lunedì 7 gennaio 2019
Tornano sul grande schermo i “Moschettieri del Re”. Nella sua ultima opera cinematografica, il regista Giovanni Veronesi ripercorre, in chiave moderna, le eroiche gesta dei quattro valorosi aiutanti della regina di Francia.
Il cast è stellare: Margherita Buy (Regina Anna), Pierfrancesco Favino (D’Artagnan), Valerio Mastrandrea (Porthos), Rocco Papaleo (Athos), Sergio Rubini (Aramis), Alessandro Haber (il cattivo Cardinal Mazzarino), solo per citarne alcuni. Tutti ingredienti sembrano perfetti per confezionare un racconto degno di Alexandre Dumas Padre. Eppure qualcosa è andato storto: i dialoghi sono scontati, le battute prevedibili e la trama è da dimenticare. Più che un incontro per salvare la Francia, sembra un ritrovo in stile “Compagni di scuola” di Verdone (manca solo il Fabris della situazione). Ma dovevamo subodorare una fregatura già dall’inizio del film quando Favino inizia a parlare con un accento francese ben marcato che lo fa assomigliare più alla perpetua Natalina di Don Matteo che ad un romantico eroe.
Le scene di azione sono poche e confuse. Tutto sembra direzionato verso una risata forzata (che spesso non arriva). Cosa salviamo di questo film? Non vi allarmate, qualche nota positiva c’è. In primis, Valerio Mastrandrea e Sergio Rubini. Sebbene il primo ricopra nuovamente il classico ruolo di romano “borgataro” dalla battuta facile, lo fa in modo molto naturale e divertente. Mentre Rubini riesce a dare alla recitazione quel tocco di professionalità che forse è mancato negli altri personaggi, troppo presi dal voler far ridere a tutti i costi. Inoltre, grazie ai droni, la cornice nella quale si dipana la trama è da mozzafiato. Le campagne lucane offrono un set naturale che fa respirare un po’ lo spettatore.
Il finale è a sorpresa e si potrebbe riassumere in una frase emblematica (tranquilli, niente spoiler): “con la fantasia puoi andare anche in paradiso”. Insomma, il film non è da Oscar e Dumas Padre si starà leggermente rivoltando in tomba, ma a sentire le risate in sale e i timidi applausi a fine proiezione forse non abbiamo capito bene una cosa: il mondo è cambiato, basta poco per strappare un sorriso e a quanto pare il cinema italiano attuale se n’è accorto.
di Cristina De Palma