lunedì 25 novembre 2019
Va ascritto a merito di Sara Iannone, fondatrice e animatrice del premio “Le ragioni della nuova politica”, l’intuizione di non lasciare andare disperse le competenze, le idee e le intuizioni dei tanti autorevoli soggetti che avevano ricevuto il premio nelle varie edizioni che si sono succedute nel tempo sino ad oggi.
E così, ben trentadue dei premiati, esponenti del mondo delle istituzioni, dell’economia, dell’università, della politica (pochi) e della cultura, hanno accolto il suo appello a scrivere un breve saggio sulla loro interpretazione, dal loro angolo visivo, delle “ragioni della nuova politica”. Il risultato è un libro davvero intenso e interessante, che offre di fatto una visione pluralistica ma a tutto tondo dei principali problemi della nostra complessa contemporaneità, offrendo spesso anche squarci sul futuro. La Iannone nella sua introduzione prende le mosse da alcune citazioni di una grande esponente delle istituzioni come Nilde Iotti, che fu una delle prime donne a ricevere il premio (1997).
Ma non è la politica ad essere predominante nel libro, salvo i richiami ai rischi connessi alla nuova miscela fra populismo e dilettantismo del mio breve saggio e la messa in allerta sulle degenerazioni della comunicazione politica ai tempi del populismo ben argomentata nel bel saggio a doppia firma del Rettore della sapienza Eugenio Gaudio e del suo consigliere alla comunicazione professor Mario Morcellini.
Ma il vero vantaggio competitivo del libro è che sfogliarlo e leggerlo è come entrare in uno di quei minimarket di lusso che vanno nascendo in certe città europee evolute, in cui si trovano in dosi limitate, i prodotti più svariati, sempre con ottimi ingredienti e confezionati con cura, perché il concetto di “ragioni di nuova politica” viene inteso in senso allargato nelle più varie sfaccettature del termine, sulla base delle opzioni e delle competenze (sempre elevate) dei singoli autori. Ed è così che il lettore può alternarsi fra saggi ad intensa valenza anche letteraria come quello di Corrado Calabrò, che indaga sull’“insofferenza del vecchio e ingannevolezza del nuovo” o su riflessioni molto puntuali e aggiornate del tipo di quelle di Antonio Catricalà: “Sostenibilità e politica, un nuovo spettro si aggira per l’Europa”.
Ma può trovare anche contributi di tipo etico-scientifico come quello di Stefano Crisci che si sofferma su “l’intelligenza artificiale al servizio dell’uomo e il controllo etico dell’algoritmo”, né si può dire che agli autori manchi il coraggio della denuncia sociale e civile: bastino per tutti l’intenso saggio di Paolo Maddalena, già vicepresidente della Corte costituzionale, “Distruzione del patrimonio pubblico italiano e le responsabilità dei nostri governanti” o il saggio dell’altro vicepresidente della Corte costituzionale Luigi Mazzella “Se questo è un Paese democratico...”.
Nel libro minimarket il lettore oltre alle denunce di chi sta con i piedi sulla terra, si possono trovare utili fonti sul ruolo dell’attività spaziali nel mondo attuale grazie al saggio di Paolo Nespoli, senior astronaut dell’European Space Agency. Oppure, un’utile ricognizione dello stato dell’arte sullo sviluppo sostenibile come nel documentato saggio di Ercole Pellicanò.
In sintesi, oltre che un libro minimarket, un libro miniera in cui ci possono essere pepite d’oro o d’argento ma tutte preziose, in quanto tutti i singoli brevi saggi sono innovativi, non si sovrappongono l’un l’altro e meritano la lettura. Peccato dover chiudere con una nota di pessimismo perché, se si guarda alla politica e ai palazzi del potere, ragioni di nuova politica non è certo facile vederne.
“Le ragioni della nuova politica – per l’Italia che vuole crescere”. A cura di Francesca Zema, introduzione di Sara Iannone (Diabasis editore 2019, euro 24).
di Redazione_