricchi per la supremazia, tutto si tiene e, all’inizio, la sorte appare particolarmente benigna con la nuova banda dei quattro! L’errore madornale (il mancato coperchio del diavolo!) è credere di averla fatta franca una volta per tutte, saccheggiando la dispensa e lordando di avanzi l’augusta dimora in assenza dei padroni. Ma che succede quando il Demonio arpeggia con l’imprevisto provocando un Grand Guignol tra la famiglia di Ki-taek e l’ex governante dei Park che ritorna all’improvviso facendo per di più riemergere dal sottosuolo un terribile fantasma?

E che cosa accade quando a quell’apparizione grandguignolesca si sovrappone il ritorno improvviso dei quattro Park a causa del terribile maltempo? Ed è a questo punto che il film corre verso la sua definitiva degradazione scolorendo da farsa a qualcosa di orrido, gratuitamente sanguinario dove gli assassini, tutti insospettabili, fanno a gara a mostrarsi uno più truce dell’altro. Come se la povertà perdesse il bene della ragione e il lume dell’intelletto scendendo a livello animalesco di quei primitivi che scelgono la grande buffe e scannano i cristiani come si farebbe con i maiali. La vita di due famiglie, che prima si dondolava sui motivi delle vere e false apparenze trovando poi un equilibrio quasi perfetto nella finzione quotidiana, arriva decimata al giudizio dei tribunali penali in cui i perdenti mai domi ricorreranno alla funzione onirica, per forzare, ancora una volta, una realtà di implacabili fallimenti e di irreversibile marginalità sociale.

Voto: 5,5

Parasite (Corea del Sud 2019, 135’)

Scritto e diretto da Bong Joon-ho con Kang-ho Song, Sun-kyun Lee, Yeo-jeong Jo, Woo-sik Choi, So-dam PArk, Jeong-eun Lee, Hye-jin Jang.


di Maurizio Bonanni