martedì 21 maggio 2019
Un giornalista autorevole come Pierluigi Battista, nella rubrica che tiene sul Corriere delle Sera, ha espresso un giudizio lusinghiero sul libro di Jonathan Coe, edito dalla Feltrinelli con il titolo Middle England. Secondo Battista, in questo romanzo vi è una rappresentazione molto penetrante dei motivi che hanno determinato, nel 2016, la vittoria al referendum di quanti desideravano favorire l’abbandono della Unione europea da parte della Gran Bretagna.
Il libro – un vasto affresco scritto con uno stile letterario improntato ad un realismo sociale che richiama i modelli della grande letteratura inglese come quello di Charles Dickens – si apre con Benjamin Trotter che, dopo avere assistito al funerale della madre, accompagna in automobile il padre Collin nella sua casa, situata in un vecchio mulino e posta ai margini di un fiume, nella regione inglese di Shropshire. Nel dialogo, durante il viaggio, Benjamin ascolta il padre che rievoca il disprezzo che sua madre nutriva verso tutti i politici, di qualsiasi tendenza culturale fossero, accusati di non fare più il bene del popolo.
La vicenda, al cui centro vi sono molti personaggi – ad ognuno dei quali nel libro l’autore dedica un ritratto memorabile per la capacità di coglierne la personalità – è ambientata in un arco di tempo che racchiude gli anni dal 2010 al 2018. Benjamin è un uomo solo, essendosi da poco separato dalla sua compagna Cecily. Nella casa di Benjamin, dopo il funerale, compare un personaggio fondamentale. Si tratta di Doug: un giornalista autorevole, sposato con una ricca signora che abita a Chelsea e scrive articoli di politica. Doug per il suo lavoro di scrittore politico, sovente incontra Nigel, responsabile della comunicazione del governo guidato da David Cameron.
Attraverso questi dialoghi, tra il giornalista Doug e Nigel, il lettore comprende i fatti politici e gli avvenimenti che hanno favorito l’esito catastrofico del referendum voluto da Cameron, per consentire al popolo britannico di pronunciarsi sulla permanenza del suo Paese nella Ue. Doug osserva durante queste memorabili conversazioni che vi è molta rabbia tra i cittadini, impoveriti dalla crisi finanziaria provocata dagli uomini della City, che malgrado le loro innegabili responsabilità, hanno continuato a ricevere bonus e prebende spropositate. Nel libro vi è una descrizione dei disordini che esplosero a Londra e si estesero nel 2011 nella Inghilterra profonda, da Londra a Birmingham, dopo che la polizia durante uno scontro aveva causato la morte di un uomo di colore, Mark Duguan.
La nipote di Benjamin si chiama Sophie ed è una giovane ricercatrice universitaria. Per avere detto e pronunciato una frase sconveniente durante una lezione dedicata al celebre quadro di Munch, L’urlo, mentre interrogava una sua allieva, viene sospesa per mesi dall’insegnamento. Questo episodio, dentro la struttura narrativa di questo libro polifonico e dalle innumerevoli sfaccettature, mostra cosa sia la tirannia del politicamente corretto, idea criticata da Helena, la madre di Ian, un istruttore di guida, che diventerà il marito della studiosa Sophie. Helena è una anziana signora che detesta gli stranieri. Nel libro la cerimonia di apertura dei giochi olimpici, avvenuta nel 2012, vede riuniti tutti i personaggi intorno alla televisione, dove, con uno spettacolo straordinario per la sua imponenza scenografica, viene celebrata in modo enfatico la identità inglese, con la esaltazione della cultura nazionale, nel campo delle arti, della musica, della letteratura e della scienza. Questa descrizione serve a mostrare la radice antica del nazionalismo inglese, che ancora è presente nella parte più profonda della Inghilterra e spiega il successo, sia pure con un esiguo margine di vantaggio, della Brexit. Benjamin, divenuto uno scrittore di successo, una mattina accompagna suo padre Collin a Longbridge, dove un tempo esisteva un imponente impianto industriale. Collin, e questa è una delle parti più belle della narrazione, vede che gli apparati produttivi sono stati dismessi, e si chiede, angosciato, come dal niente possa derivare lo sviluppo che solo può assicurare il benessere al popolo. È la parte del libro che mostra la fine della industrializzazione e la trasformazione della economia. Al posto della grande fabbrica, adesso vi è un immenso centro commerciale.
Belle le pagine del libro dove viene mostrata la paura che si diffuse nel 2016, prima del referendum indetto da David Cameron, nella società inglese a causa del fenomeno della immigrazione. Benjamin, divenuto uno scrittore di successo, scrive un articolo, nel quel cerca di confutare la tesi sostenuta da Boris Johnson, il quale, tracciando prima del referendum una analogia singolare tra la Germania nazista e l’Unione europea, si era spinto ad avanzare l’idea secondo la quale i favorevoli all’integrazione europea volevano realizzare un super Stato dominato dai tedeschi, ricorrendo questa volta a mezzi economici, e non militari, come era avvenuto in passato negli anni trenta e quaranta del novecento. È straordinario sotto il profilo letterario l’ultimo dialogo che avviene tra il giornalista Doug, che convive adesso con una parlamentare conservatrice contraria alla Brexit, e Nigel. Nigel, provato e tormentato per la sconfitta, ammette che sia David Cameron sia i politici conservatori, educati e formati nelle migliori scuole inglesi, non hanno saputo ascoltare e comprendere le ragioni della protesta del popolo inglese, quello che vive nella Inghilterra profonda. Nigel, mestamente con la rassegnazione che risuona nelle sue parole, racconta al suo amico Doug che David Cameron, dopo avere rassegnato le dimissioni, ha acquistato un capannone, trasformandolo in uno studio, dove scriverà le sue memorie. Adesso, dichiara Nigel in preda allo sconforto, David Cameron gira il mondo tenendo conferenze per le quali riceve compensi elevati. Sophie, riammessa all’insegnamento universitario, essendo contraria alla Brexit, entra in conflitto con suo marito Ian, che ha opinioni diverse, sicché alla fine il loro matrimonio va verso il naufragio.
Nel libro è stupefacente la capacità dell’autore di mostrare come gli eventi politici, che hanno preceduto la Brexit, incidono in modo profondo e ineluttabile sul destino dei tanti personaggi presente nella narrazione, densa di idee e situazioni indimenticabili. Un libro notevole che aiuta a capire lo spirito intellettuale del nostro tempo.
di Giuseppe Talarico