lunedì 25 novembre 2019
Il brutto e il volgare hanno da tempo sostituito, nell’arte e particolarmente in Italia, i concetti di armonia e bellezza.
L’ennesimo esempio, da dimenticare al più presto come altri simili e precedenti, ci viene dalla scultura dell’artista partenopeo Salvatore Scuotto, il nome d’arte è MoraleS, e fa parte del gruppo di artisti della Scarabattola. L'artista si chiama così perché il cognome dei suoi antenati era Morales, italianizzato in Morale durante il regime fascista, e dunque lui oggi ha reintrodotto la “S” finale per sottolineare il suo antifascismo. Ne prendiamo atto.
MoraleS, nella mostra collettiva Virginem=Partena questi giorni a Napoli, curata da Biancamaria Santangelo, negli spazi della galleria Nabi Interior Design di via Chiatamone, si fregia della sua opera scultorea recante l’inequivocabile titolo de La pacchia è finita, dedicata senza troppi rimandi a Matteo Salvini.
Adesso, per un istante, dimentichiamo tutti le nostre idee politiche, non è questo che m’interessa.
Il punto è che l’opera di MoraleS è semplicemente brutta, sgraziata, volgare, inutile. L’artista voleva far parlare di sé. Purtroppo è riuscito nel suo intento dal momento che infatti ne sto, ne stiamo, scrivendo. In effetti casi simili sarebbe meglio ignorarli e far sì che l’oblio cali su di loro come essi meritano. O no. E allora parliamone di questa creazione, che sta alla scultura come una meringata a un diabetico, illustrante un Salvini armato di una Beretta Cyborg 9 nell’atto di sparare sui migranti presentati come zombie, come se il tutto fosse un videogame. Più che istigazione all’odio e alla violenza, come ha chiosato il leader della Lega in proposito, la “scultura” sembra essere il mediocre risultato di una capacità plastica che vedremmo meglio indirizzata verso la nobilissima arte degli scultori di presepi napoletani. Immaginate se un’operazione simile avesse avuto per soggetto qualcuno che non fosse Salvini. Apriti cielo… Commissioni contro l’odio sovranista, contro il sessismo, contro l’onnipresente fascismo! Commissioni e vituperi ovunque.
Ma non è solo Salvini a doversi sentire offeso, sono anche proprio gli immigrati così raffigurati. Creature morte che camminano, privi di identità e di coscienza, vuoti simulacri che non hanno più nulla di umano, carne da macello. Mi sembra francamente di pessimo gusto. Quando nei secoli passati, la signoria o il papa, comunque quando un mecenate commissionava una scultura con evidenti significati allegorici alla politica, basti vedere il Perseo alla Loggia dei Lanzi di Firenze o altre, esisteva innanzitutto la conoscenza di come si dovesse rappresentare anche il nemico, la violenza, persino la morte e tutto ciò avveniva senza mai dimenticare il decoro, la bellezza e il buon gusto, in una parola avveniva creando un’opera d’arte che infatti perdura nei secoli, basti pensare a ciò che fecero Gian Lorenzo Bernini o il suo acerrimo rivale, Francesco Borromini.
Certo, Guido Reni rappresentò il cardinale che l’aveva criticato, nelle sembianze di Lucifero schiacciato dall’arcangelo Michele, nel suo dipinto alla chiesa di Santa Maria della Concezione di via Veneto a Roma, ma il gusto sublime dell’ironia, o della satira se preferite, non superò con l’oltraggio più vanesio, come avviene oggi, l’opera d’arte in sé.
Mi spiego meglio: il San Michele di Guido Reni sarebbe stato sempre considerato un capolavoro, anche se non si riconoscesse nel diavolo dipinto il volto del Cardinale Giovanni Battista Pamphilj, il futuro Papa Innocenzo X. Non è il gesto polemico o dissacratorio a fare di un’opera d’arte un capolavoro se questa non è realmente tale e, nel caso odierno, La pacchia è finita è soltanto un malriuscito tentativo di passare alla storia dell’arte contemporanea e di lasciar traccia di sé soltanto come un caso di cronaca di fine anno.
di Dalmazio Frau